Il 14 novembre è un giorno che segna l’Afghanistan e che la riporta indietro nel tempo. Sicuramente la popolazione non dimenticherà facilmente questo triste giorno. Perché è quello in cui il capo dei talebani ha deciso di ordinare alle sue milizie di far rispettare pienamente la Sharia.
La piena applicazione della Sharia significa che sono state reintrodotte nel Paese le punizioni pubbliche comprese le esecuzioni. Dopo 26 anni è tornata in vigore una delle delle leggi più discusse a livello internazionale. Soltanto 10 giorni dopo assistiamo alle prime punizioni corporali pubbliche che si sono tenute oggi all’interno di uno stadio con centinaia di spettatori in Afghanistan. E l’ombra del passato sta tornando prepotente e questa volta, nonostante non sia stato specificato, ha come obbiettivo principale le donne.
Afghanistan, piena applicazione della Sharia
In Afghanistan sono tornati al comando nel 2021 i talebani che hanno però precisato, al momento della formazione del governo, di non aver intenzione di privare le donne dei diritti acquisiti fino ad allora. I talebani nascono come gruppo armato che ha inizialmente combattuto contro le milizie filosovietiche per liberare il Paese.
Lo stampo islamico dell’organizzazione era noto da sempre, ma dopo la fine dell’Unione Sovietica e dopo il crollo del muro di Berlino, i talebani hanno acquisito consensi in Afghanistan. Questo perché la nazione era in preda al caos e i partiti in lotta tra loro e anche secondo le istituzioni internazionali il gruppo poteva rappresentare una stabilizzazione del potere. Venne così permesso loro di compiere l’esecuzione dell’allora capo di stato democratico afghano. Tutto ciò con il consenso dei caschi blu dell’Onu già presenti in Afghanistan.
Nel 1998 riuscirono ad andare alla guida del paese nonostante la maggior parte delle nazioni non considerasse ufficiale il governo talebano. In quegli anni si è consolidato il rapporto tra il gruppo dei talebani e al Qaeda, guidata Osama Bin Laden. Il leader attaccò nel ’98 le ambasciate statunitensi in Kenia e Tanzania e ciò provocò la reazione degli Usa che lanciarono 4 missili nell’Afghanistan del Nord con l’intento di colpirlo.
La tensione crescente è esplosa dopo l’attacco dell’11 settembre alle torri gemelle di New York. Da questo momento gli Usa insieme al Regno Unito e ad altre nazioni hanno avviato un’operazione militare in Afghanistan. La guerra ha portato distruzione e impoverito la popolazione del Paese e si è conclusa con il ritiro delle truppe straniere dal paese l’anno scorso, per ordine di Joe Biden.
Nel frattempo nel paese si era piano piano attuato il piano dei talebani ovvero creare un emirato basato sull’Islam e sul rispetto della Saharia, ovvero l’insieme di leggi morali e comportamentali che comprendono reati minori come furto e illeciti vari fino ai reati ritenuti più pesanti come l’adulterio. Le punizioni per chi non rispetta il codice morale islamico sono corporali e comprendono lapidazione, fustigazione e altre torture e il tutto avviene pubblicamente.
Nel momento in cui nel 2021 i talebani sono tornati al potere avevano assicurato alle istituzioni occidentali che non avrebbero toccato i diritti conquistati dal genere femminile. Il quadro odierno mostra una realtà completamente differente e ora, che la piena applicazione della Saharia è stata introdotta nuovamente, il Paese ripiomba nell’incubo.
Prime punizioni corporali pubbliche
Dopo che il 14 novembre il capo supremo dei talebani, Haibatullah Akhundzada, ha ordinato la piena applicazione della Sharia sono ricominciate le punizioni pubbliche in Afghanistan.
A sud di Kabul nella provincia di Logar sono state eseguite le prime fustigazioni pubbliche. La AP online ha dichiarato che sono state condannate dodici persone tra cui tre donne e hanno ricevuto dalle 21 alle 39 frustate a testa. Le accuse attribuite ai condannati sono di furto e adulterio.
Il governatore della regione ha inviato centinaia di inviti alla punizione pubblica che si è tenuta allo stadio della città di Pul Alam. Un funzionario locale, come riferisce l’Ansa, ha spiegato che è stato severamente vietato fare foto o video.
Alle donne in meno di un anno sono stati tolti tutti i diritti conquistati ovvero il diritto all’istruzione, il diritto a fare sport ma anche uscire sole e poter frequentare parchi pubblici e luna park. La limitazione della donna e la sua segregazione è una delle priorità del regine talebano.
Un momento difficile per il popolo afghano che sta affrontando anche una carestia importante che sta mettendo in ginocchio il Paese. Diverse interviste, come riportato dalla Rai, hanno mostrato padri che, data la mancanza di denaro e cibo, sono costretti a dare tranquillanti ai propri bambini prima di dormire perché spesso arrivano a sera affamati, stremati e in preda a crisi di pianto. Ora l’Afghanistan deve affrontare nuovamente uno dei regimi più duri che esistano.