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Afghanistan, i talebani vietano alle Ong di assumere donne

Afghanistan, le limitazioni e le restrizioni nei confronti delle donne continuano e ora è stato vietato alle Ong nazionali e internazionali di assumere donne. L’obbiettivo è non dare loro lavoro in un ambito dove è possibile allentare le regole imposte dal governo talebano. La campagna di discriminazione contro le donne sta procedendo velocemente.

Afghanistan, proteste per il diritto d’istruzione – Nanopress.it

Arriva proprio dopo aver annunciato lo stop del diritto di istruzione delle donne e escludendole dalle università. Una decisione degli ultimi giorni che ha smosso il mondo accademico femminile, che è stato colpito in uno dei diritti fondamentali e che sopratutto dava speranza alle giovani donne. Il sogno di un futuro migliore che può arrivare impegnandosi nello studio e nella cultura per poter seguire un percorso fuori dall’Afghanistan. Non è gradito al regime talebano però che le donne abbiano sogni e aspirazioni e tutti i progressi fatti negli ultimi decenni e aiutati dall’occupazione degli Stati Uniti, sono piano piano stati cancellati dal regime islamico talebano insediatosi al comando dell’Afghanistan nel 2021.

La persecuzione dei talebani verso le donne in Afghanistan

Il governo talebano è tornato al potere in Afghanistan nel 2021 con la promessa di usare linee meno rigide mantenendo ovviamente la propria identità islamica. Dopo che i talebani hanno ripreso il potere piano piano è cominciato un chiaro segnale di ritorno al passato che ora è più chiaro che mai e sarà difficile da gestire.

Le donne sono tornate ai tempi più bui della loro esistenza che sembravano essersi ammorbiditi negli ultimi anni. La presenza degli Usa aveva mitigato l’odio e la rigida imposizione delle leggi islamiche nei confronti delle donne. Purtroppo però il meccanismo islamico profondo che lega i talebani al rispetto estremo delle regole, soprattutto nei confronti delle donne, ha riportato il sistema politico nei loro confronti come prima delle conquiste femminili avvenute negli anni recenti.

Inizialmente sono state reintrodotte le norme che prevedono che le donne afghane non possano uscire senza accompagnatore. La limitazione è poi stata reso più rigida imponendo che l’uomo debba essere un parente stretto. Ma non solo, piano piano si sono viste negare le libertà acquiste come poter praticare sport e andare in piscina. Sono vietati anche parchi pubblici e luna park alle donne che, cosi, non possono più portare i loro figli insieme al marito.

Erano già arrivati segnali della volontà delle autorità governative di voler limitare alle donne il diritto d’istruzione, ma era stata risolta la questione. Apparentemente però, dato che pochi giorni fa è stato vietato al genere femminile di entrare nelle università. Gli atenei, sia pubblici che privati, hanno così dovuto necessariamente lasciare entrare soltanto gli uomini.

Le donne hanno manifestato per il loro diritto allo studio munite di cartelli contro il divieto e chiedendo di rispettare i diritti primari. Le autorità internazionali hanno subito espresso il dissenso in merito a questa limitazione che non può essere tollerata. Le associazioni umanitarie sono insorte e chiedono di non chiudere gli occhi davanti a ciò che sta capitando alla comunità femminile Afghana.

Divieto per le donne di lavorate nelle Ong nazionali e internazionali

Il governo talebano ha vietato alle organizzazioni no profit e umanitarie di assumere donne. La restrizione limita la libertà di movimento delle organizzazioni straniere e umanitarie che riuscivano così a dare un ambito differente e di confronto alle donne afghane ma anche solo una dignità lavorativa, che è molto importante per il benessere psicologico e rappresentava una sorta di ancora di salvataggio.

Il ministro dell’Economia Qari Din Mohammaed Hanif ha spiegato che la decisione deriva da pressioni e lamentele, che non possono essere ignorate dato che l’Afghanistan è strettamente legato all’Islam e alle sue leggi.

Il politico ha affermato:ci sono state gravi lamentele sul mancato rispetto dell’hijab islamico e di altre norme e regolamenti relativi al lavoro delle donne nelle organizzazioni nazionali e internazionali“, ha affermato il ministero che ha la responsabilità delle licenze per le ong che lavorano in Afghanistan. Ciò che emerge dal governo sono “denunce serie” a proposito di donne che lavorano nelle Ong e che non portano il velo in maniera corretta.

Non è chiaro se il divieto sia rivolto a tutte le donne o solo le afghane. Il ministero dell’Economia ha sottolineato che “in caso di inosservanza della direttiva la licenza dell’ente che era stata rilasciata da questo ministero sarà annullata”. 

Una ritorsione al genere femminile che ha sollevato malcontento e rabbia dato che piano piano si vedono calpestati i diritti delle donne afghane in ogni ambito. Tutto ciò che può rendere autonoma ed emancipata la donna è considerato ostile e viene rifiutato. Si vuole tornare a rendere la donna strettamente legata alla sfera familiare, senza potere decisionale ma legata all’obbedienza maschile. Il patriarcato sessista è qualcosa di radicato e i tentativi di intromissione da parte delle autorità internazionali innescano una reazione ancora più dura rispetto ai limiti per i quali emergono le polemiche.

Le proteste nate per il divieto di istruzione hanno trovato consenso anche da parte degli uomini e sopratutto da quello coinvolto nel mondo dell’istruzione sia come professori che come semplici studenti. Una reazione inedita in quanto il pensiero maschile verso le donne è omogeneo e la considerazione femminile è legata soltanto all’ambito della gestione della casa e a soddisfare il marito.

Le poche, ma per le donne afghane grandissime, conquiste fatte fino ad ora grazie all’intervento occidentale che avevano dato loro una parvenza di vita dove poter creare la propria identità ma rimanendo nel loro paese di origine. Ora invece la situazione riporta nelle giovani donne la speranza di poter lasciare l’Afghanistan per rincorrere una realizzazione personale e professionale.

Donne afghane protestano per il divieto allo studio – Nanopress.it

Il governo talebano dal suo lato spiega che le decisioni derivano da comportamenti non consoni alle regole imposte e che, se fossero state rispettate, non sarebbe stato necessario intervenire in questa maniera.

Le autorità internazionali hanno paura di nuove limitazioni e di una segregazione totale delle donne in Afghanistan, che riporterebbe la tensione nei rapporti tra stati e sicuramente l’intervento delle nazioni occidentali che però porterebbe ad una nuova fattura. Frattura che potrebbe generare un conflitto che è bene per tutto il mondo evitare.

Letizia De Rosa

Mi chiamo Letizia De Rosa, ho 35 anni e per molto tempo ho lavorato nell'ambito della mediazione finanziaria e immobiliare. Amo la natura e il suo potere rigenerante. Sono curiosa e ho, da sempre, fame di conoscenza e proprio per questo approfondisco minuziosamente ogni argomento negli ambiti più disparati. Imparare e conoscere è un punto focale della mia vita e ho sfruttato, così, un momento di difficoltà personale per dare finalmente un ruolo concerto alla mia più grande passione ovvero la scrittura, creando un connubio perfetto tra la penna e tematiche che mi appassionano come la geopolitica e i rapporti internazionali e diplomatici. Questo mi ha permesso, con grande orgoglio e dopo aver acquisito anni di esperienza, di occuparmi su Nanopress.it proprio di ciò che amo di più ovvero di news e dinamiche estere, comprese le relazioni tra Stati.

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