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Categories: Cronaca

Aggressione col machete al capotreno a Milano: pene ridotte ai tre responsabili

Pene ridotte ai tre membri della gang di latinos Ms-13 condannati per l’aggressione con un machete al capotreno Carlo di Napoli, ferito nella stazione di Villapizzone a Milano l’11 giugno 2015. La Corte d’Appello di Milano ha escluso l’aggravante dei futili motivi dalla condanna di primo grado a carico di José Rosa Martinez, Jackson Lopez Trivino e Andres Lopez Barraza, che dovranno scontare, rispettivamente, 12 anni, 14 anni e 10 anni di carcere, confermando l’assoluzione per gli altri imputati. La decisione della corte ha lasciato un po’ di amaro in bocca alla vittima che oggi è tornato al lavoro ma, non potendo più guidare un mezzo, è passato al ruolo di istruttore. “La mia vita è cambiata moltissimo da quel giorno”, ha dichiarato Di Napoli fuori dall’Aula. “Quello che è accaduto a me, poteva succedere a chiunque. Solo la certezza della pena può impedire che fatti come questi accadano ancora”.

I giovani latinos facevano parte della Banda sudamericana degli Ms-13, i Mara salvatrucha: Josè Emilio Rosa Martinez, 19 anni, Jackson Jahir Lopez Trivino, 20 anni, ecuadoriani e Garcia Royas Alexis Ernesto, 20enne originario di El Salvador con precedenti per associazione per delinquere, lesioni e rapina, erano stati rintracciati dalla polizia vicino alla loro base ad Affori, vicino al parco di Villa Litta.

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L’aggressione è avvenuta la sera dell’11 giugno 2015. Il controllore era sul treno che proveniva da Expo verso Milano e si è avvicinato al gruppetto di 4 o 5 ragazzi sudamericani, chiedendo loro il biglietto. I ragazzi non avevano fatto il biglietto e hanno avuto una reazione molto violenta. Uno di loro ha estratto dallo zaino un machete e ha aggredito il controllore del treno. Il tutto è successo a Villapizzone, alla periferia nord ovest della città, zona che di sera è quasi deserta.

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Si è avvicinato anche un altro controllore fuori servizio, per cercare di aiutare il collega, ma non c’è stato niente da fare, è stato colpito anche lui, riportando un forte trauma cranico. Di Napoli è stato colpito furiosamente. Sembrava che dovesse essergli amputato un braccio, ma dopo un lungo intervento chirurgico all’ospedale Niguarda di Milano è stato evitato il peggio.

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Subito è scattata la chiamata al 112 e sono arrivati gli investigatori della polizia ferroviaria. I poliziotti hanno visto due giovani che si allontanavano. Hanno provato ad inseguirli e a bloccarli. Secondo la prima ricostruzione, sarebbe emerso che uno dei due presentasse delle tracce di sangue. L’altro ragazzo, invece, avrebbe avuto tutte le caratteristiche corrispondenti alle descrizioni che alcuni testimoni hanno fornito agli investigatori.

Sono state effettuate delle verifiche durante tutto il corso della notte. Contemporaneamente gli agenti hanno cercato anche gli altri aggressori. Gli investigatori hanno verificato anche le immagini tratte dalle telecamere della stazione. Successivamente è risultato che i due fermati dagli agenti siano sospettati di appartenenti ad una gang di latinos. Tra l’altro uno dei due era già stato indagato in passato per vicende molto simili. I due sono stati ascoltati a lungo in questura. Dagli interrogatori sono emersi nomi degli altri membri della banda,

Carlo Di Napoli, 32 anni, è il capotreno aggredito. In ospedale ha parlato con il segretario lombardo del PD, Alessandro Alfieri: “Ho avuto molta paura, ma ora mi sento più sollevato: la cosa più importante è che potrò riabbracciare la mia bimba di 5 mesi“. L’uomo, che ha subito un delicato intervento chirurgico, ha spiegato di aver intuito che “c’era una situazione strana e per questo ho chiesto al mio collega se poteva stare ancora un po’ con me nonostante avesse finito il turno“.

I medici hanno affermato: “Il ferito aveva una lesione grave da fendente al braccio sinistro, lesione che ha portato a una sub-amputazione. Si è cercato di recuperare la funzionalità del braccio e la prognosi verrà sciolta nei prossimi giorni“. Sull’argomento è intervenuta anche la moglie del capotreno, che ha lasciato un messaggio sulla sua bacheca di Facebook: “Questa è la notte più brutta e lunga della mia vita, mio marito è una roccia, anzi la nostra roccia“. Poi ha aggiunto: “Non pensavo di essere circondata da così tante persone che ci vogliono bene! Grazie, io non mollo e neanche Carlo!“.

Di Napoli è stato sottoposto ad un intervento chirurgico che è durato 8 ore, dalle 23.40 di giovedì 11 alle 6.30 di venerdì 12 giugno. Secondo quanto si apprende da alcune fonti dell’ospedale, si sarebbe trattata di una lesione molto grave, ma “il braccio per il momento è salvo“. I medici hanno spiegato: “Si è cercato di preservare la funzionalità dell’arto, ma solo nei prossimi giorni si potrà sciogliere la prognosi se tutto è andato a buon fine“. I colleghi hanno riferito che il capotreno ha sorriso loro e ha iniziato a muovere le dita. Poi hanno spiegato: “Siamo abituati agli incidenti, ma questa cosa è terribile“. L’altro controllore rimasto ferito nell’aggressione, che era intervenuto per aiutare il collega, è in condizioni meno gravi e si trova all’ospedale Fatebenefratelli.

Sulla vicenda è intervenuto il presidente della regione Lombardia, Roberto Maroni, che ha spiegato: “Chiederemo di mettere i militari e la polizia per contrastare questi fenomeni“. E poi ha aggiunto: “Sì, certo, è legittima difesa, voglio qualcuno che impedisca queste cose e se è necessario sparare, spari“. Il governatore lombardo ha fatto visita in ospedale a Di Napoli: “Ho voluto portargli la mia solidarietà, gli ho detto che Regione Lombardia si batterà perché si approvino misure per impedire il verificarsi di simili episodi. Abbiamo chiesto l’intervento dei militari e della polizia“.

Anche Matteo Salvini, segretario della Lega Nord, ha voluto dire la propria opinione sul fatto tragico, affermando: “Questi non hanno più paura di niente. Altrimenti non andrebbero in giro con un machete nello zaino“. Fabrizio Cecchetti, vicepresidente del consiglio regionale, della Lega Nord, ha commentato con queste parole: “Si è superato ogni limite, così non si si può andare avanti. La Regione pensi seriamente alla possibilità di istituire un corpo di vigilantes da impiegare per la sicurezza e pattugliare e presidiare treni e altri mezzi pubblici“.

Giorgio Rini

Giorgio Rini è stato collaboratore di Nanopress dal 2014 al 2017, occupandosi principalmente di politica, cronaca e spettacoli.

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