Roma si è svegliata con nuovi cartelloni e manifesti dal tono decisamente provocatorio in cui si legge che ”l’aborto è la prima causa di femminicidio”. La nuova campagna dell’associazione pro-life CitizenGO è stata lanciata alla vigilia della Marcia per la Vita che il prossimo sabato riunirà per le strade della Capitale i sostenitori che si battono contro le interruzioni di gravidanza e le unioni omosessuali. E soprattutto a pochi giorni dai quaranta anni dell’entrata in vigore della legge 194 che tutela il diritto all’aborto.
Per raccontare la scelta di un tale slogan, Filippo Savarese, direttore delle Campagne di CitizenGO Italia, spiega “Negli ultimi anni le istituzioni hanno denunciato con sempre maggior forza il fenomeno dei femminicidi e della violenza sulle donne, ma ci si dimentica di dire che la prima causa di morte per milioni di bambine (così come di bambini) nel mondo è l’aborto, che provoca anche gravissime conseguenze psicologiche e fisiche per le donne che lo praticano”.
Inevitabilmente le reazioni della gente comune e ancor più delle femministe si sono fatte sempre più incalzanti con il passare delle ore, tanto che Rebel Network ha già richiesto al sindaco Virginia Raggi di rimuovere immediatamente il cartellone: ”questo vergognoso manifesto, affisso in via Salaria, a Roma, da uno dei gruppi a nostra parere pro-odio e contrari alla libertà di scelta delle donne”, secondo gli attivisti ”serve essere unite e uniti contro questa campagna di disinformazione e di odio. Oggi più che mai!”.
Sulla questione è intervenuta anche la senatrice PD Monica Cirinnà, che – ricordiamo – è stata la prima firmataria della legge sulle unioni civili approvata di recente. Per la senatrice si tratta di ”una nuova orribile campagna di disinformazione contro le donne da parte di organizzazioni estremiste che associa l’aborto al femminicidio. Tale campagna si basa, infatti, su assunti completamente infondati. Le interruzioni di gravidanza in Italia sono tra le più basse in Europa e in costante calo da dieci anni. Accostare, poi, un diritto delle donne a una violenza come il femminicidio è quanto di più disgustoso possa essere fatto’.
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Per questi motivi è stato chiesto l’intervento dell’AgCom, che ha assicurato che presto il cartellone sarà rimosso. Andrea Coia, presidente della Commissione Commercio romana ha chiarito che non è stato fatto prima perché “Non esiste un controllo preventivo dei contenuti delle affissioni, altrimenti sarebbe censura. Nel caso ci si trovi davanti a contenuti pubblicitari lesivi del rispetto delle libertà individuali, dei diritti civili e politici si interviene su segnalazione per la rimozione”, almeno dagli spazi comunali.
Questo è in ordine di tempo il secondo cartellone shock avvistato per le strade di Roma in poche settimane, quello precedente, comparso e poi rimosso in Via Gregorio VII era stato commissionato dai ProVita italiani.
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