L’Agenzia italiana del farmaco (AIFA) ha autorizzato la somministrazione della terza dose dei vaccini a mRNA contro il Coronavirus prodotti da Pfizer/BioNTech (Comirnaty) e Moderna (Spikevax). Al momento saranno interessate solo alcune categorie, quelle più a rischio per gli effetti del COVID-19, soprattutto in presenza della variante Delta: immunodepressi, over 80 e ricoverati delle Rsa.
Si tratterebbe di una platea di circa 9 milioni di persone.
In caso di prime dosi con vaccini a vettore adenovirale (Astrazeneca e Johnson & Johnson), la terza dose potrà essere somministrata con uno dei due vaccini autorizzati (Pfizer e Moderna, per l’appunto).
In caso di mancanza dello stesso tipo di vaccino a mRNA rispetto alle prime due dosi, si potrà somministrare la terza dose con l’altro vaccino disponibile a mRNA (prime due dosi con Pfizer e poi terza con Moderna e viceversa).
La terza dose per gli immunodepressi
Rientrano in questa definizione chi ha subìto un trapianto di organo solido e i soggetti che presentino, sulla base della valutazione clinica, un livello di immunocompromissione assimilabile.
La terza dose sarà somministrata dopo almeno dopo almeno 28 giorni dall’ultima somministrazione per i soggetti maggiori di dodici anni per il vaccino Pfizer e per i maggiori di diciotto anni per il vaccino di Moderna.
Fanno parte di questa categoria circa 3 milioni di italiani.
La terza dose per over 80 e ricoverati delle Rsa
La terza dose di vaccino verrà somministrata anche agli over 80 e ai ricoverati delle Rsa, in questo caso dopo almeno 6 mesi dall’ultima somministrazione.
Secondo i dati del Governo, gli over 80 in Italia sono oltre 4,5 milioni.
Le altre fasce della popolazione
Le altre fasce della popolazione interessate dalla campagna vaccinale (quelli dai 12 anni di età in su) non dovranno fare la terza dose di vaccino, per ora. Come detto nei giorni scorsi anche dall’Agenzia europea dei medicinali (EMA), al momento le evidenze non suggeriscono di somministrare indistintamente a tutta la popolazione una terza dose di vaccino, come sta già accadendo in altri Paesi (tipo Israele).
Nel parere del comitato tecnico-scientifico di AIFA si legge che “sebbene le evidenze disponibili al momento siano coerenti nell’indicare l’effetto booster della terza dose nell’incrementare il titolo anticorpale, la durata della protezione dopo il completamento del ciclo vaccinale autorizzato da EMA e il rischio di infezione e sviluppo di malattia grave nella popolazione generale, anche in considerazione della variante attualmente prevalente, appaiono meno definiti. Per tale ragione, la CTS ritiene che al momento non ci siano sufficienti evidenze per raccomandare in via prioritaria la somministrazione di una terza dose di vaccino nella popolazione generale”.
Riguardo gli operatori sanitari, il CTS di AIFA dice che “la terza dose può essere resa disponibile anche agli operatori sanitari, a seconda del livello di esposizione all’infezione, del rischio individuale di sviluppare forme gravi di COVID-19 e in accordo alla strategia generale della campagna vaccinale”.