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Mancano ormai pochi giorni per visitare una delle più belle mostre allestite a Firenze negli ultimi anni. Si tratta di Pontormo e Rosso Fiorentino. Divergenti vie della “maniera”, un progetto portentoso che nel totale rappresenta il 70 per cento della loro produzione completa. A Palazzo Strozzi fino al 20 luglio saranno esposti alcuni tra i più celebri capolavori dei due artisti, esaminati in questo caso in parallelo, nelle convergenze e divergenze che caratterizzarono il loro percorso.
Contemporanei della prima metà del Cinquecento, avviarono entrambi la propria carriera grazie all’insegnamento di Andrea del Sarto, di cui pure sono esposte alcune opere insieme a pezzi isolati di Fra’ Bartolomeo. Ma a parte questa piccola parentesi rivolta alla bottega e allo stile che posero le basi di Rosso come pure di Pontormo, il resto della mostra è dedicato ai due inquieti pittori, l’uno – il Pontormo – strettamente legato alla Corte dei Medici per quasi tutta la sua vita, l’altro – Rosso Fiorentino – più connesso agli ambienti nobili che al contrario ostacolavano il dominio dei Medici, costituendo quindi il tratto rivoluzionario della città di Firenze in quegli anni.
I curatori Antonio Natali, Direttore della Galleria degli Uffizi, e Carlo Falciani, docente di storia dell’arte, scelgono di sorprendere i visitatori già dalla prima sala, in cui esplodono i colori degli affreschi provenienti dal Chiostrino dell’Annunziata: è un effluvio di rossi, gialli, rosa e verdi, ma di quel pastello delicato che poco dopo lascia il posto alle tinte accese, grazie alle tele esposte nelle sale successive.
Se gli esordi vedono una mano piuttosto simile, modellata appunto in base alle direttive ricevuto da Andrea del Sarto, a mano a mano che si procede nell’esposizione si può notare come i due artisti abbiano successivamente scelto strade differenti non soltanto dal punto di vista dei committenti (e quindi politico), ma anche pittorico. Se il Pontormo resta a Firenze e, lavoro dopo lavoro, raggiunge una padronanza della luce e del colore eccelsa, il Rosso peregrina nelle terre di Napoli, Volterra e Piombino, dove fa proprie influenze e suggestioni differenti, distaccandosi così sempre più dallo stampo iniziale. Tuttavia, nonostante i diversi percorsi intrapresi, si ritroveranno a viaggiare di nuovo paralleli quando subiranno il fascino della Germania, e in particolare delle stampe d’Oltralpe.
Oltre alle tele, ai quadri e agli affreschi, la mostra ci regala un significativo spaccato di illustrazioni e disegni, che completano la già ampia testimonianza del valore e della grandezza di due artisti del tardo Rinascimento fortemente calati nel territorio fiorentino e, più in generale, nella Toscana dell’epoca.
“La mostra è difficilmente ripetibile – spiegano i curatori – perché molte opere esibite vengono dai musei fiorentini (Galleria degli Uffizi in primis, ma ragguardevole è anche il contributo della Galleria Palatina). È dunque quasi impossibile che in una città che non sia Firenze si possa trasferire un numero così alto di dipinti, così com’è difficile ipotizzare che nella stessa Firenze si possa fare un’altra mostra identica nel giro di qualche decennio”.
Dunque un motivo più che mai valido per visitarla entro il 20 luglio, data in cui chiuderà definitivamente i battenti. La mostra è promossa e organizzata da Fondazione Palazzo Strozzi, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Soprintendenza PSAE e per il Polo Museale della città di Firenze, con Comune di Firenze, Provincia di Firenze, Camera di Commercio di Firenze, Associazione Partners Palazzo Strozzi e Regione Toscana, con il contributo di Ente Cassa di Risparmio di Firenze.
Informazioni utili: www.palazzostrozzi.org.
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