Il 5 maggio, fino al 2002, era associato alla celebre poesia di Alessandro Manzoni riguardo Napoleone. Ma da 14 anni a questa parte, quantomeno per la stragrande maggioranza degli italiani, è diventata la Caporetto dell’Inter, il giorno in cui i neroazzurri disintegrarono il lavoro di un anno (calcistico) andando a perdere per 4-2 contro la Lazio all’Olimpico e venendo così beffardamente superati proprio all’ultima giornata dai rivali di sempre della Juventus e persino dalla Roma. Terminarono così terzi quella Serie A e l’immagine di Ronaldo in lacrime disperate in panchina appena dopo la sostituzione è l’emblema di quella domenica poco azzurra e troppo nera. Riviviamo quella giornata e soprattutto la partita.
Tutto era pronto per la festa: l’Inter arrivava all’ultima giornata in prima posizione e poteva finalmente colmare una lacuna profondissima con uno scudetto che mancava da ben 13 anni. Non c’era però troppo margine di sicurezza dato che era solo un punto quello che divideva la capolista dalla Juventus e due dalla Roma, arrembante terza. Sulla panchina neroazzurra sedeva il mister argentino Héctor Raúl Cúper e in campo si annoverava un attacco pesantissimo con Christian Vieri e Ronaldo. E a centrocampo correva quel Clarence Seedorf che proprio nello scontro diretto con la Vecchia Signora aveva pareggiato nel finale per il 2-2 con un clamoroso tiro da distanza siderale. Bisognava dunque superare l’ostacolo Lazio, che peraltro vedeva gemellate le due tifoserie, che raggiunsero lo stadio in sfilata insieme. Cosa poteva andare storto?
Rimane nella memoria l’inizio del match un angolo “regalato” da Couto con un annoiato piatto a liberare una situazione per nulla pericolosa. E già qualcuno mugugnava visto che i biancocelesti non avevano niente da guadagnare, visto che erano ormai fuori dalla qualificazione alla Champions League; la fantascienza poteva inoltre ipotizzare una Roma scudettata in caso di sconfitta simultanea di Juve e Inter e vittoria giallorossa. Dimenticavano però l’interesse per la Coppa Uefa. Non tardò ad arrivare il gol del vantaggio, per merito di Vieri, ma non si era fatto i conti con l’ultima partita laziale del ceco Karel Poborsky, che pareggiò poco dopo. Gigi Di Biagio riportò in vantaggio la capolista e ci si avviava all’intervallo quando entrò in scena l’eroe negativo di quel giorno, lo sbarbatello terzino slovacco Vratislav Gresko.
Erroraccio difensivo per l’ex-connazionale Poborsky, sì ancora lui, che fissò il 2-2. Nel frattempo la Juventus stava vincendo per 2-0 a Udine contro l’Udinese con le reti dei suoi uomini simbolo Alessandro Del Piero e David Trezeguet. La partita all’Olimpico si fece nervosa e i neroazzurri persero nervi e soprattutto fisico crollando nel secondo tempo. Il patatrac si completò prima con l’ex Diego Simeone (che si scusò quasi) e poi con Simone Inzaghi che mandarono in crisi isterica i tifosi e molti giocatori in campo. Su tutti, Marco Materazzi che arrivò addirittura a chiedere il perché i rivali si stessero così battendo e non li stessero invece facendo vincere. La partita finì e l’Inter vide il doppio sorpasso: scudetto alla Juventus e seconda posizione alla Roma, vittoriosa a Torino.
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