Si sono chiuse le urne delle elezioni regionali in Lazio e Lombardia nei giorni 12 e 13 febbraio. I dati evidenziano un crollo dell’affluenza, circa il 30% in meno dei votanti ai seggi rispetto a cinque anni fa. A poco sono servite le parole della premier Meloni, la quale invitava i cittadini ad andare a votare.
Alle ore 15 di oggi sono stati chiusi i seggi sia in Lazio che in Lombardia ed è iniziato lo spoglio. Nonostante la poca affluenza alle urne in questi due giorni di importanti votazioni, al momento il Centrodestra risulta in vantaggio in entrambe le regioni.
Poca affluenza alle elezioni regionali 2023
Chiuse le urne delle elezioni regionali in Lazio e Lombardia e tempo, adesso, di tirare le somme e capire come sono andati questi due giorni di votazioni. I seggi sono stati chiusi alle ore 15, circa due ore fa, indicando una media del 41,8% di cittadini alle urne in entrambe le regioni: il 30% in meno di cinque anni fa.
Tale dato conferma il trend di una scarsa affluenza di cittadini votanti. Un dato davvero preoccupante quello comunicato dal Viminale che ha subito confrontato i dati con le elezioni del 2018, registrando un 73,35% in un solo giorno. Uno stacco di circa 30 punti.
“Quando i cittadini non vanno a votare è un dato preoccupante. Si era già votato a settembre, non tutti stanno dietro alla politica come i parlamentari o i giornalisti. Forse bisognerebbe concentrare le date elettorali”.
Queste le parole dichiarate da Maurizio Gasparri, senatore di Forza Italia.
Le affluenze ai seggi in Lazio e Lombardia
Il report circa l’affluenza ai seggi in questi due giorni, 12 e 13 febbraio, è davvero preoccupante: secondo i dati forniti dal Viminale hanno votato 4 elettori su 10. Il senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri, ai microfoni di Rainews24 ha dichiarato che forse bisognerebbe rivedere le date elettorali.
Per quanto riguarda l’affluenza delle urne in Lombardia, la percentuale parziale è del 41,55%, inferiore rispetto 5 anni fa quando avevano votato circa il 73,92% dei cittadini.
Nella regione Lazio, invece, la situazione sembra leggermente diversa, arrivando al 43,57% contro il 69,98% rispetto al 2018.
Il candidato alla segreteria del Pd, Stefano Bonaccini, ha definito un serio problema l’astensionismo del voto delle ultime elezioni, oltre che preoccupante:
“Penso che occorra darsi da fare per recuperare il valore del confronto e della partecipazione”.