Secondo la BBC, dall’inizio della crisi in Afghanistan sono state evacuate circa 82.300 persone e spostate in vari Paesi, principalmente Stati Uniti e Regno Unito. Se a Londra ne sono arrivate in totale 10 mila, solo nella giornata di martedì gli USA ne hanno portate in salvo 20.000: l’obiettivo è quello di cercare di salvare più persone possibile visto che si calcola siano circa 300 mila quelle a rischio, ovvero coloro che hanno collaborato con tutti i Paesi della NATO. Ma anche giudici, per esempio, in particolare donne: sono circa 250, hanno studiato negli Stati Uniti e hanno emesso sentenze in Afghanistan anche contro i talebani. Ora rischiano rastrellamenti.
Il nuovo termine fissato dai talebani per lasciare il Paese da parte dell’esercito americano è il 31 agosto, perciò si lavora giorno e notte per cercare di portare via più persone possibili. Anche perché la tensione sta crescendo sempre di più: i talebani stanno usando la violenza per fermare tutti coloro che cercano di raggiungere l’aeroporto di Kabul.
Afghanistan: rischio attentati kamikaze dell’ISIS
Ormai è dall’inizio dell’anno che l’Afghanistan vive una crisi profonda: da quando sono iniziate le operazioni di abbandono del Paese da parte degli eserciti stranieri, la situazione è sempre più nel caos. Si conta che siano 550 mila gli sfollati solo degli ultimi 8 mesi causati dagli scontri e dai combattimenti sempre più frequenti in tutto il Paese e il 60% di queste persone che hanno dovuto abbandonare la propria casa sono bambini.
In questa situazione estremamente delicata si insinua però il rischio di attentati: nella Capitale stanno arrivando guerriglieri dell’ISIS secondo gli agenti segreti americani e britannici, con il rischio concreto di attacchi suicidi in città dato che gli aeroporti al momento sono controllati, ma nella confusione potrebbe accadere di tutto.
Per questo motivo le operazioni stanno andando sempre più veloci: solo martedì sono partiti con direzione Stati Uniti cinque voli con a bordo più di 1.200 profughi ciascuno, che si lasciano alle spalle il proprio Paese per provare a salvarsi la vita.