Oggi ricorre la Festa dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, istituita nel lontano 1919 per ricordare i caduti della Prima Guerra Mondiale.
Questa festa ha attraversato decenni di storia italiana, attraversando periodi come l’età liberale, il fascismo e l’istituzione della Repubblica.
Era il 1918 quando, nella giornata di oggi entrava in vigore l’armistizio con l’impero austro-ungarico. L’allora generale Armando Diaz annunciò al popolo italiano che la guerra in cui l’Italia era entrata nel 1915 era vinta, nonostante l’Esercito italiano fosse inferiore sia per uomini che per numero di mezzi.
L’Italia era finalmente un Paese unito grazie alle città di Trieste e Trento che erano tornate a far parte dei confini, realizzando così i sogni di personalità come Nazario Sauro e Cesare Battisti.
Il prezzo pagato per l’unificazione del territorio italiano era stato tuttavia molto alto, infatti 4 milioni di soldati vennero mobilitati, molti appena diciottenni. Il bilancio fu pesantissimo: 600mila morti e un milione e mezzo di feriti.
Proprio in seguito a questo dettaglio, i reduci decisero insieme alle comunità locali di commemorare coloro che avevano perso la vita in battaglia, abbandonando le proprie famiglie per andare a combattere al fronte.
Da qui si iniziò con la costruzione di monumenti e lapidi commemorative, le prime della storia per ricordare i commilitoni che erano deceduti per la patria. Così il 4 novembre diventò il giorno della riconoscenza per i sacrifici dell’Esercito italiano e nel 1919 venne introdotto il suffragio universale.
Dal 26 ottobre al 4 novembre del 1921 la Nazione accompagnò l’arrivo della salma del milite ignoto fino all’Altare della Patria a Roma, dove venne tumulata presso lo stesso monumento funebre di Vittorio Emanuele II.
Da allora questo luogo è diventato un forte simbolo di patriottismo e a ogni festa nazionale del nostro Paese, le alte cariche dello Stato vi porgono omaggio.
A partire dal 1922, la giornata del 4 novembre è diventata Anniversario della Vittoria, per opera del fascismo che aveva tramutato questa ricorrenza non commemorativa della tragedia del Primo conflitto ma celebrativa della potenza militare dell’Italia.
Bisogna attendere il 1949 perché il 4 novembre torni ad essere considerato come il giorno di Festa di Unità Nazionale, ovvero in commemorazione dei soldati che hanno preso la vita nel conflitto vincendolo ma non per la potenza militare, quando per uno scopo più nobile, la riunificazione del Paese.
Questo il significato profondo di questa giornata che vede la sua ulteriore svolta a partire dal 1999, quando il Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, riunifica in un solo giorno la Festa dell’Unità d’Italia e quella delle Forze Armate. Ciampi restituisce al patriottismo i suoi simboli: la bandiera, l’inno di Mameli e le celebrazioni civili, collegandosi idealmente a quando nel 1848 Re Carlo Alberto consegnò il tricolore all’Esercito italiano durante la Prima Guerra di Indipendenza.
L’unione fra la Nazione italiana e le Forze Armate che la difendono è sancito nella Costituzione, la quale indica la difesa della patria come dovere del cittadino.
Ancora oggi questa giornata simboleggia fortemente la commemorazione dei caduti nella Prima guerra ma non solo, il suo significato infatti comprende tutti i membri delle nostre Forze Armate caduti in difesa della patria e impegnati anche all’estero per missioni di carattere internazionale.
Fino al 1976 oggi era un giorno festivo mentre dall’anno successivo è diventata festa mobile, infatti le celebrazioni hanno luogo durante la prima domenica di novembre e non seguono più un giorno preciso.
Durante gli anni Ottanta e Novanta ci si è un po’ dimenticati di questa ricorrenza ma grazie all’impegno di Ciampi, è tornata a celebrazioni più ampie che si svolgono in punti di interesse, primo fra tutti l’Altare della Patria dove Sergio Mattarella questa mattina ha deposto la tradizionale corona d’alloro prima del consueto passaggio delle Frecce tricolori.
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