Si fa sempre più strada l’ipotesi dell’attentato terroristico nella tragedia dell’aereo russo caduto in Egitto che ha provocato la morte di 224 persone, tra cui 24 bambini. Secondo fonti di intelligence USA, riportate dalla Cnn, sarebbe stata infatti una bomba piazzata dall’Isis o da un gruppo affiliato nel Sinai a far precipitare l’Airbus 321 della compagnia russa Metrojet. La commissione investigativa egiziana ha specificato che la causa strutturale è stato lo scoppio di un motore, ma resta da chiarire se si sia trattato di una bomba o di un guasto. Le rivelazioni statunitensi sembrano però molto attendibili tanto che la Gran Bretagna ha sospeso tutti i voli da Sharm el-Sheikh. Anche l’Isis è tornato a rivendicare la strage con un comunicato che ora sarà analizzato dalle fonti di intelligence.
Dagli Stati Uniti si continua a indagare sulla sciagura e anche la Russia sta prendendo iniziative volte a proteggere i suoi cittadini in Siria. Secondo l’intelligence britannica, il Cremlino ha inviato un sistema missilistico a protezione dei propri aerei civili nella regione di Damasco; oltre alla Gran Bretagna, anche l’Irlanda ha bloccato i voli in partenza dalla località sul Mar Rosso nel timore di altre bombe. Aerei della RAF sono pronti a partire per l’Egitto e portare in Inghilterra gli oltre 20mila cittadini britannici che sono rimasti bloccati nel Paese dopo il blocco dei voli.
Tutto sembra condurre al gruppo terrorista. Gli USA sospettano che la bomba sia esplosa bordo dell’aereo portata a bordo da un attentatore suicida o, ipotesi più probabile, all’interno di una valigia o di un carrello del cibo.
La conferma arriverà dall’analisi dei resti dell’aereo, ma il gruppo terrorista ha voluto rimarcare la responsabilità della tragedia in un’altra rivendicazione. “Provate che non l’abbiamo abbattuto e come è caduto. Noi preciseremo come è venuto giù nel momento che sceglieremo”, si legge nel comunicato. Nella rivendicazione si precisa che anche la data della tragedia non è causale, ma coincide con il primo anniversario dell’adesione all’Isis del ramo egiziano attivo nel Sinai.
Le analisi sulle scatole nere hanno rivelato i primi elementi, ora a disposizione degli inquirenti russi, a partire da “suoni di fondo anomali per un volo regolare” su cui ancora va fatta chiarezza, visto che fino a quattro minuti prima della scomparsa dal radar, la situazione viene definita “standard”. Dagli USA c’è anche la conferma di un satellite spia che ha colto un segnale di calore a bordo dell’aereo, come se ci fosse stata una deflagrazione. Al momento, tutte le indagini hanno escluso un impatto esterno: la causa dello scoppio deve essere cercata a bordo, che sia un cedimento strutturale (cosa non esclusa dagli inquirenti).
La dinamica della tragedia
L’Airbus 321 della compagnia Metrojet, partito da Sharm-el-Sheikh e mai arrivato a San Pietroburgo, è precipitato sabato 31 ottobre causando la morte di 224 persone, tra cui molti bambini, in vacanza con le famiglie. Da Mosca si stanno vagliando tutte le ipotesi anche perché la compagnia aerea ha fatto sapere che il velivolo si è spezzato in volo: è già arrivata una prima rivendicazione da parte dell’Isis e nessuna ipotesi viene esclusa, compresa la presenza di una bomba a bordo.
L’area delle ricerche è stata estesa: la coda dell’Airbus, secondo la tv di Stato russa, è stata trovata a 5 chilometri dallo schianto, come resti delle persone a bordo. Un militare impegnato nelle ricerche, rimasto anonimo, ha raccontato di aver trovato resti di una bimba di 3 anni a 8 chilometri dal luogo dello schianto.
La compagnia Metrojet ha confermato che l’aereo si è spezzato in volo e che, dopo l’esame della scatola nera, escludono che la causa possa essere stata un’avaria o un errore umano, lasciando come uniche spiegazioni “azioni fisiche o meccaniche” esterne. Il velivolo era “in condizioni eccellenti”, dicono dalla compagnia, e aveva superato tutti i controlli necessari. “Escludiamo un problema tecnico o qualsiasi errore da parte dell’equipaggio, nessuna congiunzione di avarie può spiegare il fatto che l’aereo si disintegri in aria”, ha dichiarato il vice direttore generale della Metrojet, Alexander Smirnov. “L’unica causa che può spiegarlo è un’azione meccanica esterna all’aeromobile”.
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foto da Vk.com
Non ci sono stati neanche segnali di SOS da parte dell’equipaggio, né altre richieste, come quella di un atterraggio di emergenza. Tutte condizioni che, se confermate, spingono il Cremlino a vagliare anche la pista del terrorismo, esclusa subito dopo la tragedia. Una prima rivendicazione, firmata Isis, arrivata con un messaggio e un video, indicava che l’aereo era stato abbattuto “in risposta alle incursioni dei jet russi che hanno ucciso centinaia di musulmani in terra siriana”.
Il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, alla luce delle prime indagini sulle scatole nere, ha specificato che “nessuna teoria può essere esclusa“, ma che è necessario “aspettare fino a quando non avremo i risultati dell’inchiesta e astenerci da speculazioni”.
La stampa russa ha anche ricordato un precedente che sembra molto simile a quanto avvenuto nel Sinai. Lo scrive il quotidiano Kommersant, citando una “fonte vicina alle indagini” e riferendosi alla strage di Lockerbie, avvenuta nel 1988, quando un Boeing 747 della Pan Am esplose in volo per una bomba, causando 270 morti. Tre anni dopo, si scoprì che a causare lo scoppio dell’aereo in volo fu un ordigno al plastico, messo da un terrorista all’interno di una valigia.