L’afghanistan sta affrontando un momento molto difficile in quanto tutte le conquiste, fatte da genere femminile nel ventennio di occupazione statunitense, sono, pian piano, state calpestate e i diritti umani sono tornati ad essere un fattore secondario per il governo talebano che ha ripreso potere nell’agosto 2021.
Piano piano sono riemersi tutti i divieti che un tempo erano stati aboliti grazie alla presenza truppe usa, che hanno cooperato con il vecchio governo afghano per vent’anni e sono riusciti a portare innovazione per le donne nel Paese e a far avere loro un ruolo lavorativo e, anche, la possibilità di poter studiare fino a quel momento negata.
Dal momento in cui i talebani hanno ripreso ufficialmente posto alle istituzioni governative e statali si è mostrato un, chiaro, ritorno al passato e al regime islamico duro e autoritario che è sempre stata la mira dei talebani.
La donna in Afghanistan, oggi, non può uscire da sola ed entrare nei negozi senza accompagnatore, neppure per generi di prima necessità o per medicinali. Ma sono stati reintrodotti, anche, i divieti di di poter accedere a piscine e palestre di praticare qualsiasi tipologia di sport. Oltre a questo emerge la problematica più importante che riguarda due aspetti conquistati dalle donne e che significavano per loro speranza e possibilità, ovvero il lavoro presso le ONG, sia nazionali che internazionali, e il divieto all’istruzione secondaria e all’università, che ha indignato le autorità internazionali.
Una situazione che veda una generazione speranzosa perdere, improvvisamente, tutte le conquiste e i punti fermi ottenuti fino ad oggi ma mostra, anche, un’attenzione particolare da parte della comunità internazionale che sta cercando, in ogni modo, di aiutare le donne afghane. Proprio per questo anche l’organizzazione delle Nazioni Unite ha deciso di muoversi e compiere azioni mirate, che vanno Incontro a possibili soluzione attuate insieme al governo talebano che è l’unico che può collaborare attualmente con le istituzioni dato che si trova al comando dell’afghanistan.
L’organizzazione delle Nazioni Unite ha chiesto un governo inclusivo all’Afghanistan il vice capo delle Nazioni Unite Amina Mohammed ha chiesto di formare un governo il piu possibile inclusivo in Afghanistan che “includa anche le donne”. In un’intervista rilasciata a TOLOnews, il funzionario delle Nazioni Unite ha spiegato che la comunità internazionale “ha una serie di principi” che l’Afghanistan in questo momento non riesce a soddisfare. Ha spiegato difatti che: “Un governo inclusivo, diversificato e rappresentativo. Significa che include anche le donne. Quindi sì, ci sono una serie di condizioni e principi direi che devono essere presi in considerazione dall’Afghanistan. È una decisione che prende l’Afghanistan. In questo momento, hai le autorità de facto con cui dobbiamo impegnarci“.
L’Onu crede e sostiene fermamente che le donne e le ragazze non possono essere escluse dalla società. Il responsabile dei diritti umani ha precisato anche: “Quando fai parte di una famiglia, ci sono principi, valori e accordo sul fatto che devi coesistere e la famiglia internazionale ha una serie di principi, ha norme, ha standard. L’Afghanistan oggi non li incontra e questa è la conversazione che dobbiamo avere è che non puoi escludere donne e ragazze dalla partecipazione nel loro paese. Hanno diritto. Sono cittadini. Sono partner e per così dire che non avrebbero un’istruzione che le autorizzerebbe a partecipare o che non sarebbero in grado di essere sul posto di lavoro che non permetterebbe anche ad altre donne di avere un servizio da parte delle donne “.
L’Emirato islamico nel frattempo ha affermato però anche le Nazioni Unite non dovrebbero imporre le loro richieste al popolo afghano ma che dovrebbe essere una discussione bilaterale senza imposizioni. Il portavoce dell’emirato islamico Zabiullah Mujahid a affermato: “Chiediamo alle organizzazioni e ai paesi chiave di considerare i desideri del popolo afghano a questo proposito e di non imporre i loro problemi al popolo afghano“.
Una delegazione delle Nazioni Unite guidata da Amina Mohammed ha visitato l’Afghanistan la scorsa settimana e ha tenuto colloqui con alti funzionari del governo talebano sull’istruzione e il lavoro delle donne.
La comunità internazionale non può restare in silenzio davanti alla privazione delle donne afghane, riguardo al diritto di istruzione e alla possibilità di poter lavorare, dato che anche il lavoro è qualcosa di essenziale ed estremamente importante che permette alle donne rimaste sole, vedove da combattenti talebani, di provvedere al sostentamento della propria famiglia e spesso si tratta di dover provvedere a numerosi figli da sole.
L’imposizione lavorativa è qualcosa che rischia di gettare tutto il popolo afghano, compreso la parte maschile virgola in una crisi ancora più profonda di quella che sta attraversando il paese in questo momento. Proprio su questo argomento emerge una notizia che ha dato uno spiraglio di luce alla comunità internazionale e si tratta della dichiarazione del ministero dell’economia afghano riguardo al lavoro delle cittadine all’interno delle organizzazioni non governative in Afghanistan.
Il ministro dell’economia afghano cerca una soluzione per il lavoro delle donne presso le ONG
Il ministero dell’Economia ha dichiarato oggi che sono in corso sforzi per consentire alle donne di lavorare nelle organizzazioni non governative (ONG). Abdul Rahman Habib, portavoce del ministero, ha affermato che le donne potranno lavorare nelle ONG che richiedono la loro presenza. Il portavoce ha poi precisato che: “Il lavoro delle donne nelle ONG è cessato per un po’ e sono in corso sforzi per trovare una soluzione equa e permettere alle donne di lavorare dove è richiesta la loro presenza”.
Husna Raufi che è proprietaria di un’attività di sartoria a Kabul, ha affermato che i suoi sforzi sono volti ad aiutare le donne fornendo loro opportunità di lavoro.
L’imprenditrice ha precisato: “Abbiamo avviato questa attività almeno un mese e mezzo fa in cui lavorano almeno 10 donne“. Nel frattempo ovviamente un certo numero di donne ha chiesto all’Emirato islamico di revocare tutte le restrizioni sulle donne nel Paese.
Tamanna, una ragazza impiegata nel lavoro in sartoria, ha affermato: “Chiediamo all’Emirato islamico di permettere alle donne di lavorare e ricevere un’istruzione. Dovrebbero anche rimuovere tutte le restrizioni sulle donne. Chiediamo all’Emirato islamico di fornirci opportunità di lavoro“.
Alle donne è stato vietato di lavorare nelle ONG e di frequentare le università nell’ultimo mese. La decisione ha portato alla sospensione delle attività di molte agenzie umanitarie, alcune delle quali hanno ripreso parte delle loro operazioni in Afghanistan. Queste richieste sembrano essere arrivate, insieme alle ammonizioni internazionali ai vertici talebani in Afghanistan e sembra che stiano cercando una soluzione, che vada incontro sia al credo islamico nazionale ma che riesca a dare opportunità di lavoro alle donne.
I talebani avevano motivato la decisione, di regredire in merito alle acquisizioni fatte dalle donne in termini di diritti e possibilità, precisando di aver ricevuto lamentele da parte di cittadini che sostengono la violazione delle leggi morali di islamiche all’interno di università e posti di lavoro. Secondo la legislatura islamica, adottata dai talebani, non è possibile che i luoghi frequentati dai cittadini afghani siano luoghi con presenza mista ma è, invece, essenziale tenere suddivisi i generi così come da regole islamiche presenti nel paese.
Il punto però più importante di tutti e l’utilizzo del hijab che sembra essere spesso violato all’interno di contesti come Le ONG. In realtà il patriarcato presente in Afghanistan che si appoggia, totalmente, alle leggi morali e islamiche della Sharia, quelle seguite anche dal governo iraniano, ciò comporta per la donna una condizione di inferiorità e soprattutto non vede di buon occhio il progresso femminile. Nella cultura vigente la donna intellettuale fa paura, in quanto può essere un problema e può risvegliare la coscienza popolare, che è sempre stata tenuta assopita è placata dalle autorità governative afghane. Le donne non devono avere opinione, obiettivi e la loro posizione è relegata all’ambito familiare ed obbedienza all’uomo.
Tutto il resto non è permesso e questo è qualcosa che purtroppo nessuna delegazione riuscirà mai a cambiare perché qualcosa di troppo profondo nella mentalità maschile islamica. È possibile, però, provare a integrare questa linea culturale con l’idea più occidentale, in modo che la donna possa rispettare le regole afghane e talebane mantenendo, però, un ambito attivo sociale, economico e lavorativo.
Per le donne l’importanza dell’istruzione è fondamentale quanto la possibilità di lavorare perché permette loro di avere una reale speranza per il futuro che preveda posizioni femminili all’interno delle istituzioni e del governo e, ci si augura a livello internazionale, che il governo talebano riesca a capire quanto le cittadine afghane potrebbero favorire il rifiorire del Paese, mettendo in campo le proprie conoscenze e abilità che, con tanta passione, hanno coltivato nel ventennio di occupazione statunitense.
Un arricchimento che, per l’Afghanistan, vorrebbe dire riuscire a gestire meglio la crisi attuale che sta schiacciando la popolazione e che vede le istituzioni implodere dall’interno. Il momento di stallo politico ha portato anche all’intensificarsi degli attacchi da parte delle milizie dell’Isis che, vedendo un momento di difficoltà del governo afghano, prova a reinserirsi indebolendo le autorità ma andando a colpire, anche, obiettivi differente come già avvenuto recentemente negli hotel della capitale o, sempre a Kabul, l’esplosione mediante kamikaze avvenuta all’esterno del ministero degli Esteri.
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