Dopo la firma del nuovo Dpcm, il Governo sta pensando a come intervenire con aiuti “a sostegno di tutte le imprese che vedono limitata la loro attività dal Dpcm, senza limiti di fatturato”.
La viceministra dell’Economia pentastellata Laura Castelli, in una intervista a Il Corriere della Sera ha spiegato che gli indennizzi saranno proporzionati alla riduzione del giro d’affari, ma si prevede che saranno più generosi rispetto a quelli concessi finora.
Non vi saranno limiti di fatturato (ad oggi invece esiste un tetto alle imprese sotto i 5 milioni) e per chi non ha avuto accesso alla cassa integrazione “prevediamo una indennità di 800-1000 euro“, ha spiegato l’altro vice ministro dell’Economia, Antonio Misiani.
L’unica discriminante per accedere agli aiuti sarà la riduzione del giro d’affari, che dovrà essere dimostrato rispetto allo stesso mese del 2019. Come detto, gli aiuti non saranno limitati alle imprese con meno di 5 milioni di fatturato. Inoltre, gli indennizzi saranno più alti rispetto a quelli previsti nella precedente manovra. Si dovrebbero aggirare tra 1,5 e 2 miliardi di euro, per coprire le perdite con un tetto massimo di 150mila euro a imprese. Gli importi verranno versati automaticamente sui conti correnti di chi aveva già usufruito dei sussidi previsti dal precedente decreto Rilancio. Gli altri dovranno fare richiesta.
Il viceministro dem Antonio Misiani, ha spiegato di prevedere “contributi più generosi per le imprese che avranno l’attività completamente bloccata” ma prevedendo “una differenziazione fra chi può tenere aperta l’attività fino alle 18 e chi invece dovrà bloccare la propria attività”. Quindi per i bar, costretti a chiudere alle 18, il ristoro sarà del 100%, al 150% per i ristoranti. Indennizzi fino al 200% per chi è costretto a chiudere del tutto (come palestre e teatri) e fino al 400% per chi non ha mai riaperto (discoteche e sale da ballo per esempio).
Alcune categorie, soprattutto nel mondo dello spettacolo, non sono direttamente colpite dal Dpcm, ma subiranno comunque il blocco dell’attività: attori, biglietterie e società di organizzazione eventi per esempio. Anche i tassisti potrebbero essere chiamati in causa dato che, nonostante non siano stati inseriti nell’ordinanza, difficilmente avranno una clientela con il Paese bloccato dal coprifuoco. Sul decreto ristori, del valore di 4,5 miliardi di euro, il nodo da sciogliere è importante: bisogna trovare i fondi, dato che utilizzerà gli avanzi di cassa.
Il 16 dicembre dovrebbe scadere la seconda rata Imu e coinvolgerebbe tutte le attività messe al bando dal Dpcm: dagli spazi fitness (palestre e piscine) ai locali di ristoro. Il taglio della rata costerebbe 114 milioni di euro. Un credito d’imposta, cioè uno sconto sulle tasse future, pari a tre mensilità è invece previsto per chi è in affitto, facendo lievitare il costo dell’operazione a 260 milioni di euro.
L’accesso alla cassa integrazione è stato esteso per altre sei settimane (che potrebbero arrivare però anche a dieci, come chiesto dal ministro del Lavoro Nunzia Cataldo) per le aziende in difficoltà, così da poter arrivare alla chiusura dell’anno. Costo dell’operazione: tra 1,6 e 2,6 miliardi di euro.
“Ci sarà un’ulteriore mensilità di reddito di emergenza per quelle famiglie che non hanno accesso a nessuna delle misure di sostegno che sta prevedendo il Governo”, ha dichiarato il ministro Misiani, “ma che noi vogliamo cercare di garantire a tutti i cittadini interessati”. Questo aiuto potrebbe arrivare fino a 800 euro, a seconda di quante persone ci sono in famiglia.
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