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Mondo

A New York, una ragazza è stata uccisa per aver sbagliato vialetto

Una ragazza di 20 anni è stata uccisa a New York per aver sbagliato vialetto mentre cercava l’abitazione di un amico.

Kaylin Gillis – Nanopress.it

Il fatto, decisamente sconcertante dal momento che la giovane non rappresentava nessuna minaccia, è avvenuto nella città di Hebron. Kaylin, questo il nome della vittima, avrebbe sbagliato strada per colpa del navigatore ma a quel punto il proprietario vedendo la sconosciuta ha fatto fuoco uccidendola sul colpo, senza essere realmente minacciato dalla sua presenza. È terribile pensare a una morte del genere e questo ci offre ancora una volta un quadro generale fatto di persone che vivono nella paura di essere aggredite e che per questo hanno armi in casa e sappiamo tutti delle recenti polemiche proprio sulla facilità con cui queste vengono reperite. Vediamo i dettagli di questa assurda morte.

Ragazza uccisa a New York

Come è possibile morire a soli 20 anni perché si sbaglia strada? È capitato tante volte a tutti di seguire il navigatore e che quest’ultimo ci desse informazioni errate ma che questo abbia come conseguenza la morte è davvero terribile.

Una vera esecuzione quella in cui è rimasta vittima la giovane Kaylin Gillins, che di certo non credeva di morire così, freddata da colpi di arma da fuoco nel vialetto dove era arrivata erroneamente mentre con altri coetanei cercava l’abitazione di un amico. Era il vialetto sbagliato, sì, quello di Hebron, a New York, dove l’ha condotta il navigatore e così quando si è accorta dell’errore ha fatto retromarcia per tornare indietro.

In quel momento però il proprietario di quella casa, il 65enne Kevin Monahan, ha fatto fuoco con il suo fucile uccidendo sul colpo la 20enne. A raccontare l’accaduto sono stati i tre amici che erano in auto con lei e per fortuna si sono salvati dall’aggressione.

Purtroppo l’area dove si stava aggirando il gruppo è abbastanza rurale e l’illuminazione è scarsa, probabilmente il proprietario pensava a dei malintenzionati che volevano introdursi nella sua proprietà, anche perché questi episodi non sono molto rari nell’area di Hebron ed è stato lo stesso sceriffo di Washington, Jeffrey Murphy a confermarlo parlando in conferenza stampa.

È lui al comando delle indagini e secondo i primi dettagli emersi sembra che la comitiva di giovani non avesse in alcun modo tentato di entrare in casa del signor Monahan, infatti nessuno era sceso dal veicolo.

Kaylin era alla guida della vettura e quando si è accorta dell’errore ha solo fatto manovra per tornare indietro, nulla di più, non è chiara dunque la reazione del 65enne ma quest’ultimo si rifiuta di collaborare con la polizia in quanto non è nemmeno uscito dalla sua abitazione per rispondere alle domande degli agenti.

Si rifiuta di collaborare forse consapevole di aver sbagliato. Il caso ha avuto una grande risonanza chiaramente perché riaccende la polemica sull’uso delle armi, un po’ troppo libero in America. Fra l’altro la storia di oggi arriva a sole 24 ore dalla notizia di un ragazzo di 16 anni afroamericano che, sbagliando campanello, è stato raggiunto da un colpo alla testa sparato dal proprietario dell’abitazione.

Il precedente

Si chiama Ralph il ragazzo di 16 anni, abile clarinettista di Kansas City, in Missouri, che è stato il protagonista di un’aggressione assurda e immotivata. Come quella di oggi, anche questa è stata riportata da media americani, che hanno riferito che giovedì scorso il ragazzo era stato mandato dai genitori di andare a prendere i fratellini presso un indirizzo che Ralph purtroppo sbaglia, presentandosi in un’altra abitazione posta in un quartiere diverso da quello di destinazione.

Ralph Yarl – Nanopress.it

L’errore gli sarà quasi fatale, infatti quanto il 16enne scende dall’auto dopo averla parcheggiata nel vialetto e suona il campanello, gli apre un uomo che lo guarda attentamente, poi gli spara alla testa e al braccio ferendolo in maniera molto grave.

I colpi sono stati sparati a distanza ravvicinata ed è solo un miracolo se il giovane è ancora vivo. Ralph è fuggito in cerca di aiuto suonando a diverse case vicine, una persona gli ha aperto e lo ha fatto stendere a terra con le mani alzate per poi chiamare le forze dell’ordine.

A sparare al giovane è stato l’85enne Andrew Lester, che è stato attentamente ascoltato dalla polizia e ora è stato accusato di aggressione a mano armata. Nel frattempo i familiari del ragazzo si sono messi in modo per raccogliere fondi per pagare le cure mediche necessarie e la casa di Lester è stata imbrattata da uova e vernice, deturpata anche da tanti manifestanti che gridano “No al razzismo”, indicando questo come il motivo dell’aggressione.

L’utilizzo delle armi negli Stati Uniti

Le due vicende tengono caldo il tema dell’utilizzo delle armi negli Stati Uniti, sappiamo tutti infatti che purtroppo non servono particolari requisiti in queste aree per possedere un’arma e quasi tutte le famiglie hanno una pistola o un fucile per legittima difesa.

Fra l’altro il Missouri è uno dei 30 Stati americani dove vige il regime di legittima difesa rafforzata, che permette di utilizzare anche la forza letale in presenza di un pericolo anche solo presunto che possa minacciare la propria incolumità. Questo significa che sebbene in alcuni casi, come in questi, si poteva intervenire in altri modi, si è scelto di procedere con le armi e queste hanno causato un ferito grave che lotta fra la vita e la morte, e una vittima di appena 20 anni.

Queste normative molto superficiali sulle armi ai cittadini consentiranno a Lester di cavarsela facilmente e questo è stato denunciato dal legale della famiglia dell’afroamericano, che parallelamente sta portando avanti anche una polemica che riguarda il diverso trattamento dei cittadini in base alla componente razziale.

Possedere armi è legale in America e averle è estremamente facile, non viene nemmeno richiesto un test psicologico o controllate le caratteristiche dei singoli individui, si procede solo con modus operandi standardizzati e non personalizzati per ogni persona. Se invece le regole fossero state più rigide, probabilmente la strage di Uvalde non si sarebbe mai verificata, così come quelle successive in cui gli adolescenti prendono di mira le scuole elementari e gli asili, in un fenomeno sociale terribile che si sta diffondendo a macchia d’olio.

I proprietari delle abitazioni hanno il diritto di difendere le loro proprietà ma ricorrere subito alle armi come scorciatoia invece che valutare prima la situazione, di certo non è la strada giusta e finché non ci saranno leggi più rigide, continueranno queste morti insensate.

Claudia Marcotulli

Diplomata in grafica pubblicitaria, amo l'arte, la natura, gli animali, la grafica, la fotografia e la scrittura.

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