Si apre un nuovo capitolo nella discussione sulla stepchild adoption, la possibilità di adottare il figlio del partner anche per le coppie gay prevista nel ddl Cirinnà. A dare il via sono state le dichiarazioni di Giovanni Corsello, presidente della Società Italiana di pediatria secondo cui i bambini cresciuti in famiglie omosessuali potrebbero riportare danni emotivi. Affermazioni che hanno scatenato un acceso dibattito all’interno della società scientifica con la netta presa di posizione contraria degli psichiatri e psicologi infantili secondo i quali invece la stabilità emotiva della coppia conta più del sesso dei partner. Da una parte c’è chi dice che i bambini delle coppie gay possono avere problemi, dall’altra chi sostiene l’esatto contrario: dove sta la verità?
Corsello è il presidente della Sip, società che conta circa 9mila iscritti (come si legge sul sito). Le sue parole hanno fatto giustamente discutere in quanto rappresentante dei pediatri italiani. Nel dettaglio, ha dichiarato che “vivere in una famiglia senza la figura materna o paterna potrebbe danneggiare il bambino”. Per questo, “la discussione sulle unioni civili e la stepchild adoption dovrebbe comprendere anche i profili clinici e psicologici del bambino e dell’adolescente. Non si può infatti escludere che convivere con due genitori dello stesso sesso abbia ricadute negative sui processi di sviluppo psichico e relazionale nell’età evolutiva”.
Corsello ha ricordato che “la maturazione psicologica di un bambino si svolge lungo un percorso correlato con la qualità dei legami affettivi all’interno della famiglia e con i coetanei”. Se queste relazioni non sono positive e non c’è stabilità affettiva, i bambini possono risentirne e sottolinea quindi che l’adozione andrebbe decisa caso per caso, cosa che in realtà il ddl Cirinnà prevede già (nell’adottare il figlio del partner, si passa prima da un Tribunale minorile che dà l’ok all’adozione).
Psichiatri e psicologi infantili e dell’età evolutiva sono balzati dalle sedie a sentire queste parole. Claudio Mencacci, presidente della Società italiana di psichiatria, ha infatti ricordato che gli studi disponibili dimostrano l’esatto contrario: i figli delle coppie gay che hanno una stabilità emotiva, crescono sani e senza alcun problema come (se non di più) dei figli delle coppie etero. “Ciò che conta è valutare la capacità affettiva dei genitori, di accogliere e seguire la crescita dei bambini, creando un ambiente sicuro, sereno e protettivo. E questo non dipende certo dal ‘genere’ dei genitori. Mentre è dimostrato – questo invece è sicuro – che nelle famiglie ‘etero’ possono prodursi danni nella psiche dei bambini quando il rapporto tra i genitori è in crisi”.
Il punto è centrale. A oggi, non ci sono studi scientifici completi perché è da pochi anni che gli omosessuali hanno diritto ad avere una famiglia e dei figli. Lo avevamo già spiegato, ma è meglio ribadirlo: gli studi scientifici hanno bisogno di dati e di tempo e, soprattutto, non devono essere usati per dimostrare una tesi. Devono solo interpretare la realtà. Altrimenti, il rischio è di cadere in vere e proprie truffe scientifiche, come fu quella di Mark Regnerus: il sociologo firmò uno studio secondo cui i figli delle coppie gay sarebbero stati più inclini alla violenza, per poi smentire tutto e ammettere di aver truccato i dati.
Parlare di studi sui figli delle coppie gay in Italia è assurdo, visto che da noi le famiglie arcobaleno per legge ancora non esistono. I primi approcci scientifici sulla materia arrivano dagli USA e dall’Australia, dove gli omosessuali hanno diritto ad avere una famiglia da più tempo. Uno dei più importanti è quello dell’American Academy of Pediatrics del 2006: partendo dall’osservazione di famiglie omogenitoriali reali, i pediatri americani hanno visto che i bambini delle coppie gay crescono e si sviluppano allo stesso modo dei figli delle coppie etero. Quello che conta, stando agli studi reali sulla condizione migliore per la salute psico-fisica dei minori, è l’affettività e la stabilità del rapporto tra i genitori, non certo se sono omo o etero.
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