Il Governo mette mano a una questione estremamente delicata: depenalizza il reato di aborto clandestino, ma ne aumenta la sanzione. Con un decreto del 15 gennaio scorso, l’ammenda che prima era di 51 euro, ora è lievitata enormemente fino a 10mila euro. Immediata è stata la reazione delle associazioni in difesa delle donne.
Titti Carrano, il presidente di Donne in Rete contro la violenza, ha scritto una lettera al Premier Renzi, nella quale lo invita a intervenire tempestivamente sulla questione, al fine di evitare conseguenze incalcolabili:
‘Si tratta di un gravissimo errore: l’inasprimento delle sanzioni ignora completamente le ragioni per cui la legge 194 comminava una multa simbolica, ovvero permettere alle donne di denunciare i -cucchiai d’oro- che praticavano aborti illegali e, soprattutto, permettere loro di andare in ospedale al primo segno di complicazione senza rischiare la denuncia’.
Nel frattempo, le donne si sono mobilitate su Twitter a colpi di hastagh: #obiettiamolasanzione e #apply194.
Ancora una volta il Governo Renzi sembra fare un passo in avanti, per poi compierne subito due indietro.
Mentre ferve il dibattito sulle unioni civili tra omosessuali e la controversa questione dello stepchild adoption, improvvisamente salta fuori un provvedimento che va a ledere la libertà delle donne su un diritto acquisito come quello dell’aborto.
Con il nuovo decreto legislativo, dunque, l’ammenda per l’interruzione di gravidanza clandestina passerà dalle simboliche 50 euro, stabilite dall’articolo 19 dalla legge 194 del ’78, a una cifra decisamente importante che potrà oscillare dai 5 mila e 10 mila euro.
Le conseguenze? Devastanti: le donne, in caso di complicazioni, eviteranno di recarsi al pronto soccorso e non denunceranno chi ha effettuato l’operazione fuori dalle strutture sanitarie autorizzate.
Da non sottovalutare è anche il fatto che in Italia la maggior parte dei ginecologi è obiettore di coscienza.
A tal proposito, Titti Carrano denuncia a La Stampa:
‘La percentuale di medici obiettori arriva al 70% con punte fino all’82% in Campania, del 90% in Basilicata, del 93,3% in Molise e del 69% in Lombardia’.
A ciò si aggiunge un’altra emergenza:
‘Nel 40% dei reparti di ginecologia e ostetricia italiani il servizio viene erogato a spizzichi. La drammatica conseguenza è il turismo abortivo e il dilagare delle interruzioni di gravidanza clandestine’.
La situazione italiana, in fatto di medici obiettori, ha persino attirato l’attenzione del Consiglio Europeo, il quale ha nuovamente sottolineato:
‘Si tratta di una violazione dei diritti delle donne che alle condizioni prescritte dalla 194 del 1978 intendono interrompere la gravidanza’.