Classe 1978, Agitu Ideo Gudeta aveva lasciato nel 2010 la natia Etiopia fuggendo in Italia, dove aveva ottenuto lo status di rifugiata. Stabilitasi a Frassilongo, nella Valle dei Mocheni in Trentino, qui aveva avviato la sua attività La Capra Felice: un allevamento di una cinquantina di capre mochena, razza locale in via d’estinzione, col quale produceva prodotti caseari che vendeva nei mercati trentini. Aveva scelto questa zona perché in gioventù aveva studiato sociologia all’Università di Trento, salvo poi dover rientrare in patria.
Ieri, Gudeta è stata trovata assassinata nel suo appartamento a Maso Villalta. Dopo aver mancato un appuntamento di lavoro nel quale doveva presentare l’ampliamento degli spazi della sua attività, sono state allertate le forze dell’ordine. Sempre puntuale, la sua assenza era risultata alquanto sospetta. Una volta entrati, i carabinieri hanno constatato il decesso dell’attivista, uccisa con un martello.
Agitu Ideo Gudeta era molto ben integrata nella comunità in cui risiedeva, pur essendoci stati in passato episodi di razzismo. Infatti, nel 2018 fa aveva denunciato un vicino per continui insulti e minacce, sfociati anche in un’aggressione fisica. La vicenda si era conclusa con una condanna all’uomo di 9 mesi per lesioni più 50 euro di multa, un risarcimento danni di 2.000 euro e 3.500 euro di spese legali. Egli, di contro, aveva definito la querelle una semplice lite tra vicini e non una questione razzista.
La solidarietà era giunta da più parti, anche dalla giunta provinciale dell’epoca, e la donna aveva raccontato pubblicamente la sua vicenda. Lasciatasi alle spalle le minacce di morte ricevute quando viveva ad Addis Abeba e si batteva contro l’esproprio delle terre da parte delle multinazionali, era arrivata nel nostro paese per portare avanti progetti sociali e di integrazione.
Ieri, subito dopo la scoperta del corpo senza vita, è stato immediatamente contattato colui con cui Gudeta aveva avuto il conteso, salvo risultare totalmente estraneo ai fatti. È stato però anche fermato e ascoltato un collaboratore della donna Adams. Il 32enne di origine ghanese, dopo un lungo interrogatorio, ha confessato di aver assassinato la sua datrice di lavoro.
L’avrebbe assassinata a martellate per una questione di soldi: secondo il reo confesso, era andato a chiederle di pagargli lo stipendio arretrato, ne era quindi derivato un alterco sfociato in tragedia.
Nei prossimi giorni verrà effettuata l’autopsia, che chiarirà la natura delle lesioni sul corpo della donna e la dinamica dei fatti.
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