Riceviamo e pubblichiamo volentieri l’opinione di Elio Lannutti, presidente Adusbef e già Senatore della Repubblica, a proposito delle agenzie di rating, contributo già proposto sul sito Adusbef.
Nella sua attività sindacale, giornalistica e politica Lannutti è stato particolarmente attento alla difesa dei diritti economici dei cittadini.
Nella sua ultima pubblicazione “Diario di un senatore di strada, la mia battaglia contro banche e lobby di palazzo” Lannutti racconta i suoi cinque anni da senatore dell’Italia dei Valori e le battaglie per portare trasparenza nel Palazzo.
Abituate da decenni a giudicare con prezzolati rating ad orologeria, su solidità degli Stati sovrani, banche ed aziende quotate sui mercati, non rassegnandosi ad essere state portate in Tribunale dall’Adusbef per manipolazione dei mercati ed altri gravi reati, dopo averle tentate tutte con la sicumera dei potenti per non essere giudicate a Trani, e sollevando competenza territoriale ed altri stratagemmi processuali tutti respinti dal Gup di Trani Angela Schiralli, Standar & Poor’s, che assieme a Fitch andrà a giudizio il 4 febbraio 2015, ha già emesso un verdetto di autoassoluzione.
Afferma Standard & Poor’s, in un lancio ripreso dall’Ansa: «S&P, accuse infondate, saremo assolti. Crediamo fermamente che queste accuse siano completamente infondate e non supportate da alcuna prova”. Lo afferma in una dichiarazione S&P dopo il rinvio a giudizio deciso dal gup di Trani. “Abbiamo sempre svolto il nostro ruolo con coerenza, fornendo una opinione indipendente sul merito di credito dell’Italia in linea – spiega la società – con le nostre metodologie internazionali, con i nostri standard di qualità e integrità, e con la regolamentazione europea».
Peccato che nelle carte processuali ci siano prove abbondanti, le classiche “pistole fumanti” (mail ed intercettazioni telefoniche), che inchiodano Standard & Poor’s ed i suoi analisti Eileen Zhang, Frank Gill, Moritz Kraemer, il responsabile di S&P per l’Europa, Yeann Le Pallec, l’ex Presidente, Deven Sharma, e la società nella persona del legale rappresentante David Pearce, alle sue precise responsabilità manipolatorie.
Mail ed intercettazioni telefoniche, la prova regina che sia stata falsata l’informazione ai mercati finanziari e manipolato il mercato da manager ed analisti di S&P, accusati di aver fornito “intenzionalmente” ai mercati finanziari – tra maggio 2011 e gennaio 2012 – quattro report contenenti informazioni tendenziose e distorte sull’affidabilità creditizia italiana e sulle iniziative di risanamento e di rilancio economico adottate dal governo italiano, «per disincentivare – secondo l’accusa – l’acquisto di titoli del debito pubblico italiano e deprezzarne, così, il valore». L’ultimo report sotto accusa è quello con cui S&P, il 13 gennaio 2012, decretò il declassamento del rating dell’Italia di due gradini (da A BBB+).
Il giorno in cui Standard & Poor’s declassò l’Italia infatti, il 13 gennaio 2012, esprimendo giudizi negativi anche sulle banche, il responsabile per gli istituti di credito di S&P, Renato Panichi, inviò una mail agli autori del report contestando loro di aver espresso giudizi contrari alla realtà sul sistema bancario. La mail, sequestrata nei mesi scorsi, letta dal pm di Trani, Michele Ruggiero, nel corso della sua discussione all’udienza preliminare (a porte chiuse) in cui sono imputati sei tra manager e analisti S&P, prove solidissime, inchioda l’Agenzia alle sue responsabilità.
Il contenuto delle intercettazioni compiute durante le indagini e la mail interna sequestrata (nella quale è contenuta l’affermazione di presunti errori nei report sulle banche italiane), confermano l’inattendibilità dei giudizi di rating espressi da S&P sull’Italia, gravissimi elementi di prova che fanno emergere contrasti tra analisti al vertice della società di rating e la deliberata volontà di declassare l’Italia pur in assenza dei presupposti, come implicitamente dichiarato nella missiva dagli stessi analisti il 13 gennaio 2012, giorno stesso del declassamento.
Adusbef, che dopo aver denunciato i colossi del rating ed aver difeso l’inchiesta con il vicepresidente Avv. Antonio Tanza, grata al Pm Michele Ruggiero, al Procuratore Capo Carlo Maria Capristo ed alla Guardia di Finanza, per il lavoro certosino che inchioda la grave responsabilità dell’agenzia anche nella caduta del Governo, poiché già nell’agosto 2011, tre mesi prima delle dimissioni del premier Berlusconi, in una mail interna, analisti della società parlavano del probabile ricorso ad un governo tecnico, alterando in tal modo le successive valutazioni sul rating, nel ricordare che Fitch e S&P rischiano oltre alla condanna penale prevista dal codice di procedura, un risarcimento danni allo Stato ed ai cittadini gravemente danneggiati, di 120 miliardi di euro, come quantificato dal procuratore della Corte dei Conti Raffaele De Dominicis, rivolge un appello ai risparmiatori (possessori di Bot,Btp e Titoli di Stato) a costituirsi parte civile al processo.
Adusbef infine, non avendo sicumera, arroganza e doti di preveggenza di potentati padroni dell’universo come queste agenzie di rating, pagate dai committenti e non dagli investitori, azzeccagarbugli portatrici di conflitti di interessi che hanno mostrato la loro evidenza negli scandali finanziari mondiali, come Enron, WorldCom, Parmalat, i mutui Sub-Prime, Lehman Brothers, certificati come prodotti finanziari di massima affidabilità spacciati sui mercati globalizzati, che hanno poi generato la crisi sistemica, perdendo in tal modo la loro residua credibilità, evidenzia che l’art.185 del TUF (Testo Unico Finanza) Dlg 58/98, commina una pena da 2 a 12 anni per reati manipolativi, quindi non si potrà contare sulla prescrizione fino al 2014.
Il modulo pubblicato sul sito www.adusbef.it ed altri siti regionali, da riempire e trasmettere alle sedi Adusbef per la costituzione di parte civile, che comporta l’unica spesa di iscrizione all’associazione.
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