Un’imbarcazione con a bordo 650 migranti, arrivata a Roccella Ionica, dopo essere riuscita a sfuggire ogni controllo, si è schiantata contro un’altra, utilizzata in un precedente arrivo. Questo è accaduto proprio oggi, il giorno del click day, in cui si stima che arriveranno in Italia ben 82.705 lavoratori extracomunitari previsti dal decreto flussi.
Il disastro di Cutro ha reso il tema dei migranti ancora più caldo e delicato, se possibile. Quello che è accaduto nelle acque calabresi ha scosso tutto il Paese. Le cose sarebbero potute andare diversamente, questo ormai è certo: non è più una domanda ormai, è un’affermazione. Oggi, a distanza di giorni dall’accaduto, torniamo a parlare del tema dell’immigrazione, questa volta con toni meno cupi: è il giorno del click day, quindi quasi 100mila migranti arriveranno per lavorare qui in Italia. Nel frattempo, un’imbarcazione autonoma su cui viaggiavano 650 uomini è arrivata a Roccella Ionica.
I migranti, sono loro forse le persone che dovremmo tutelare di più (umanamente parlando, ma di umano c’è poco in alcuni luoghi di questo mondo). Persone che partono, rischiando la vita – nel senso letterale del termine – perché sanno che è meglio partire temendo di morire, che restare in un luogo in cui è sicuro che questo accadrà, oppure in cui, nel migliore di casa, vivranno immersi in mari di guerre, carestie, fame. Persone che hanno paura del viaggio, ma non sanno che forse sarà la tappa finale, la destinazione, a essere più spaventosa che mai. Persone appunto, persone che però troppo spesso non vengono trattate come tali.
Abbiamo appena assistito – inermi – al disastro di Cutro. Abbiamo dovuto aspettare settimane per capirci di più (e ancora oggi qualche tassello manca, ammettiamolo), ma forse proprio lì abbiamo iniziato a capire che è troppo facile che qualcosa non vada per il verso giusto quando un barcone entra in un porto italiano. Di chi è la colpa? A voi l’ardua sentenza.
Questa volta la storia che vogliamo raccontare è sì, meno tragica rispetto alla succitata, ma non per questo racconta di gioia, risate, sorrisi. É la storia di alcuni migranti che hanno rischiato la vita, non solo nel tragitto: per loro è finita male, ma sarebbe potuta andare molto peggio. Questa volta il teatro è Roccella Ionica e il barcone partiva dalla Libia.
É partito dalla Libia con a bordo 650 persone, tutti uomini, tutti provenienti da Siria, Pakistan, Egitto e Bangladesh il peschereccio di 30 metri arrivato stanotte nel porto di Roccella Ionica. Ha impiegato cinque lunghi giorni per raggiungere la sua meta, era riuscito a sfuggire a ogni controllo, sembrava che la sua corsa verso le coste italiane – quelle che per gli uomini a bordo significano automaticamente libertà – eppure, proprio quando sembrava che il peggio fosse ormai passato, ecco giungere un altro pericolo.
L’imbarcazione si è scontrata con un’altra, utilizzata in un precedente arrivo e alcuni dei naufraghi avrebbero potuto farsi seriamente male. Per fortuna, però, tutto è andato per il verso giusto (almeno relativamente): i profughi che sarebbero tutti in buone condizioni di salute. Dopo lo scontro, tutti loro sono stati sistemati su una delle aree del porto vicine alla tensostruttura dentro cui sostano altra persone provenienti da altri sbarchi.
Nel frattempo è arrivato anche un commento da parte di Matteo Salvini, il ministro delle Infrastrutture, che ha dichiarato: “Se ci sono dichiarazioni della Guardia costiera piuttosto che della Marina, che sono corpi orgoglio dello Stato, che lamentano che il lavoro viene ostacolato, va preso in considerazione. Ma il problema sono i trafficanti e gli scafisti, non altri. (…) Se le ong complicano il lavoro dei nostri marinai sicuramente il problema si pone. (…) Sicuramente l’immigrazione non può essere regolata da organismi privati finanziati da paesi stranieri. Questo è poco ma sicuro”.
Tutto questo comunque è avvenuto proprio oggi, il giorno del click day: si stima che in Italia arriveranno gli 82.705 lavoratori extracomunitari previsti dal decreto flussi. Nel 2022 erano 69.700 (quindi questo dimostra che il numero è in crescita ed è aumentato di ben 13.000 unità) e di questi più della metà – 44.000 precisamente – costituiranno parte del lavoro stagionale che servirà soprattutto alle aziende agricole e al settore turistico. Ma attenzione: stando al primo settore, questo numero è ancora bassissimo, se consideriamo che, a quanto pare, servirebbero almeno 100mila addetti nelle campagne, quindi più del doppio rispetto a quelli che di fatto arriveranno. A questo proposito, il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, ha affermato: “E’ una necessità da affrontare con un decreto flussi aggiuntivo, previsto peraltro dalla legge”. Altri migranti quindi dovranno arrivare in Italia per dare un aiuto concreto a quelli che già sono in arrivo.
A confermare questo dato ci ha pensato anche la Confagricoltura, che da tempo ha chiesto una revisione del decreto flussi. Secondo l’associazione, infatti “malgrado l’aumento, rispetto allo scorso anno, delle quote del Decreto flussi, nelle aziende agricole mancheranno ancora lavoratori sufficienti per le operazioni tardo primaverili ed estive”. Il presidente, Massimiliano Giansanti, alla luce della consapevolezza che le domande sono comunque superiori rispetto all’offerta, ha infatti chiaramente affermato che “occorre almeno il triplo di manodopera disponibile e adeguatamente qualificata”, considerando che si prevede un numero di domande superiore rispetto all’offerta.
Come ha rivelato la stessa Coldiretti (dati del del Dossier Statistico Immigrazione alla mano), inoltre: “In Italia un prodotto agricolo su quattro viene raccolto da mani straniere, con 358mila lavoratori provenienti da ben 164 Paesi”. Questo probabilmente è anche frutto della mentalità italiana, restia ad alcuni lavori. Mentalità che pare essere comunque diffusa a macchia d’olio su tutto il territorio nazionale, perché nessuna regione è esente da questo “fenomeno”, ma semplicemente quelle in cui si concentreranno questi ingressi saranno le stesse in cui sono presenti più coltivazioni stagionali che richiedono un impegno enorme.
Tra queste non possiamo non citare il Trentino (celebre per la raccolta delle mele), il Veneto (ortaggi e fragole) il Friuli Venezia Giulia (in cui vengono preparate le piantine di vite per i nuovi impianti) e la Campania (in cui si coltivano il tabacco e il pomodoro destinato alla trasformazione industriale).
A confermare i dati arrivati da Coldiretti, comunque, ci ha pensato anche la succitata Confagricoltura, che ha parlato esplicitamente di una “crescita elevata” della manodopera in agricoltura di origine extracomunitaria, che ad oggi rappresenta circa il 70% dei lavoratori. Ma da dove vengono questi ultimi? Da diversi Paes, tra cui Africa, Marocco, Tunisia, Senegal, Nigeria e Mali, ma anche dall’Est Europa e nello specifico da Albania e Macedonia, e dall’Asia, cioè da India e Pakistan.
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