Adele De Vincenzi è morta a 16 anni per una dose letale di Mdma, uccisa in cinque ore dall’ectasy che le aveva dato il fidanzato, Sergio Bernardin, 21 anni, e l’amico Gabriele Rigotti, 19 anni, per quella che doveva essere una serata di sballo e che, invece, si è trasformata in una vera tragedia. La ricostruzione degli inquirenti ha accertato che sono passate poche ore dall’assunzione della droga e il decesso della giovane: secondo quanto riporta il Secolo XIX, Adele avrebbe assunto la dose di Mdma, metanfetamina usata per confezionare le pasticche di ecstasy che si può prendere anche disciolta nell’acqua, intorno alle 22 di venerdì 28 luglio: il suo decesso è stato accertato all’ospedale Galliera intorno alle 2.55. “È arrivata già in coma profondo“, ha spiegato il dottor Paolo Cremonesi, direttore del Pronto soccorso che ha lanciato un appello: ” Bisogna far capire ai giovani che non esistono droghe leggere o pesanti“.
Gli inquirenti hanno ricostruito la serata di venerdì, iniziata per Adele, il fidanzato Sergio e una coppia di amici composta dal 19enne e dalla sua fidanzata anche lei di 16 anni.
Tutto inizia col viaggio da Sestri Levante a Busalla in Valle Scrivia, dove i quattro acquistano la droga in una zona già sotto osservazione da parte degli inquirenti per lo spaccio: il bottino è di quattro grammi di cristalli di Mdma per un totale di 300 euro.
La serata prosegue con un vero e proprio festino a base di alcol e droghe nell’appartamento dell’amico, dove, secondo il quotidiano genovese, la Polizia avrebbe trovato anche dei funghetti allucinogeni: una serata all’insegna dello sballo, come facevano ogni tanto nel fine settimana, spiegheranno i due agli inquirenti.
Intorno alle 22 Adele assume i cristalli di Mdma, poi con gli amici si avvia a piedi verso il centro della movida in città, ma nei pressi della stazione di Genova Brignole, collassa. La chiamata al 118, la corsa in ospedale dove arriva già in coma profondo e il decesso, intorno alle 3 del mattino: in cinque ore la 16enne muore senza riprendere conoscenza.
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Gli uomini della squadra mobile, diretti dal primo dirigente Marco Calì, in poche ore arrivano al pusher, identificando prima un 17enne che però avrebbe agito come intermediatore, e risalendo al vero venditore, un ragazzo di 20 anni, ecuadoriano ma da anni residente in Italia con la famiglia: entrambi vivrebbero a Busalla.
Per lui come per il fidanzato e l’amico di Adele l’accusa è di spaccio aggravato e morte come conseguenza di altro reato.
Il dolore di due famiglie
La morte di Adele ha gettato nel dolore più nero più famiglie. La prima è quella della 16enne che solo un anno fa aveva perso la mamma.
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Ad aiutarla in questa tragedia c’era l’amore per il fidanzato Sergio a cui dedicava tanto spazio sulla sua pagina Facebook, come fanno le ragazzine di quell’età: un amore bello e sereno, da “bravi ragazzi”, come li descrivevano tutti coloro che li conoscevano.
“Chiediamo di rispettare il dolore e di avere silenzio“, hanno fatto sapere Paolo De Vincenzi, il papà della giovane, che ora deve tutelare anche il fratello di Adele, Edoardo, di 19 anni.
A sprofondare nel dolore ci sono però anche le famiglie di Sergio, il fidanzato della 16enne, e l’amico Gabriele. “Penso a quella ragazza e allo strazio di suo padre e di suo fratello. Vorrei abbracciarli. Io e mia moglie siamo profondamente addolorati“, ha dichiarato al telefono al Corriere della Sera Marco Rigotti, il padre del 19enne fermato.
Vero che anche loro soffrono e attraversano un momento difficile, con il figlio accusato di aver dato la droga ad Adele, ma “nostro figlio c’è ancora mentre Adele non tornerà mai più a casa”. La difesa del figlio non gli fa dimenticare la vera tragedia. “Gli errori si pagano e pagherà per quello che ha fatto ma mio figlio non è un delinquente, non è uno spacciatore. Poteva morire anche lui oppure soltanto lui l’altra sera. Questi ragazzi sono consumatori, non spacciatori“, la sua conclusione.