Derek Chauvin è stato condannato a 22 anni di reclusione, per l’omicidio di George Floyd, il 46enne afroamericano, diventato – suo malgrado – il simbolo della protesta della comunità afroamericana.
Derek Chauvin, il poliziotto condannato per la morte di George Floyd, è stato accoltellato in carcere. Al momento non si conoscono le sue condizioni. A dare notizia dell’aggressione diversi media americani.
L’agente è accusato di aver premuto il ginocchio contro il collo del 46enne, mentre era ammanettato sull’asfalto.
George Floyd, afroamericano di 46 anni, è stato ucciso il 25 maggio da un poliziotto bianco, Derek Chauvin, a Minneapolis durante l’arresto per aver usato una banconota falsa. Nonostante sia emerso da un video di sorveglianza che George Floyd non abbia opposto alcuna resistenza all’arresto, questi è stato costretto a sdraiarsi a terra e l’agente ha tenuto un ginocchio premuto sul suo collo per diversi minuti. L’intera scena è stata ripresa dal cellulare di un passante e il video ha fatto il giro del Mondo in poche ore. Inoltre dal video emerge anche la totale noncuranza degli altri agenti presenti che non hanno fatto nulla per evitare la tragica morte di George Floyd.
Il grido di aiuto disperato di Floyd “I can’t breathe” è diventato lo slogan della campagna di protesta mondiale che si è scatenata nei giorni successivi. La morte di George Floyd è solo l’ultimo di numerosi casi di violenza di stampo razzista avvenuti negli Stati Uniti. Nel 2014 Eric Garner fu soffocato a New York da un agente che lo stava arrestando per contrabbando di sigarette. Il poliziotto coinvolto venne assolto dalle accuse di omicidio colposo.
Nel 2015 a Selma, cittadina teatro di una delle più importanti marce di protesta di Martin Luther King, un ragazzo di colore di 19 anni, Anthony Robinson, venne ucciso da un poliziotto intervenuto per sedare una rissa, nonostante fosse disarmato. A febbraio 2020 due uomini, padre e figlio, hanno inseguito e ucciso con colpi di arma da fuoco il 25enne afroaemericano Ahmaud Arbery intento a fare jogging. Nonostante il delitto fosse stato ripreso da un video che li identificava, i due non sono stati arrestati per ben 4 mesi in quanto uno dei due è un ex poliziotto. Solo dopo la diffusione sui social del video e la conseguente pressione mediatica, la polizia si è decisa ad arrestare ed incriminare i due uomini. E purtroppo la lista potrebbe continuare all’infinito.
Subito dopo la morte di George Floyd e la diffusione dell’agghiacciante video dell’accaduto, la protesta ha cominciato a montare a partire dai social. Molte personalità importanti del mondo dello spettacolo e dello sport si sono immediatamente schierate in difesa dei diritti degli afroamericani e, più in generale, delle minoranze. Da Lebron James a Madonna e Rihanna sono stati innumerevoli i personaggi che hanno dato voce alla vicenda della morte di George Floyd. Nei giorni a seguire la protesta è scesa nelle strade di Minneapolis e di molte altre città americane come New York e Louisville. Se dapprima si è trattato di semplici manifestazioni, nei giorni seguenti le manifestazioni hanno preso una svolta violenta.
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