Adinolfi fonda il Popolo della Famiglia ‘per salvare l’Italia dal baratro’

Logo del Popolo della Famiglia

Mario Adinolfi parte con una nuova crociata fondando il Popolo della Famiglia, nuovo partito degli ultracattolici. La missione è salvare un’Italia che, tra Unioni Civili e bambini “comprati” da politici omosessuali, si avvia “verso il baratro”. L’obiettivo è riuscire a presentarsi alle elezioni amministrative di primavera ma “servirà un miracolo”, visto che mancano 69 giorni e decine di migliaia di firme da raccogliere.
Il logo è pronto. Il nome del partito, in bianco su sfondo blu, è accompagnato dal disegno di una famiglia felice (rigorosamente etero) sotto, e dall’avvertimento “no gender nelle scuole” sopra. Il grande annuncio campeggia sulla prima pagina de La croce, quotidiano di ispirazione cattolica fondato nel 2014 e diretto dallo stesso Adinolfi.

Prima pagina de La croce del 3 marzo

Il guru degli ultracattolici lancia la sua nuova crociata anche su Facebook: “La Croce apre con una notizia in esclusiva: la nascita de il Popolo della Famiglia. Con un appello firmato Gianfranco Amato-Mario Adinolfi rispondiamo al grido che da tutta Italia si leva per provare a fermare un paese avviato verso il baratro. C’è stato chiesto da migliaia di messaggi di costituire un soggetto politico: eccolo. Si presenta alle amministrative in tutta Italia, chiedendo un miracolo al Signore. Abbiamo 69 giorni per raccogliere decine di migliaia di firme certificate da notaio o pubblico ufficiale, presentare candidati sindaci e liste collegate, preparare una campagna elettorale di 30 giorni che chieda consenso su una idea precisa: sui principi della vita e della famiglia, sui diritti dei deboli non si negozia. Date la vostra disponibilità scrivendo a popolodellafamiglia@gmail.com e facciamo vedere di che siamo capaci”. L’annuncio è stato seguito, come ogni post dell’ex deputato Pd, dalla solita bagarre tra fedeli ed eretici.

Adinolfi spiega che la lista è autonoma, ma che saranno valutate alleanze solo con eventuali esperienze civiche simili già esistenti. Vade retro i politici traditori che prima hanno partecipato al Family Day di Roma, poi hanno votato il ddl Cirinnà sulle Unioni Civili, seppur privo della contestata stepchild adoption.

“Il consiglio d’Europa plaude la legge ma chiede di fare di più e di inserire le adozioni gay – attacca Adinolfi in un’intervista all’Espresso – il week end lo passiamo a discutere del bambino comprato da Vendola, e lunedì Boschi e Serracchiani annunciano il ddl sulle adozioni. Poi ricomincia l’iter della legge sul divorzio lampo e in commissione alla Camera discutono della legge per rendere legale l’eutanasia”.

Insomma, per il direttore de La Croce non si può più aspettare e bisogna scendere in campo prima che le porte degli inferi si spalanchino sull’Italia. Sperando in un destino diverso da quello di Giuliano Ferrara che alle politiche del 2008 si presentò con una lista antiabortista prendendo solo 135mila voti e lo 0,3 per cento. Un flop pazzesco.

Adinolfi scongiura questo rischio: “Ferrara prese lo 0,3 per cento su una lista legata a un singolo progetto molto personalista: questo invece è un movimento vero. Ferrara non riempiva San Giovanni né conosceva la densità di popolo che incontriamo quotidianamente, mentre cerchiamo di discutere e organizzarci, lottando anche con i comuni che ci vietano sale e patrocini”. Ai posteri, anzi, agli elettori, l’ardua sentenza. Ma prima ci sono decine di migliaia di firme da raccogliere, liste da stilare, candidati da convincere e presentare. E il tempo stringe. Sempre che il Signore, come spera Adinolfi, non faccia un miracolo.

Impostazioni privacy