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Afghanistan, sette Ong sospendono le attività: la crisi umanitaria ed economica dilaga

L’Afghanistan sta vivendo un repentino peggioramento delle condizioni sociali e umanitarie, ora sale a sette il numero delle Ong che hanno deciso di interrompere le proprie attività nel Paese. Questo esaspera e alimenta la crisi umanitarie e economica che già grava enormemente sul popolo afghano e va toccate sensibilmente il genere femminile. 

Afghanistan, donne protesta per i propri diritti – Nanopress.it

La causa è stato il bando del governo talebano che ha imposto, tassativamente, alle organizzazioni non governative, nazionali e internazionali, il divieto di assumere donne. Una scelta che va a toccare un altro ambito prezioso per le donne dato che, oltre a fornire loro sostentamento e un impiego, funge anche da valvola di sfogo e rifugio da soprusi e abusi.

Quello che sta accadendo alle donne è inaccettabile e necessità di un intervento immediato per ristabilire l’equilibrio, che è stato necessario per ridare fiducia dopo anni ai talebani nel 2021. Solo la linea di condotta raggiunta in decenni di occupazione da parte degli Stati Uniti ha permesso al governo talebano di riprendere il controllo dello Stato. Gli Usa hanno lasciato il territorio afghano formando insieme ai rappresentanti talebani il governo. Con la clausola di rispettare la violazione dei diritti umanitari e soprattutto quelli delle donne. Tutto ciò che era stato conquistato dal genere femminile è stato ora, nel giro di pochi mesi, calpestato senza pietà.

La donna in Afghanistan viene privata nuovamente dalla propria identità

In Afghanistan la situazione sta repentinamente sfuggendo di mano al governo dei talebani, che si sta accanendo in maniera crudele verso le donne e le sta privando di ogni conquista, che aveva dato loro la visione di un futuro possibile anche nel proprio Paese. La realtà dei fatti è che lo scopo dei talebani è quello di dimostrare di riavere a tutti gli effetti il potere in mano e di avere ora la potenza e la facoltà di opporsi anche all’occidentale.

Gli Stati Uniti hanno lasciato il paese, dopo anni e anni nei quali alle donne sono state concesse libertà, che per noi possono sembrare niente ma per loro significa avere uno spiraglio di vita normale. Ora da quando ad agosto 2021 il comando dell’Afghanistan è tornato sotto il regime islamico si è visto un cambiamento, inzialmente lento, che però ha poi avuto un sussulto inatteso, ma forse prevedibile, che ha rigettato nel buio la nazione e in particolar modo il genere femminile.

Sono stati introdotti nuovamente divieti femminili come quello di non poter uscire,  nemmeno entrare nei negozi, senza accompagnatore e deve essere necessariamente un parente stretto. Arrivando fino al divieto di studio che ha sollevato indignazione e vuole privare le donne di qualcosa che è uno dei diritti fondamentali dell’individuo ovvero l’istruzione. Fino ad arrivare anche alle limitazioni quotidiane che creano disagi e disuguaglianze in famiglia come il divieto di accedere ai parchi pubblici e ai luna park con la famiglia.

La segregazione è uno dei principali obbiettivi dei talebani, ai quali lo sviluppo della donna spaventa e per loro è necessario tenere sotto controllo e addomesticata la figura femminile. Che non gode della stessa importanza dell’uomo ma è vista come una figura obbediente all’uomo ma senza obbiettivi e aspirazioni. Tutte cose che secondo il governo talebano vanno contro la linea islamica alla base della società talebana, che vede la donna limitata alla soddisfazione dell’uomo.

Il divieto arrivato per le Ong di assumere donne ha gettato ancora più nel caos e nella disperazione le donne afghane, che vedono spegnersi i propri sogni e il futuro torna ad essere qualcosa che non rispecchia le proprie aspirazioni di vita.

Sette Ong sospendono le attività e la crisi umanitaria peggiora

Il bando con il quale le autorità talebane hanno deciso di vietare alle Ong di assumere personale femminile ha indignato le autorità internazionali che stanno cercando una soluzione per intervenire ma cercando di evitare azioni che vagano a rendere ancora più problematica la quotidianità delle donne afghane.

Il ministero degli Esteri talebano ha spiegato che la decisione è stata necessaria a seguito di segnalazioni e lamentele arrivate riguardo alle infrazioni commesse in tale ambito nei confronti delle leggi islamiche. Ha affermato: “Ci sono state gravi lamentele sul mancato rispetto dell’hijab islamico e di altre norme e regolamenti relativi al lavoro delle donne nelle organizzazioni nazionali e internazionali “.

Le organizzazioni che hanno deciso di prendere posizione sono Save the Children, il Norwegian Refugee Council e Care International. A loro si sono uniti l’International Rescue Committee, che annovera oltre tremila afghane nel proprio staff, Christian Aid e Action Aid, mentre l’Islamic Relief ha sospeso le attività meno essenziali e ha la denunciato che il bando “avrà un impatto umanitario devastante su milioni di persone vulnerabili” .

Questa situazione ha reso difficile aiutare la popolazione per le Ong presenti e molto attive in Afghanistan. La crisi economica e quella umanitaria sono destinate a peggiorare con questa scelta del vietare di dare lavoro alle donne perché le Ong sfruttavano anche questo mezzo per aiutare i più diffidenti e paurosi che vedevano coinvolti nell’organizzazione anche connazionali. Non sarà possibile aiutare giornalmente le donne afghane che non si faranno mai raggiungere da figure maschili e sopratutto in presenza dei loro figli.

Questa scelta va oltre al lato economico che sicuramente soffrirà ulteriormente ma la realtà è che questa crisi umanitaria che tocca in particolar modo le donne avanza imperterrita e sta togliendo indentità e umanità alle donne. In Afghanistan si è tornati anche alle esecuzioni pubbliche e gli inviti per i cittadini che sono invitati ad assistere vengono recapitati tramite posta.

Afghanistan, talebano – Nanopress.it

Un ritorno al passato che dovrebbe allarmare immediatamente dato che, ciò che sta accadendo negli ultimi giorni, preannuncia già che la partita per i talebani è soltanto cominciata e sembra avere il sapore del passato e dei rancori che sembravano essere assopiti ma in realtà sono più vivi che mai.

Le autorità internazionali sono in allerta e le donne afghane chiedono aiuto e sostegno per poter studiare e avere una vita normale. I social sono stati lasciati attivi nonostante la censura sia molto pesante in Afghanistan, così è stato possibile vedere le rivolte delle donne contro il divieto di istruzione e il dissenso di professori e accademici maschi.

 

 

Letizia De Rosa

Mi chiamo Letizia De Rosa, ho 35 anni e per molto tempo ho lavorato nell'ambito della mediazione finanziaria e immobiliare. Amo la natura e il suo potere rigenerante. Sono curiosa e ho, da sempre, fame di conoscenza e proprio per questo approfondisco minuziosamente ogni argomento negli ambiti più disparati. Imparare e conoscere è un punto focale della mia vita e ho sfruttato, così, un momento di difficoltà personale per dare finalmente un ruolo concerto alla mia più grande passione ovvero la scrittura, creando un connubio perfetto tra la penna e tematiche che mi appassionano come la geopolitica e i rapporti internazionali e diplomatici. Questo mi ha permesso, con grande orgoglio e dopo aver acquisito anni di esperienza, di occuparmi su Nanopress.it proprio di ciò che amo di più ovvero di news e dinamiche estere, comprese le relazioni tra Stati.

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