L’ex primario è stato assolto dalle accuse grazie alla consulenza psichiatrica, in quanto il medicinale che gli curava il Parkinson gli alterava gli impulsi, rendendolo incapace di intendere e di volere.
Il medico del policlinico di Chieti è stato accusato di abusi sessuali sulle mamme dei piccoli pazienti.
L’ex primario, indagato per violenza sessuale, era stato accusato di aver dato dei baci sulle labbra alle madri dei bimbi che aveva in cura e di averle accarezzate nelle parti intime.
Tutto ciò sarebbe stato ripreso da una presunta videocamera posizionata nello studio medico, al policlinico di Chieti. I carabinieri del Nas stavano indagando sulla base di un esposto.
Ma l’ex primario in questione è stato assolto dalle accuse in quanto le sue condizioni erano determinate dai farmaci che assumeva regolarmente per la cura del Parkinson.
L’ex medico del policlinico di Chieti venne arrestato nel 2014, con accuse per violenza sessuale sulle donne. Ma venne scagionato in seguito alla richiesta, da parte dei magistrati, di una consulenza psichiatrica. Quest’ultima lo ha scagionato.
L’ex-primario del reparto di neonatologia è stato assolto dalle accuse in quanto la perizia psichiatrica lo dichiara incapace di intendere e di volere.
Giovan Battista Camerini, neuropsichiatra, ha seguito il caso giudicando l’imputato totalmente incapace di volere, ma parzialmente incapace di intendere.
Per cui l’imputato non è punibile. In quanto l’ex-primario in quel periodo stava prendendo regolarmente dei medicinali per curare la malattia di Parkinson, dalla quale è affetto.
In più, il medico non è visto come soggetto socialmente pericoloso dal tribunale di Chieti, perché da quando ha smesso di prendere regolarmente i farmaci che gli avevano alterato gli impulsi, avrebbe ripreso ogni facoltà e di conseguenza ogni tipo di controllo riguardo i suoi impulsi sessuali.
L’ex-primario è stato accusato anche di corruzione.
E’ stato scoperto che gli informatori medici dell’imputato gli avrebbero consegnato circa 20mila euro per far sì che prescrivesse ai bimbi che aveva in cura farmaci, integratori alimentari, latte e atri prodotti per la cura dei più piccoli, marchiati dalle case farmaceutiche e non per cui lavorava.
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