Afghanistan, nuove limitazioni dei talebani. I medici non potranno visitare le donne e aumenta il lavoro minorile

La condizione femminile sta peggiorando e va via via deteriorandosi irrimediabilmente dopo che negli ultimi decenni, per la prima volta, in Afghanistan si era quasi vista una situazione civile, che conviveva con la religione islamica senza oppressione, ma si trattava soltanto di un’espediente del regime islamico. I talebani in realtà volevano solo quanto tornare ad avere pieni poteri e gestire l’Afghanistan nuovamente. Un ritorno al pieno regime islamico autoritario, che ha già visto deteriorarsi irrimediabilmente la condizione popolare e è chiaro un ritorno al buio più assoluto.

Talebani Afghanistan
Afghanistan, talebani – Nanopress.it

Ora ai medici è vietato visitare le donne che, quindi si vedono in parte negato o comunque complicato, il poter eseguire visite di routine ma anche specialistiche. Ciò comporterà sicuramente un questione etica e umanitaria. Ciò che più preoccupa, però,  è quello che accadrà d’ora in poi alle donne afghane che tornano ad avere paura.

Agosto 2021 ha segnato il ritorno al comando dell’Afghanistan del governo talebano che aveva promesso, però, di attenersi al non violare diritti femminili e nel non riportare alle origini la condizione delle donne che, con tanto impegno, nel corso dei decenni di occupazione Usa avea  raggiunto traguardi importanti. Ora nulla ha più valore e ogni conquista ottenuta è stata calpestata brutalmente e l’Afghanistan sta sprofondando nell’oblio che credeva di aver ormai superato.

La condizione delle donne in Afghanistan dopo il ritorno dei talebani

La situazione in Afghanistan è delicata e necessità di attenzione da parte del autorità internazionali dato che, dal momento in cui sono tornati al potere e talebani con il loro regime islamico autoritario e rigido e soprattutto con il rispetto morboso verso le leggi morali e di castità e velo, hanno piano piano ricominciato a privare di diritti e a prendere nuovamente di mira soprattutto le donne che, qui, sono l’anello debole verrà società.

La parità di genere in Afghanistan non esiste e le donne sono considerate come un oggetto atto alla soddisfazione maschile e alla cura della casa e della prole. Le donne che dimostrano ambizioni o volontà particolari vengono brutalmente colpite e punite dalle autorità, che hanno reintrodotto di recente, dopo una votazione che ha visto una percentuale favorevole quasi all’unanimità la pena di morte e le punizioni pubbliche che erano da anni vietate.

Le donne hanno visto sottrarsi man mano tutto cio che avevano potuto costruire o sperare negli ultimi anni. Si tratta anche di semplici gesti quotidiani che per noi possono sembrare normalità ma che, per le donne afghane, valgono più di qualsiasi cosa. Dopo l’avvento delle truppe statunitensi, le donne avevano ripreso a fare sport e nuoto e a poter rientrare in luoghi fino a quel momento vietati. Avevano riconquistato anche il diritto allo studio e la possibilità di ricoprire ruoli lavorativi fino a quel momento impensabili.

Data l’apparenza che mostrava coesione e finalmente un equilibrio tra leggi islamiche e sviluppo personale, gli Stati Uniti hanno abbandonato il Paese e il governo afghano ha ripreso forma con i talebani. La donna ha cominciato ad essere privata del diritto di uscire da sola e, soprattutto, anche di quello di entrare da sola in negozi che comprendono anche beni di prima necessità come per esempio farmacie, per recuperare farmaci urgenti o anche beni alimentari.

Non basta avere un accompagnatore maschile qualunque ma deve essere un membro stretto della famiglia. Il genere femminile si è visto negare nuovamente il diritto allo sport e quello di poter entrare in piscina e palestre, ma anche nei parchi e nei luna Park dove, solitamente, le famiglie portano i figli nei giorni di festa. Una crudeltà inspiegabile e che punta a riportare alla completa sottomissione le donne.

Di recente ha fatto discutere l’intero pianeta il nuovo divieto introdotto dai talebani, che vieta l’istruzione secondaria e universitaria alle donne. Un colpo basso che colpisce il genere femminile in un ambito che sta molto a cuore e uni di quelli che continuava a dare speranza di un futuro pieno di possibilità lavorative, anche se spesso all’estero. Non contenti i talebani hanno introdotto anche il divieto per le ONG, sia nazionali che straniere, di assumere donne. Ciò comporta una catena di eventi che va ad influire in maniera drastica e repentina, gettando la condizione femminile in uno stato che è tra i peggiori mai visti fino ad oggi. Le donne sono molte volte sole a crescere numerosi figli a causa del fatto che i combattenti afghani e marito, hanno preso parte alle rivolte insieme ai gruppi ribelli e molte volte perdendo la vita. Pertanto dopo è la donna a dover lavorare per mantenere la famiglia e il vietare l’impiego nelle organizzazioni non governative limita loro la concreta possibili di mangiare.

Molte donne sono state assunte per poter arrivare alla popolazione afghana velocemente e aiutare, senza destare l’interesse dei talebani che non vedono di buon occhio gli aiuti occidentali e, soprattutto, hanno l’idea di dividere piuttosto che quella di cooperare e di creare coesione. Nonostante gli ammonimenti arrivati da tutto il mondo, sembra che il governo afghano non abbia la minima intenzione di fare retromarcia ma, anzi, sono emerse nuove limitazioni e anche un problema che sta crescendo costantemente.

Aumento del lavoro minorile e il divieto per i medici di visitare le donne

La motivazione che è stata dichiarata dai talebani per giustificare gli ultimi divieti imposti è quella che, in determinati ambienti, non vengono rispettate, in maniera sempre crescente le leggi islamiche, che in Afghanistan prevedono la suddivisione degli ambienti pubblici con spazi adibiti solo a uomini e altri soltanto alle donne. Questo mischiarsi di genere continuo, ha portato a lamentele verso le istituzioni statali, che non possono ignorare le denunce arrivate da cittadini afghani che segnalano il problema. Anche il velo in Afghanistan assume un valore importantissimo e il fatto che le donne afghane vengano lasciate libere di utilizzarlo o meno è, per il governo, come cadere nella corruzione delle nazioni occidentali e venir meno a ciò che conta realmente per il governo afghano ovvero la totale devozione all’islam e il completo rispetto dei codici morali e sociali.

Il fatto che le donne abbiano perso, in gran parte il lavoro, ha fatto aumentare un fenomeno preoccupante ed altamente allarmante ovvero quello del lavoro minorile. La condizione della popolazione, come spiegano le associazioni umanitarie presenti, è complicata e difficile da gestire, in quanto la comunità afghana è diffidente a causa della paura di ripercussioni da parte dei talebani dato che si può incappare in dure punizioni corporali, che rischiano di diventare morte. ciò interrompe il prezioso lavoro delle Ong che sono preoccupate per il futuro di un popolo lasciato allo sbando.

Un nuovo divieto introdotto dalle autorità talebane è quello di limitare i medici, ovvero togliere la possibilità al medico di visitare le donne, rendendo così difficile le cure anche in caso di un problema urgente, dato che le dottoresse in Afghanistan sono davvero un numero limitato. Le donne quindi ora rischiano di rimanere senza cure mediche e tutto ciò è pilotato dalla stessa volontà dei talebani di renderle emarginate e sottomesse. La salute in Afghanistan è precaria e di recente si è anche avuto un’epidemia di colera che si sta sviluppando velocemente anche in altre nazioni del Medio Oriente. Continua a peggiorare la crisi umanitaria e sociale, che già grava, pesantemente, sui cittadini afghani.

Esecuzioni pubbliche talebani
Esecuzioni e punizioni pubbliche dei talebani in Afghanistan – Nanopress.it

Qui nasce ora la necessità di formare nuove dottoresse che possano prendere in cura le tante donne afghane. Lo spiega il Washington Post in un lungo reportage pubblicato sul proprio sito, che illustra tante storie che vedono le donne protagoniste. Si tratta di dottoresse e pazienti e nel reportage viene raccontata anche la storia di Omeida Momand che lavora in un ospedale femminile di Kabul. Durante il giorno si occupa delle pazienti nel reparto di ginecologia e gestisce le madri con gravidanze ad alto rischio, mentre di notte tratta dei cesarei d’urgenza.

Non ha abbandonato l’Afghanistan, nemmeno quando i talebani hanno ripreso il potere, perché sapeva benissimo che la condizione femminile sarebbe stata privata di qualsiasi diritto anche sanitario. Nella società islamica  conservatrice infatti le donne dovrebbero essere assistite da altre donne, per questo la sua scelta è in contrasto con il governo talebano.

 

 

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