La convenzione con i gestori dello Spid scadranno ad Aprile, aperta la trattativa: cosa potrebbe cambiare in caso di passaggio alla carta d’identità.
Qualora non si dovesse trovare un accordo tra governo e gestori dello Spid, l’identità digitale potrebbe lasciare posto alla carta di identità. E’ uno degli scenari ipotizzati dagli esperti, vista la possibile rinuncia del governo Meloni. Al momento le aziende private che gestiscono le applicazioni sono in trattativa per il rinnovo dell’accordo.
Spid, addio all’identità digitale? Cosa potrebbe cambiare
La convenzione tra Agenzia per l’Italia digitale e il governo terminerà il prossimo aprile, e sono aperte le trattative. Negli ultimi giorni pare che l’intenzione sia quella di dire addio all’identità digitale utilizzata da milioni di italiani, quasi 33 milioni, ma al momento gestita da aziende private. La richiesta di Agid dunque, come trapelato, è di 50 milioni di euro annui per coprire le spese di gestione, visto che il servizio – utilizzassimo – è stato fornito in maniera gratuita agli utenti.
La sensazione è quella che il governo sia pronto però a un cambiamento. Già lo scorso mese Alessio Butti aveva provato a promuovere al posto dello Spid la carta di identità elettronica come identità digitale. Il sottosegretario del governo aveva parlato di risparmio per lo Stato, mentre Paolo Zangrillo ministro per la Pubblica amministrazione aveva rassicurato sulle trattative. Trattative adesso giunte a una fase di stallo, pare, mentre Agid sta attraversando una fase delicata con il direttore Francesco Paorici in fase di rinnovo.
Anche per questo il dossier con il governo non sembra facile da gestire per la società, che ha avuto difficoltà negli anni a sostenere il rilascio del servizio in maniera gratuita. Lo ha dichiarato
Eugenio Prosperetti, avvocato e dal 2017 al 2019, consulente giuridico per l’Agid. In una recente intervista Prosperetti ha spiegato come il servizio non è stato valorizzato in base agli accessi, ma è rimasto gratuito nonostante i primi accordi parlassero dei primi due anni. Il servizio è stato garantito gratuitamente anche per gli ultimi anni però, rendendo la vita probabilmente difficile alla società.
Cosa succede in caso di “spegnimento” dello Spid
Non è così remota dunque l’ipotesi di uno spegnimento dell’app. Spid potrebbe fare posto alla carta di identità elettronica, che fungerebbe dunque da unica modalità di riconoscimento virtuale. Uno scenario più che possibile secondo gli esperti, con servizi già rafforzata della Cie già lo scorso anno.
Rimane il fatto che, sempre secondo quanto dichiarato a Fanpage da Eugenio Prosperetti, al momento 9 autenticazioni su 10 in ambito pubblico – online – vengono fatte tramite Spid e solo una con Cie. Se gli utenti hanno dimestichezza con tali servizi online il passaggio potrebbe essere poco traumatico, discorso diverso per tanti cittadini che al momento faticano nella transizione.
Il rischio di una sfiducia – e di confusione – c’è, senza tener conto che non tutti hanno al momento la Carta di identità elettronica, e che moltissimi hanno smarrito i codici (due) necessari all’attivazione dell’identità digitale.