L’8 marzo il mondo celebra la Festa della Donna con molte iniziative, spesso più retoriche che altro. Non Libération, quotidiano francese, che ha deciso di uscire in edicola con due prezzi, uno più alto del 25% per gli uomini e uno, il solito, per le donne. L’aumento di 50 centesimi sul costo di copertina per gli acquirenti maschili è il modo con cui il giornale ha voluto denunciare la disparità salariale tra uomini e donne che in Francia è appunto del 25%. La decisione è stata presa in collaborazione con le associazioni femministe che si battono per la parità dello stipendio tra uomini e donne. “Il nostro gesto per l’8 marzo, anche se simbolico, potrebbe avere un effetto: quello di richiamare alla realtà”, ha spiegato il direttore Laurent Joffrin.
Nell’editoriale, Joffrin non solo motiva la scelta del suo giornale ma sfata anche alcune delle obiezioni più comuni sul cosiddetto “gender pay gap“, la differenza retributiva tra uomo e donne, a partire dal fatto che le donne guadagnano meno perché lavorano più part time rispetto agli uomini.
“Dietro questa rassicurante precisione, di solito dimentichiamo di chiederci il perché”, spiega il direttore che parla di “scelte difficilmente volontarie. “Le donne preferiscono avere il tempo da dedicare alla cura della casa e dei bambini, anche se guadagnano meno”, perché, ed è questa la vera risposta, “gli uomini non immaginano di lavorare part-time” perché impegnati a fare carriera.
La “disuguaglianza interiorizzata all’interno della famiglia” è solo uno dei motivi della differenza salariale. Le donne faticano in tutto il mondo nell’ambito lavorativo tanto che il gender pay gap è diventato una delle voci chiave nella lettura della situazione economica e sociale di un Paese.
I dati della Commissione Giustizia europea elaborati nel 2015 e confermati nel 2018, hanno dimostrato che per ogni euro guadagnato da un uomo, a parità di lavoro e occupazione, la donna ne percepisce 84 centesimi, tanto che le donne hanno 59 giorni all’anno in cui lavorano gratis, a differenza degli uomini che percepiscono la stessa retribuzione per dodici mesi l’anno.
Non a caso l’Unione Europea ha istituito l’Equal Pay Day che cade ogni 2 novembre, giorno dal quale si fa partire il famoso conteggio dei 59 giorni senza stipendio.
In media, nell’Unione Europea le donne guadagnano il 16% in meno degli uormini. Oggi solo l’Islanda è l’unico paese al mondo ad aver stabilito per legge lo stesso stipendio per uomini e donne.
Il traguardo della parità di stipendio è ancora molto lontano anche in Italia dove si è scelto l’arma dello sciopero per protestare. L’iniziativa, come abbiamo spiegato in questo articolo, riguarda 70 Paesi e da noi è stata lanciata dall’associazione “Non una di meno”.
Peccato che lo sciopero nazionale dei trasporti, indetto dalle maggiori sigle sindacali in solidarietà con le donne, rischi di suonare un po’ ipocrita, rendendo difficili gli spostamenti proprio alle donne che lavorano, portano i figli a scuola, girano per la città a fare commissioni, accudiscono gli anziani e fanno tutto questo spesso da sole, senza nessuno che le aiuti.
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