In diverse località di Israele i manifestanti si stanno radunando per partecipare alla manifestazione nazionale denominata “Giornata dell’uguaglianza”, che punta a contrastare la revisione del sistema giudiziario avanzata dal governo. Davanti alla casa dell’ex giudice della Corte Suprema Barak a Tel Aviv sono arrivati diversi manifestanti, sia sostenitori che oppositori della revisione. Oggi è stato affrontato il primo round dei colloqui sulla legislazione tanto discussa e la tensione è costante e palpabile.
Un gruppo di fedeli di credo ebraico ma di origine marocchina ha deciso di prendere parola e protestare in risposta ai commenti pervenuti dalle autorità giudiziarie sulla mancanza di candidati marocchini o mizrahi sufficientemente preparati per servire come giudici presso l’Alta Corte.
Anche i manifestanti contrari alla revisione si sono riuniti di fronte alle abitazioni del ministro della Giustizia Levin a Modiin, ma anche presso l’abitazione del ministro dell’Intelligence Gamliel a Tel Aviv. Nel frattempo, anche un gruppo di attivisti drusi, che sostengono la parità di diritti, sta protestando al Koranit Junction nel nord del paese, mentre un gruppo di manifestanti che si batte per l’uguaglianza per la comunità LGBTQ israeliana sta protestando in piazza Habima a Tel Aviv.
Secondo quanto dichiarato dall’ufficio del presidente di Israele Isaac Herzog, il primo round di negoziati sulla revisione giudiziaria è stato completato, dopo un vertice tra i rappresentanti della coalizione Yesh Atid e l’Unità Nazionale nella giornata di oggi 4 maggio.
L’obiettivo principale di questo primo round di colloqui era quello di consentire a tutte le parti coinvolte di presentare, in modo dettagliato e ragionato, le loro posizioni sulle varie questioni inerenti la riforma del sistema giudiziario. In una nota rilasciata dalla residenza del presidente viene precisato che i colloqui proseguiranno con l’obiettivo di raggiungere un ampio accordo, ma senza fornire alcuna indicazione sulle tempistiche.
Herzog nel frattempo si è recato a Londra per partecipare all’incoronazione di Re Carlo e il rientro in patria è previsto all’inizio della prossima settimana.
Il ministro degli Esteri israeliano Eli Cohen ha, invece, respinto i risultati di un rapporto interno del suo ufficio, che sembrava mettere in guardia sulle possibili conseguenze negative per la posizione internazionale di Israele derivanti dallo sforzo di revisione giudiziaria del governo.
Secondo quanto riportato dal sito di notizie Walla, il rapporto sarebbe stato commissionato da un gruppo ristretto di alti funzionari del ministero degli Esteri, i quali avrebbero deciso di mantenere il più basso profilo possibile per quanto riguarda la condivisione del documento, a causa della delicatezza del tema trattato.
Il rapporto interno, nonostante i toni pacati, ha riferito che la posizione internazionale di Israele si è lentamente deteriorata dopo l’insediamento del governo, questo a suo avviso causato dalla linea dura del primo ministro Netanyahu, sottolineando che in particolar modo è da attribuire alla revisione del sistema giudiziario.
Secondo un portavoce del ministro degli Esteri israeliano l’opinione emersa non rappresenta la posizione di tutti i funzionari del ministero e non riflette un quadro fedele della situazione. Ha inoltre sottolineato che il rapporto riflette solo l’opinione di chi lo ha scritto.
Questa mattina presto diversi agenti israeliani sotto copertura hanno camminato per le strade di Nablus travestiti da uomini e donne palestinesi, in preparazione dell’operazione in cui gli uomini che presumibilmente hanno ucciso Lucy, Rina e Maia Dee, sono stati individuati, colpiti e uccisi dalle forze speciali di Israele.
In una dichiarazione congiunta, l’agenzia di sicurezza Shin Bet, la polizia israeliana e le forze di difesa israeliane hanno condiviso il momento in cui le forze di Israele sono entrate nella città vecchia di Nablus per arrestare due terroristi di Hamas, Hassan Qatnani e Moaz al-Masri, sospettati di aver attuato l’ attentato mortale nella Valle del Giordano il 7 aprile.
L’unità antiterrorismo della polizia Yamam ha circondato l’abitazione dove presumibilmente si stavano nascondendo i due sospetti terroristi.
Secondo i media palestinesi le forze israeliane hanno utilizzato la tattica nota come “pentola a pressione” ovvero hanno utilizzato un missile a spalla per costringere i sospettati a uscire dall’edificio e arrendersi.
Il primo ministro Netanyahu ha dichiarato che l’operazione di oggi, durante la quale sono stati uccisi i presunti responsabili della morte di Lucy, Rina e Maia Dee, dovrebbe essere un messaggio chiaro.
Parlando dalla postazione dello Shin Bet, dove è stata condotta l’operazione di questa mattina, Netanyahu ha dichiarato: “Qui c’è un messaggio che deve essere compreso: negli ultimi mesi abbiamo eliminato 110 assassini”.
Il primo ministro ha poi aggiunto: “Il nostro messaggio agli assassini, a coloro che cercano di farci del male o ci hanno fatto del male, è: vi raggiungeremo. Puoi nasconderti, puoi provare a sfuggire, ma non servirà a nulla. La lunga mano dello Stato di Israele ti raggiungerà”.
In occasione di una visita di un gruppo bipartisan di membri del Congresso il premier Netanyahu ha anche espresso timore e preoccupazione riguardo all’Iran e la sua possibile minaccia per gli Stati Uniti nel caso in cui acquisisse armamenti nucleari.
In risposta a una domanda sulla questione di Teheran, Netanyahu ha detto: “L’Iran è come 50 Coree del Nord; non è solo un bullo di quartiere come la dinastia che governa la Corea del Nord. Questa è una forza ideologica che ci considera come un piccolo satana e vi considera come il grande satana. Il fatto che l’Iran sia in grado di minacciare ogni città degli Stati Uniti con il ricatto nucleare rappresenta un cambiamento storico significativo”.
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