Brutte notizie in arrivo per i lavoratori: -660 euro in busta paga per questi dipendenti sfortunati.
Nonostante l’emergenza energetica e gli aiuti approntati dal Governo Meloni con la Manovra 2023, ci sono brutte notizie in arrivo per i lavoratori. Con il nuovo taglio del cuneo fiscale ci si aspettava qualcosa di più del previsto, invece, la realtà è ben diversa da quanto programmato. Il Governo lo aveva presentato come un sostanzioso incremento sulle buste paga che avrebbe portato a lievitare gli stipendi dei lavoratori italiani. Con il nuovo taglio del cuneo fiscale l’importo in busta paga non sarà così sostanzioso come auspicato.
A seguito della pubblicazione della Legge di Bilancio 2023 in Gazzetta Ufficiale, l’incremento della busta paga impatta anche su un altro fattore. Con l’aumento dello stipendio ci sarà un conseguente aumento della base imponibile e una conseguente riduzione dei contributi previdenziali. Pertanto, l’incremento degli stipendi dei lavoratori italiani sarà inferiore rispetto a quanto inizialmente previsto dall’Esecutivo.
È da anni che i Governi parlano di taglio del cuneo fiscale. Si tratta di un meccanismo che consente di ridurre il peso delle tasse e dei contributi previdenziali sul costo del lavoro. Questo taglio può apportare interessanti benefici sia per il datore di lavoro sia per i lavoratori. Il datore di lavoro non troverà alcun beneficio economico nel caso in cui vengano alleggeriti i contributi previdenziali a carico del lavoratore dipendente. Parimenti, il lavoratore non beneficerà di alcun vantaggio nel caso in cui la normativa preveda una riduzione del carico fiscale in busta paga per il datore di lavoro.
Per trarre il duplice vantaggio (da parte del lavoratore e del datore di lavoro), è fondamentale che ci sia il taglio degli oneri a carico del lavoratore e del datore di lavoro. Il taglio del cuneo fiscale può essere un ottimo strumento per stimolare la crescita economica, in particolare per incentivare il tessuto imprenditoriale. Gli obiettivi dell’agenda politica italiana dovrebbero essere: riduzione della pressione tributaria a carico delle imprese e dei lavoratori, snellimento de mercato occupazionale, ripresa dei consumi.
Il precedente Governo di Draghi era intervenuto sul cuneo fiscale, ma solo a vantaggio dei lavoratori e non dei datori di lavoro. Il Governo Meloni ha proseguito la direzione presa dal precedente Esecutivo e ha confermato gli interventi volti a ridurre il carico fiscale per i lavoratori. Il taglio del cuneo fiscale è pari a tre punti percentuali e apporta benefici per la platea dei lavoratori che hanno redditi fino ad un tetto massimo pari a 25.000 euro. il taglio si riduce a due punti percentuali per i dipendenti che hanno un reddito compreso tra i 25.000 ed i 35mila euro.
Facciamo un esempio per capire meglio. Un lavoratore dipendente, che percepisce una busta paga di mille euro, dovrebbe sostenere una percentuale pari a 7,19 punti percentuali per quanto concerne gli oneri contributi. In effetti, la percentuale a carico del contribuente si riduce a poco più di sei punti percentuali. Di conseguenza, per l’anno 2023 il lavoratore deve sostenere un costo pari a quasi 62 euro e non pari a quasi 72 euro. Conseguentemente lo stipendio aumenta di dieci euro al mese.
Prendiamo il caso di un lavoratore dipendente che guadagna uno stipendio pari a 1800 euro al mese, questo caso l’incremento legato al taglio del cuneo fiscale è pari a 55 euro, che moltiplicato per le dodici mensilità, restituisce 660 euro all’anno. Se si prende in considerazione il taglio delle detrazioni fiscali l’aumento sarà pari a 420 euro annui, ovvero trentacinque euro al mese.
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