Spopola in queste settimane l’ultima moda social, la cosiddetta #10yearschallenge, che sta letteralmente impazzando soprattutto su Facebook e Instagram. Si tratta di un semplicissimo collage di due sole foto, che mette a paragone una foto di 10 anni fa con una foto appena scattata. Chi la posta può divertirsi a ricordare eventi e luoghi lontani nel tempo. Ma può anche provare un brivido di nostalgia dolce-amara e farsi una risata per un taglio di capelli ormai fuori moda da un decennio.
Tutto molto divertente e abbastanza innocuo nell’immediato. Ma, come vedremo, ci sono anche dei lati oscuri di cui non tutti sono a conoscenza.
L’intelligenza artificiale ha da anni imboccato la strada della face recognition, ovvero della capacità di riconoscere le persone attraverso una foto. La face recognition è entrata nella vita di tutti noi: chi ha un cellulare di ultima generazione può sbloccarlo semplicemente ponendolo di fronte al viso. A tutti noi poi è capitato di postare una foto su Facebook nella quale siamo in compagnia di alcuni amici e di notare che il social network ci suggerisce i nomi delle persone da taggare. Il sistema di face recognition di Facebook è già piuttosto sofisticato e gli ingegneri lavorano senza sosta per affinarlo.
La Cina, paese che non brilla per rispetto di diritti umani, è capofila nella ricerca sulle tecnologie di face recognition.
In un futuro non troppo lontano una città disseminata di un sistema di telecamere di sicurezza potrebbe tenere traccia di tutti gli spostamenti dei tutti i suoi cittadini.
Una fantascienza già anticipata dalla serie TV Person of Interest, prima ancora che arrivassero le inquietanti profezie di Black Mirror.
Ma tutto questo cosa c’entra con la #10yearschallenge? La risposta la fornisce Kate O’Neill, autrice del libro “Tech Humanist: How You Can Make Technology Better for Business and Better for Humans”: “La me di dieci anni fa: probabilmente avrebbe giocato con il meme delle fotografie sul passare dell’età che sta girando su Facebook e Instagram. La me di oggi: si interroga su come tutti questi dati possano essere utilizzati per insegnare agli algoritmi sul riconoscimento facciale a riconoscere l’età ed il suo progredire”.
L’immissione online di milioni di selfie comparativi è uno straordinario aiuto ai sistemi di machine learning: le intelligenze artificiali impareranno con maggiore precisione e velocità in base a quali parametri biometrici i volti umani invecchiano nel giro di 10 anni.
C’è da sperare che queste informazioni non siano mai utilizzate per scopi contrari all’etica e alle leggi.
Speriamo di non dover mai più scrivere di nuovi casi simili a Cambridge Analytica.
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