Oggi 32 anni fa moriva Libero Grassi, ucciso brutalmente a Palermo dalla mafia per avere denunciato il racket, il pizzo, le minacce della malavita.
Palermo ricorda Libero Grassi, a 32 anni dalla sua morte. L’imprenditore siciliano ucciso dalla mafia per essersi ribellato all’omertà e per avere denunciato le minacce della malavita.
Libero Grassi, ucciso 32 anni fa dalla mafia: il ricordo di Palermo
Sono trascorsi 32 anni dalla morte di Libero Grassi, giustiziato dalla mafia a Palermo dopo avere denunciato le estorsioni, il pizzo e le minacce. E’ il periodo delle stragi, la mafia ammazza, e gli attentati di lì a breve avrebbero colpito nel giro di nemmeno un anno anche Falcone e Borsellino.
Il 10 gennaio del 1991 Libero Grassi, ucciso il 29 agosto dello stesso anno, scriveva al Giornale di Sicilia una lettera aperta rivolgendosi in prima persona al suo “ignoto estortore”: “Lo invito a risparmiare le telefonate dal tono minaccioso e le spese per l’acquisto di micce, bombe e proiettili, in quanto non siamo disponibili a dare contributi e ci siamo messi sotto la protezione della polizia“.
Il 29 agosto Libero Grassi si stava recando al lavoro a piedi, quando il killer Salvatore Madonia in mezzo alla strada gli spara quattro volte uccidendolo. Così la mafia puniva chi pubblicamente rifiutava l’omertà e si ribellava.
Nell’ottobre del 1993, Madonia figlio del boss del clan di Resuttana, detto Salvino, verrà arrestato insieme a Marco Favaloro che quella mattina era alla guida e aveva contribuito all’agguato.
Libero Grassi: martire di cosa nostra che insegnò alla Sicilia a ribellarsi
Nato a Catania nel 1924, Grassi viene cresciuto da una famiglia con ideali politici antifascisti (il nome è una dedicata a Matteotti). Si trasferisce a Palermo all’età di 8 anni, poi studia tra Roma e Palermo, diventando commerciante per volere del padre. Dopo gli studi a Gallarate torna in Sicilia per aprire uno stabilimento tessile.
La presa di posizione contro la mafia di Grassi è ricordata da tutti siciliani, così come il suo brutale omicidio, e da tutti gli italiani che in quel periodo vivevano la lotta contro la malavita siciliana con angoscia e timore. Ha pagato con la vita il valore mostrato e la battaglia all’omertà, privo nonostante l’esposizione mediatica di sostegno da parte del tessuto sociale.
Grazie alle sue denunce Grassi contribuì agli arresti dei fratelli Avitabile, esattori del pizzo mafioso, ma insieme a quella lettera al giornale, denunciò anche tutto il suo isolamento.