La sua tecnica, sempre uguale, lo ha portato probabilmente a essere individuato. V.Z., impiegato di banca apparentemente irreprensibile, nascondeva invece una seconda natura da stupratore seriale. Prima agganciava le prede su Badoo, un po’ di chiacchiere in chat, quindi passava a Whatsapp e, infine, arrivava l’invito a casa (con una scusa), una villetta di Roma. A suo carico, al momento, ci sono due accuse di violenze sessuali da parte di due ragazze, a distanza di anni. Che hanno svelato il suo modus operandi.
L’impiegato, 30 anni e di buona famiglia, single, portava le ragazze che aveva invitato a casa in garage. E qui avveniva la violenza sessuale. Come ha raccontato una delle due vittime, 21 anni, abusata nel 2012: “Appena messo piede in casa, mi ha aggredita, in garage e in camera da letto. Non ho fiatato. Ho avuto paura che alla fine mi volesse ammazzare”. L’impiegato è a processo. Anche perché nell’ottobre del 2014 lo ha rifatto. Come ha raccontato la seconda vittima: “Era cortese e gentile, ma una volta in garage mi ha violentato”.
Al momento, l’autore degli stupri continua a dichiararsi innocente, sostenendo che le due ragazze fossero consenzienti. C’è anche la dichiarazione di una mamma: “Mia figlia disse che sarebbe andata al pub con lui, un’ora dopo è rientrata ed è scappata nella sua stanza. Era scossa. Alla fine mi ha raccontato che quel ragazzo l’aveva portata in casa con una scusa e poi l’aveva spinta dentro. L’ho portata in ospedale. E al mattino in un centro anti violenza”.
La vittima ha spiegato: “V.Z. mi disse che prima di andare al pub doveva cambiarsi la tuta. Era venuto a prendermi sotto casa, alle 11 di sera, dopo avermi mandato un sms: Ti va un pub? Era un po’ che non lo vedevo. A casa poi si è trasformato in un mostro. La violenza in garage e in camera da letto. Quando mi ha portato in cucina, ho pensato che mi volesse ammazzare con un coltello. Invece mi ha offerto dell’acqua. Ero terrorizzata”.
Come scrive ‘Il Messaggero’, dopo la prima denuncia non erano state decise misure cautelari poiché la prima ragazza, nei mesi precedenti, aveva mandato all’amico sms di tipo sessuale e foto in cui indossava solo slip e reggiseno. Dopo la seconda denuncia, però, i carabinieri di Boccea hanno deciso di intervenire. L’inchiesta ha preso la svolta e oggi, a Roma, è iniziato il processo a carico del trentenne.
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