Nella notte del suo ottantesimo compleanno muore Gigi Proietti. L’attore romano, ricoverato in una clinica romana da circa quindici giorni, ieri era stato spostato in terapia intensiva per un attacco cardiaco. Da subito sono apparse gravissime le sue condizioni. Oggi cadeva il suo ottantesimo compleanno.
Addio a Gigi Proietti
Se ne va all’alba, mentre l’Italia lo stava festeggiando, in occasione del suo compleanno. “Nelle prime ore del mattino è venuto a mancare all’affetto della sua famiglia Gigi Proietti“, annunciano la moglie e le figlie del noto attore romano. Ma questa volta il Covid non c’entra. Dal marzo scorso Proietti aveva detto di vivere come un eremita, proprio colui che da 50 anni era sotto i riflettori dello spettacolo. Infatti, per i suoi problemi di cuore, si era praticamente ritirato in clausura. Ma, nonostante tutto, non aveva mai smesso di lavorare per il teatro. “Grazie al Coronavirus, ho imparato a fare riunioni su Skype, è stato come imparare a guidare un missile“, aveva ironizzato Proietti.
Il signore del palcoscenico
Avvocato mancato, poi i primi passi come cantane nei night club della Capitale e lo scetticismo dei genitori che lo volevano giurista: così anche quel periodo diventa ispirazione per i suoi personaggi comici. Ruoli memorabili nel cinema, la televisione tra fiction e show di successo e poi il teatro, il suo primo grande amore. Mattatore, signore del palcoscenico, la comicità per Gigi Proietti era figlia dell’intelligenza, della cultura. Maestro di cinema, tv e, soprattutto teatro, in oltre 50 anni di lavoro, Proietti ha collezionato fiction, film, spettacoli teatrali. Lo ricordiamo come il maresciallo Rocca della tv, l’eterno Mandrake di “Febbre da cavallo” e il Gastone teatrale.
L’amore per il teatro
Nel corso della sua attività, l’attore romano ha collezionato 42 film, 33 fiction, 51 spettacoli teatrali di cui 37 da regista. Oltre ad aver registrato 10 album da solista e aver diretto 8 opere liriche. Una carriera teatrale che va da “A me gli occhi please”, fino a Shakespeare. Fu direttore del Brancaccio dal 1978, insieme a Sandro Merli, dando vita a una fucina di talenti tra cui compaiono Flavio Insinna, Massimo Wertmüller, Paola Tiziana Cruciani, Chiara Noschese, Francesca Reggiani, Gabriele Cirilli, Giorgio Tirabassi, Enrico Brignano, Rodolfo Laganà e Sveva Altieri.
Il saluto sui social
La commozione per la scomparsa di Gigi Proietti invade i social, che si riempiono di messaggi per rendere omaggio al mattatore romano. Da Alessandro Gassman che posta una foto con Proietti scattata in montagna e la scritta “Ciao Maestro e amico. RIP”, a Rita Pavone che lo ricorda così: “Ho amato tantissimo il talento ma anche l’umanità di quest’uomo con cui ho avuto la grande gioia di lavorare. Addio Gigi. Ci mancherai tantissimo. RIP“.
Al cordoglio si aggiunge anche il giornalista Fabio Fazio, che scrive: “Senza parole… Questa volta l’inchino a Gigi Proietti lo facciamo tutti noi”. Poi il cantautore bolognese Cesare Cremonini: “Grazie, grande Gigi Proietti. Ogni donna e uomo dello spettacolo ti deve molto. Oltre il teatro, il tuo regno. Faro per i tantissimi giovani che ti amavano. Alzarsi in piedi e applaudire forte“. E, ancora, il saluto di Enrico Vanzina: “Addio Gigi. Sullo schermo eri quello che perdeva ai cavalli. Oggi, però, a perderti e a perdere siamo tutti noi“.
C’è anche l‘Arma dei Carabinieri a rendere omaggio all’attore romano che interpretò il Maresciallo Rocca: “Ha saputo farci sorridere con tanti personaggi e mille sguardi, espressioni, barzellette. Noi vogliamo continuare a ricordarti così, con il volto del Maresciallo Rocca, che hai interpretato con umanità, passione e la giusta dose di ironia”.
Il messaggio di Mattarella
Infine, il saluto dalla politica, ma soprattutto dal Presidente Sergio Mattarella che scrive: “È con grande dolore che ho appreso la notizia della scomparsa, nel giorno dell’ottantesimo compleanno, di Gigi Proietti. Attore poliedrico e versatile, regista, organizzatore, doppiatore, maestro di generazioni di attori, erede naturale di Ettore Petrolini, era l’espressione genuina dello spirito romanesco“. E aggiunge: “Desidero ricordarlo anche come intellettuale lucido e appassionato, sempre attento e sensibile alle istanze delle fasce più deboli e al rinnovamento della società“.