Abolizione province e Riforma costituzionale, così cambia la geografia dell’Italia

Senato   Voto finale su ddl Riforme

L’approvazione del ddl Boschi sulla riforma del Senato e del Titolo V della Costituzione segna un passo decisivo anche per l’abolizione delle Province. Solo con la modifica della Carta Costituzionale sarà possibile eliminare davvero le Province: ancora oggi, nonostante la legge Delrio sia in vigore da due anni, la cartina dell’Italia presenta ancora la divisione provinciale. Solo eliminando la voce dalla Costituzione si potrà dare un nuovo volto ufficiale alla geografia politica italiana. Qualcosa però è già cambiato: cerchiamo di fare il punto della situazione.

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Le riforme hanno terminato l’iter parlamentare e ora sono attese al vaglio del referendum confermativo, previsto per metà ottobre. Solo allora si concluderà il processo di modifica della Costituzione. Tra i vari articoli interessati dal ddl Boschi, quello che interessa le Province è la riforma del Titolo V, in particolare l’articolo 114: “La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato“. La riforma elimina dalla Carta Costituzionale la parola “province”, cambiando il testo in : “La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato“. Quando la modifica sarà ufficiale, le province spariranno dalla cartina. E oggi?

La legge Delrio

Matteo Renzi e Graziano Delrio

In attesa della riforma del Titolo V, il governo Renzi ha messo mano al progetto di modifica delle Province, già iniziato sotto l’esecutivo di Enrico Letta. A portare a compimento l’iter è stato il ministro Graziano Delrio (allora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio). La legge è entrata in vigore l’8 aprile 2014 e prevede un cambiamento sostanziale nell’amministrazione provinciale che viene svuotata di funzioni e costi. Queste le voci della legge Delrio sulle province:

  • Le province diventano “enti territoriali di area vasta“: il presidente è eletto dai sindaci e dai consiglieri dei comuni della provincia. Questo comporta che solo Regioni e Comuni necessitano di elezione diretta. L’esecutivo ha insistito molto su questo punto: alle elezioni amministrative del 25 maggio 2014 non c’è stato il voto per le province, e non sono stati eletti i previsti 86 presidenti, 700 assessori, 2.700 consiglieri, per un risparmio iniziale stimato in 110 milioni di euro (dati governo.it).
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  • Accorpate ma non abolite, le province rimangono ancora nello statuto italiano e svolgono ancora dei compiti amministrativi. A loro carico ci sono: pianificazione territoriale provinciale di coordinamento, valorizzazione dell’ambiente, pianificazione dei servizi di trasporto, autorizzazione e controllo in materia di trasporto privato, costruzione e gestione delle strade provinciali e regolazione della circolazione stradale, programmazione provinciale della rete scolastica, raccolta ed elaborazione dati, assistenza tecnico-amministrativa agli enti locali. Inoltre, d’intesa con i comuni, può provvedere alla gestione dell’edilizia scolastica.
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  • Ad essere aboliti sono stati i costi del personale politico delle Province: presidente della provincia, consigliere, componente dell’assemblea dei sindaci, sindaco metropolitano, consigliere metropolitano, componente della conferenza metropolitana rivestono il loro ruolo provinciale a titolo gratuito. Gli ex dipendenti degli enti provinciali, circa 18mila, sono stati spostati in altri settori dell’amministrazione pubblica, dalle Regioni alle cancellerie dei tribunali e gli istituti di competenza (chi lavorava nei centri provinciali per l’impiego sono passati all’Agenzia per le politiche attive del lavoro).
     

  • Nascono le città metropolitane: dal 1º gennaio 2015 Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli sono città metropolitane a tutti gli effetti. A loro si aggiungono Roma Capitale, con disciplina speciale, e Reggio Calabria che lo diventerà dopo la scadenza degli organi provinciali nel 2016. Le città metropolitano vanno a sostituire le province omonime e il sindaco del capoluogo diventa sindaco metropolitano.
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  • Le città metropolitane hanno compiti specifici. A loro spetta la cura dello sviluppo strategico del territorio metropolitano; la promozione e gestione integrata dei servizi, delle infrastrutture e delle reti di comunicazione di interesse della città metropolitana; la cura delle relazioni istituzionali afferenti al proprio livello, ivi comprese quelle con le città e le aree metropolitane europee.
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