Nove miliardi di volte vengono controllati gli smartphone ogni giorno e uno dei dati più significativi della recente indagine messa in opera da Deloitte & Touche (su un campione di ben 53mila persone tra i 18 e i 74 anni di 31 nazioni) evidenzia che il cellulare viene acceso e utilizzato anche in piena notte, oltre a essere il primo pensiero al risveglio. Relativamente agli USA, è aumentato di un milione di volte in più (pari al 13%) il controllo del telefono rispetto al 2015, con una media tra gli intervistati di 15 minuti dal risveglio per verificare email e notifiche. È del 50% la fetta di chi lo accende durante la notte, il 40% di questi per usi social. Il 45% fa uso di videochiamate e il 93% ha acquistato online. Intanto, si fa sempre più strada una patologia legata all’abuso dello smartphone.
Si chiama Nomophobia (no-mobile-fobia) ed è la moderna patologia che colpisce chi non riesce proprio a separarsi dal proprio smartphone arrivando a provare un profondo stato di ansia se non può avere il proprio cellulare a portata di mano. Questo disordine interiore può portare anche a malesseri e a danneggiare la vita di tutti i giorni, per questo motivo sta iniziando a essere trattato in appositi centri, come al centro Morningside Recovery negli USA. In questo centro di riabilitazione contro droghe e dipendenze a Irvine in California, la Nomophobia è entrata di pieno diritto all’interno delle patologie trattate. Chi chiede aiuto consegnerà gli smartphone al personale avendone poi solo un limitato accesso giornaliero. Gradualmente, si cercherà di recuperare il rapporto sano con la tecnologia e, soprattutto, con le altre persone che vengono infatti sacrificate sull’altare di instant messaging, email, social network, siti, chat ecc… Ma quand’è che si considera il rapporto con il cellulare malsano?
GLI ADOLESCENTI WHATSAPP-DIPENDENTI SI COMPORTANO COME SCOMMETTITORI SERIALI
Secondo il dottor Waterman, direttore del nuovo programma, la nomophobia diventa pericolosa quando inizia a interferire in modo pesante con le attività quotidiane. Non c’è un numero massimo di ore o di quantità di azioni che si compiono sullo smartphone oltre al quale si parla di dipendenza, ma dipende da caso a caso e in generale prima i cari e poi gli stessi pazienti si rendono conto che non si può più andare avanti così. E come viene trattata la nomophobia? Viene insegnato a dare il giusto tempo e attenzione allo smartphone e capire quando si sta esagerando, si viene riconciliati con il mondo e i propri abitanti. Paradossalmente, un grande aiuto può arrivare proprio dallo smartphone stesso visto che ci sono fior di applicazioni che aiutano a bilanciare e regolare l’uso del terminale, con timer e tracking attività, anche e soprattutto per aumentare in modo esponenziale la produttività.
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