[didascalia fornitore=”ansa”]La vittima, Alberto Delfini in una foto da Facebook[/didascalia]
E’ stato ucciso con un colpo di fucile alla testa Alberto Delfini, 25enne il cui cadavere è stato rinvenuto in una zona di campagna di Castel Madama, alle porte di Roma. A sparare al giovane, che era divenuto padre da pochi giorni, è stato il suocero della vittima, Domenico Nardoni, fermato dai militari della compagnia di Tivoli per l’omicidio, che dopo il tentativo iniziale di depistare le indagini ha confessato il delitto del compagno della figlia.
Si è dunque risolto il giallo della morte di Alberto Delfini, giovane di 25 anni trovato morto poco dopo la mezzanotte, nella notte tra il 12 e il 13 maggio nelle campagne di di Castel Madama, in via Vicovaro. Il corpo del ragazzo presentava un colpo di fucile alla gola.
I carabinieri della compagnia di Tivoli hanno fermato il suocero della vittima, un uomo di 46 anni. Le indagini, condotte dal pm di turno della procura e dai carabinieri, hanno accertato che l’uomo ha sparato con un fucile semiautomatico rubato, dopo una lite “scaturita per futili motivi”, fanno sapere gli investigatori.
In un primo momento l’uomo arrestato aveva persino chiamato i soccorsi e il 112 inscenando una sorta di incidente per depistare le indagini e sviare i sospetti di omicidio del 25enne, ma gli inquirenti hanno notato subito che la presunta dinamica dell’incidente non stava in piedi, così sono giunti alla verità.
Dopo essersi contraddetto più volte, il suocero della vittima ha confessato l’omicidio, confermando le ricostruzioni dei carabinieri. Anche grazie alla confessione dell’uomo, 46 anni, che ha ucciso il 25enne compagno della figlia probabilmente per un debito di pochi euro, una sessantina, il giallo sembra essere stato risolto, ma ci sono ancora alcuni lati rimasti oscuri della vicenda.
Ad esempio, prima della confessione dell’uomo che ha fatto chiarezza sul responsabile dell’omicidio, si è parlato a lungo dei dissidi frequenti che il giovane 25enne aveva con i familiari della ragazza, con la quale aveva avuto un bimbo appena 40 giorni fa.
Forse ieri i due uomini si erano visti per un incontro chiarificatore finito in tragedia? Gli inquirenti hanno rilevato che il fucile semiautomatico usato per l’omicidio è stato rubato, e stanno comunque analizzando i movimenti di altri membri della famiglia, non escludendo infatti che anche altri possano essere coinvolti nel delitto.
Nel frattempo il reo confesso è stato portato nel carcere di Rebibbia, in attesa della convalida del fermo.