Da quando i talebani sono tornati al potere in Afghanistan lo scorso 15 agosto, si è diffuso tra la popolazione un sentimento di paura e terrore, memore del loro dominio passato. In particolare nella capitale Kabul, le persone tentano di raggiungere l’aeroporto per lasciare il paese tramite gli aerei che stanno riportando a casa militari e diplomatici occidentali, oltre che i collaboratori locali che hanno aiutato in questi anni.
Caos, panico, genitori che fanno passare i loro bambini al di là delle mura di recinzione nella speranza che qualcuno possa prenderli sotto la propria protezione e portarli in Europa o negli Stati Uniti: una soluzione drastica ma necessaria per sfuggire alla paura e alla vendetta dei talebani. Infatti, c’è poca fiducia nella loro promessa di rispettare i diritti delle donne e i diritti umani in generale.
Nelle città di Asadabad e Jalabad ieri ci sono state delle proteste in concomitanza con anniversario dell’indipendenza dalla Gran Bretagna avvenuta nel 1919: i miliziani hanno sparato dei colpi per disperdere la folla e ci sarebbero stati circa 4 morti, non si sa ancora se è colpiti da proiettili o calpestati dalle persone in fuga.
Sono 8.500 i collaboratori afgani che sono già stati portati fuori dal paese e messi in sicuro nei vari paesi occidentali: si cerca di farli partire il più velocemente possibile perché c’è il timore che vengano arrestati e giustiziati dai talebani in quanto amici degli stranieri. Già ora sono iniziati gli arresti e le minacce di morte sia a chi aiutato sia alle loro famiglie: molti di loro si sentono abbandonati e sostanzialmente condannati a morte.
Non sono ancora terminate tutte le operazioni di evacuazione dall’Afghanistan, anche dell’esercito statunitense, di fatto in ritardo sulla tabella di marcia: i soldati però non escono dall’aeroporto e si limitano a rimanere nella zona coordinando le operazioni. Gli Stati Uniti comunque hanno spedito un jet F-18 per sorvolare e controllare la Capitale per tenere sotto controllo eventuali azioni terroristiche.
Intanto i talebani hanno iniziato a ostacolare l’arrivo all’aeroporto bloccando alcuni passaggi forzati delle strade che lo collegano alla città: chi resta è potenzialmente un profugo e si apre un nuovo scenario di emergenza. Il confinante Pakistan ne sta già ospitando 4 milioni e ha deciso di chiudere le frontiere, mentre l’Uzbekistan in pochi giorni ne ha già accolti 1500. Il G7 dei ministri degli Esteri si è già riunito d’urgenza: la priorità per ora va ai collaboratori locali.
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