Ennesima strage nel Mediterraneo: inizialmente si era parlato di 400 migranti dispersi in mare, a causa dell’affondamento dei 4 barconi malconci, a bordo dei quali stavano tentando di raggiungere le coste dell’Italia. Provenivano principalmente dalla Somalia e in parte anche dall’Etiopia. Oggi, l’ambasciatore somalo in Egitto parla invece di 200 annegati, ma le informazioni sui ‘messi in salvo’ e sulle vittime continuano a non essere chiare.
La vicenda rimane dunque in attesa di conferme ufficiali. Nel frattempo, sono stati recuperati 6 cadaveri su un gommone di profughi che si trovava nel Canale di Sicilia, a 20 miglia dalle coste libiche, e nel corso dell’operazione, sono state messe in salvo 108 persone, tra cui cinque donne.
Le informazioni sui numeri della tragedia si rincorrono senza trovare conferma alcuna. In un primo momento, la Bbc Arabic, citando media locali somali, parlava di 400 dispersi, rovesciatisi nelle acque del Mediterraneo insieme ai 4 barconi malmessi sui quali stavano viaggiando. Solo una trentina i salvi.
Un’altra versione è arrivata dal ministero dell’Informazione somalo, che, correggendo i numeri della Bbc (che erano però stati confermati dal presidente, dal premier e dallo speaker del parlamento in un comunicato di condoglianze alle nazione), parla appunto di ‘duecento persone annegate’, in prevalenza di nazionalità somala.
Un’altra versione arriva da un sito somalo, Goobjoog News, che riporta la testimonianza di un uomo che dice di essere sopravvissuto al naufragio. ‘A bordo eravamo circa 500 ma solo 23 si sono salvati. I sopravvissuti, incluso me, sono rimasti in mare per cinque giorni, aggrappati a dei pezzi di legno del barcone per tenersi a galla prima di essere salvati’, ha raccontato Awale Warsame.
Un’ulteriore versione dei fatti è giunta da un funzionario dell’Unhcr, Beat Schuler, il quale ha parlato all’emittente svizzera Srf di 40 sopravvissuti: ‘Sappiamo che ci sono 40 sopravvissuti e che 460 persone potrebbero essere state sull’imbarcazione partita dall’Egitto’.
LE REAZIONI DELLA POLITICA
Dinanzi all’ennesima strage del nostro mare, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha dichiarato: ‘C’è veramente bisogno di pensare, oggi di fronte ad una ennesima tragedia in cui sono morte centinaia di persone, a un anno da una tragedia in cui ne morirono 800’.
Il leader della Lega, Matteo Salvini, ha sentenziato: ‘Affondano barconi nel Mediterraneo, 400 immigrati dispersi. Altro sangue sulla coscienza dei trafficanti di uomini, altro sangue sulla coscienza dei politici ‘finti buoni’ complici dell’invasione’.
Mentre il ministro degli esteri, Paolo Gentiloni, incalzando la situazione, ha detto: ‘Il nuovo naufragio rappresenta una ragione in più per noi per dire all’Europa che in questo momento non deve innalzare muri, ma moltiplicare i propri sforzi: oggi inizieremo qui a discutere questo migration compact che l’Italia ha proposto all’Ue’.
LE PROPOSTE
Per affrontare la crisi dei migranti, l’Italia ha dato vita a un nuovo progetto per limitare i flussi, chiamato ‘migration compact’, che è già stato inviato ai presidenti della Commissione e del Consiglio Ue, Jean Claude Juncker e Donald Tusk. Secondo alcune fonti europee, il documento stabilisce una serie di accordi tra i paesi di origine e di transito, al fine di regolamentare gli spostamenti. L’applicazione di tale progetto comporta un notevole impegno finanziario da parte dell’Ue, che potrebbe essere sostenibile, ridistribuendo le risorse già allocate dal budget europeo, oppure con gli Eurobond.
Ma a Bruxelles, nel frattempo, è giunta anche un’altra proposta, quella della Germania, che propone una tassa sulla benzina.
Dal canto suo, Renzi ha dichiarato: ‘L’unico modo per aiutare i nostri fratelli e le nostre sorelle africane e non rischiare i viaggi della morte è aiutarli davvero a casa loro, facendo crescere nei loro paesi di origine delle possibilità di lavoro. Io credo che l’Europa debba farsi carico di questo problema. Noi abbiamo proposto gli Eurobond. Bene la risposta di Juncker. Se la Merkel e i tedeschi hanno soluzioni diverse, ce le dicano. Noi non siamo affezionati a uno strumento o all’altro’.