I cittadini di Palermo hanno deciso di attivarsi dopo i roghi creando il movimento “Basta incendi”. Gli attivisti ricordano: “Ci sentiamo abbandonati, non è più un’emergenza”.
Dopo la sfilza di incendi che hanno circondato Palermo lo scorso 25 luglio alcuni cittadini riunitisi hanno voluto attivarsi e dire basta con le ipocrisie della politica. La prevenzione, secondo gli attivisti, è inesistente, ma ormai non si può più cadere dal pero come allocchi. La situazione nel capoluogo siciliano, dicono gli abitanti delle zone colpite, è così prevedibile che non si può e non si deve più parlare di “incidenti”, o di “emergenze”: “In autunno sappiamo già che ci saranno le alluvioni, ma si parlerà poi di emergenza. Ecco come è nato Basta roghi.
Aiuti legali, prevenzione, ma anche alzare la voce. Per tutti questi motivi nasce “Basta roghi“, movimenti di protesta civile dei cittadini di Palermo, stufi dopo l’ennesima “non emergenza” incendi in Sicilia di essere abbandonati a loro stessi. Lo dice proprio una delle attiviste che ha fondato in questi giorni il comitato Giulia Di Martino, che sottolinea come Basta incendi sia nato dall’esigenza di radunare i cittadini per farsi sentire dalle autorità e dare agli abitanti una mano in caso di calamità.
Sì, perché gli incendi secondo i palermitani si potevano prevedere. le temperature sono elevate in città, e quelli non sono stati episodi di auto combustione, bensì un vero e proprio attacco.
Di Martino ha affermato al Fatto Quotidiano che ogni anno con l’innalzamento delle temperature e i forti venti caldi ogni incendio viene amplificato rendendo l’Isola un vero inferno: “Arrivano puntuali gli incendi, sempre più violenti, numerosi e devastanti. Solo che i nostri politici cadono ogni anno dal pero. Sappiamo già che in autunno ci saranno le alluvioni, ma anche quest’anno quando arriveranno si parlerà di emergenza”.
Gli incendi hanno colpito tutto l’hinterland, da Bellolampo – dopo l’incendio nella discarica è scattato l’allarme diossina – ad Altofonte, fino a Capo Gallo e Sferracavallo, ma anche i boschi di San Martino e le colline del Palermitano. Lo scorso 25 luglio il capoluogo regionale si è trasformato in un forno, e tanti cittadini che si sarebbero voluti mettere a disposizione dei vigili del fuoco non hanno potuto dare una mano. La gente ha perso tanto, oltre le case anche le attività commerciali costruite dopo una vita di sacrifici, beni materiali e possedimenti, aziende e immobili. Eppure non è ancora stato dichiarato lo stato di emergenza, sottolineano gli attivisti: “Anche per questo è nato il movimento, ci sentiamo abbandonati. La gente è dovuta scappare e per rientrare a casa aspetta ancora la relazione dei Vigili urbani”.
Prevenzione inesistente, la gente si sente abbandonata e cresce la rabbia, ha detto Aurelia Schiera ancora al Fatto.
I cittadini hanno anche effettuato in sit-in di protesta davanti la Regione nella giornata di ieri a Palermo. Si chiede supporto e aiuto alla popolazione, ma al momento non è nemmeno stata effettuata la conta dei danni.
I roghi secondo gli attivisti erano prevedibili, ma la popolazione si è trovata da sola a dover fronteggiare le fiamme, e quando la situazione sfugge di mano le autorità devono rispondere.
Il dito viene puntato anche contro Schifani, accusato di non essersi presentato in Assemblea regionale mentre il sindaco di Palermo Lagalla ha parlato della diossina rilasciata da Bellolampo. La voglia di agire da parte dei palermitani nasce proprio dall’immobilismo che ancora una volta in Sicilia rischia di lasciare i cittadini in balia degli eventi.
Bisogna, secondo Riccardo Bellavista, mantenere alta l’attenzione sul tema senza farla scemare ed essere pronti a fronteggiare qualora si verifichi un’altra emergenza. Nei prossimi giorni si terrà una fiaccolata per dire no agli incendi, e in onore e in ricordo delle tre persone morte a causa delle fiamme la scorsa settimana: “Viviamo in un Paese in cui si organizzano funerali di stato per Silvio Berlusconi e neanche un giorno di lutto cittadino a Palermo per le tre vittime degli incendi”.
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