Sconquassati, destabilizzati dalla scomparsa improvvisa (ma neanche così tanto) del fondatore e presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi, gli azzurri hanno annunciato che a prendere le redini del partito, in attesa del Congresso che non si farà prima del 2024, e che un presidente pro tempore venga scelto, sarà Antonio Tajani, già vice del Cavaliere ma anche ministro degli Esteri e vicepremier del governo di Giorgia Meloni. L’ex presidente del Parlamento europeo ha aperto la conferenza stampa dalla sede del partito di Roma portando un messaggio della figlia del fondatore Marina, che ha ribadito la stima, l’affetto e la vicinanza della famiglia a una delle creature dell’ex premier.
Per sapere, però, chi sarà il vero erede di Berlusconi ci vorrà ancora del tempo, e tanti nodi da scogliere. Perché all’interno di Forza Italia, con il pericolo di un fuggi fuggi di parlamentari che potrebbe minare alla tenuta della maggioranza, si sta cercando di capire chi possa sostituire il Cavaliere nel seggio rimasto vacante in Senato, e una delle ipotesi sul tavolo è che possa essere candidato per le suppletive il fratello Paolo, con la sponda, tra l’altro, di Marta Fascina, compagna del defunto ex presidente del Consiglio, che negli ultimi tempi aveva iniziato a tessere la tela per ritagliarsi un posto di spicco nel partito fondato nel 1994. Quanto a lui, dal giorno della sua morte fino a ieri, il suo nome è stato citato nei media ogni 15 secondi, e il primato spetta alla Rai. Ma non solo, in provincia di Foggia hanno deliberato che una via si chiamerà proprio come l’imprenditore e politico segno che la santificazione dell’ex numero uno degli azzurri (probabilmente) è solo all’inizio.
Per Forza Italia, al momento, garantiscono due persone: il reggente Antonio Tajani e Marina Berlusconi, la figlia del fondatore degli azzurri, Silvio, scomparso lunedì mattina. Nella sede del partito che per 29 anni è stato protagonista della scena politica, a Roma, infatti, quello che fino a ieri era il coordinatore nazionale del gruppo (e anche vicepremier del governo di Giorgia Meloni e ministro degli Esteri) ha preso le redini in mano dello schieramento, almeno fino a quando, come lo statuto recita, non ci sarà un Congresso che possa davvero trovare un erede del Cavaliere, e almeno fino a quando non verrà eletto un presidente pro tempore nel Consiglio nazionale che, di fatto, possa dare il via al processo di rinnovamento.
Ecco, la road map che in conferenza stampa lo stesso Tajani, affiancato dalla capogruppo al Senato degli azzurri, Licia Ronzulli, quello alla Camera, Paolo Barelli, e Fulvio Martusciello in rappresentanza degli europarlamentari, ha voluto dare al partito sicuramente colto impreparato dalla scomparsa del suo fondatore. “Per noi e per i capigruppo non è certamente facile oggi parlare, siamo ancora profondamente scossi e feriti per la scomparsa del nostro leader che rimarrà sempre il nostro leader“, ha iniziato il secondo della presidentessa del Consiglio che, poi, prima di entrare nel merito di quello che sarà il futuro dei forzisti, ha portato un messaggio proprio dalla figlia di Berlusconi. “Marina mi ha ribadito, nel rispetto dei ruoli, la stima e l’affetto e la vicinaza di tutta la sua famiglia a Forza Italia“, ha detto il coordinatore azzurro, riferendo di un colloquio telefonico ieri.
Quanto all’altra donna del Cavaliere, quella Marta Fascina che l’ha accompagnato negli ultimi tempi, e di cui spesso si è parlato per raccogliere la sua eredità politica, il titolare della Farnesina ha spiegato che si tratta di una deputata e che “non c’è bisogno di ritagliare spazi formali“.
Anche perché, dicevamo, la macchina per eleggere un presidente pro tempore dovrebbe partire da giovedì prossimo, giorno in cui sarà convocato il Comitato di presidenza, che a sua volta dovrà convocare il Consiglio nazionale che ha il compito, appunto, di scegliere un numero uno in attesa che il Congresso – per cui i tempi sono lunghi – trovi il sostituito di Berlusconi che tenga a mente del fatto che Forza Italia resterà “un grande partito liberale, cristiano, garantista, riformista, europeista e atlantista“.
Tajani, infatti, nel precisare quali saranno i prossimi impegni ha voluto ribadire che la volontà del Cavaliere verrà rispettata: “Lavoreremo in Europa perrafforzare il Ppe: Berlusconi ci aveva portati nella grande famiglia di De Gasperi e Schumann e lavoreremo, come indicato da lui, per creare una maggioranza popolari conservatori e liberali dopo le elezioni del 2024 che ci vedranno impegnati con nostre liste“. Certo, ha detto ancora, “è difficile guardare al futuro senza Silvio Berlusconi, ma lui voleva che guardassimo al futuro. Berlusconi è un leader che non scompare, il suo pensiero e i suoi sogni rimarranno e toccherà a tutti quanti noi fare in modo che si trasformino in realtà“.
Ma tra gli scogli e i temi da affrontare in casa azzurra c’è anche quello che riguarda il seggio vacante al Senato nel collegio uninominale di Lombardia 06, quello di Monza e Brianza. E alle voci di una possibile candidatura del fratello del quattro presidente del Consiglio Paolo, il reggente non ha chiuso del tutto la porta, anzi ha detto che se ne discuterà con gli alleati, anche se pare che il diretto interessato, secondo quanto rivelato dal Corriere della Sera, non sia poi così tanto interessato, ecco.
Con gli alleati, tra l’altro, si dovrà capire anche in che direzione si vuole andare, non in quella di un partito unico, sicuramente, come ha detto anche il presidente del Senato, Ignazio La Russa, ma neanche in quella di una dissoluzione del movimento. E su questo ha garantito Ronzulli, che guida una minoranza tra gli azzurri, ma che in conferenza stampa ha spiegato che “è chiaro che ora siamo in mare aperto ma chi va in barca a vela sa che è necessaria l’armonia della squadra: dobbiamo praticare l’unità senza farci condizionare da quelli che vorrebbero un partito litigioso, diviso e debole. Non sarà così“.
La santificazione del Cavaliere passa per la televisione (e non solo la sua) e dalla prima via a lui intitolata
Quanto a Berlusconi in sé e per sé, oltre al lutto nazionale che non è stato accolto con favore proprio da tutti, per 72 ore in televisione si è parlato praticamente solo di lui. Stando all’analisi fatta da Mediamonitor.it sui principali media nazionali e internazionali con la tecnologia Cedat85, infatti, dall’annuncio della morte, arrivata nella tarda mattinata di lunedì 12 giugno, fino alla reazioni successive, pure alle esequie, il nome del Cavaliere è stato ripetuto per ben 1108 volte, ovvero una volta ogni quattro minuti, contro le 58058 volte del totale di tutti i canali di informazione e non.
Il primato di chi più ha nominato Berlusconi spetta, a sorpresa, ma neanche troppo, alla Rai, che è riuscita a superare addirittura l’azienda di famiglia dell’ex premier, ovvero la Mediaset. Nello specifico, la tv pubblica con Rai 1, Rai 2, Rai 3 e Rai News24, ha citato il fondatore di Forza Italia ben 396 volte, dieci in meno di Canale 5, Rete 4, Italia 1 e TgCom24. A trainare il tutto ci sono sicuramente i canali di sola informazioni, con quello della Rai che ha menzionato il Cavaliere 131 volte, una in più di TgCom 24 e due in meno di Sky Tg24. La classifica, poi, prosegue con Rai 1, 112 menzioni, Canale 5, 109, La7, 108, Rete 4, 95, Rai 3, 83, Rai 2, 70 e Italia 1, con appena 52 menzioni. Per quanto riguarda le radio nazionali, il nome di Berlusconi è stato fatto 937 volte, ovvero una volta ogni 20 secondi.
Non è finita qui, però, perché mentre il sindaco di Milano, Beppe Sala, ha chiuso alla possibilità di intitolare una via all’ex presidente del Consiglio, ad Apricena, in provincia di Foggia, la giunta comunale ha dato il via libera affinché via Modena diventi ufficialmente via Silvio Berlusconi.
“Come comunità nazionale – ha detto il primo cittadino, Antonio Potenza – abbiamo assistito al tripudio di affetto nei confronti del presidente Silvio Berlusconi, a poche ora dai suoi funerali di Stato e dalla proclamazione del lutto nazionale“, e quindi, appunto, la scelta di “cristallizzare quest’ondata di affetto nei confronti dello statista, imprenditore, leader politico e presidente del Consiglio che più di ogni altro ha fatto parlare di sé in tutto il mondo e che tanto ha fortemente contribuito alla storia del Paese intitolandogli una via del nostro centro abitato», ha concluso. L’opera di santificazione, pare, è solo l’inizio. O forse no.
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