Dopo la morte del fondatore di Al Qaeda Osama Bin Laden gli Stati Uniti, in prima linea contro il terrorismo fondamentalista, non sono comunque riusciti ad arginare l’ondata di violenza dell’organizzazione terroristica internazionale, che da decenni continua ad operare portando morte e devastazione nel mondo. Nonostante il tanto elogiato lavoro di intelligence made in Usa, che vede in campo informatori e spie infiltrate nell’area tribale pachistana o in altre zone di Asia e Africa, il gruppo continua tuttora a realizzare attentati e ad uccidere indiscriminatamente. Prendendo in esame la recente attività terroristica di Al Qaeda, il dato che emerge è che nel mirino non ci sono più bersagli ‘occidentali’, ma gli attentati sono sempre più circoscritti in territorio asiatico o africano. Le stragi che nell’ultimo anno hanno insanguinato la Nigeria o il Pakistan ne sono una prova evidente.
Barack Obama è soddisfatto dei risultati raggiunti finora, in fin dei conti il lavoro della sua equipe di intelligence ha portato alla morte di alcuni dirigenti della vecchia guardia del gruppo terroristico di Al-Qaeda. La lista degli eliminati si apre con il nome di Ilyas Kashmiri, 47 anni, pachistano. Poi a seguire c’è Atiyah Abd al-Rahman, 41 anni, libico. Anwar al-Awlaki, 40, cittadino di origine yemenita-americana. Abu Yahya al-Libi, origine libica, 39 anni, colpito in Waziristan. Abu Zaid al Kuwaiti, 47 anni, kuwaitiano. Infine Saaed al-Sherhri, 40 anni, saudita.
Tali risultati però non hanno portato a una diminuzione negli attentati terroristici, segno che ci sono nuove generazioni di fondamentalisti pronti a prendere le redini dell’organizzazione. La vera novità, come accennato in precedenza, è che gli obiettivi degli attentati terroristici sono lontani dall’odiato occidente. Asia e Africa sono i continenti più colpiti, Pakistan e Nigeria le nazioni più insanguinate.
In Pakistan, due kamikaze si sono fatti esplodere quindici giorni fa nei pressi di un tribunale di Islamabad. Prima di saltare in aria hanno lanciato bombe a mano intorno a loro, impugnando armi e continuando a sparare all’impazzata. Dopo l’esplosione, il bilancio delle vittime è di undici persone morte, fra cui un giudice della ‘Session Court’. Secondo l’ufficio dell’Ispettore generale di polizia, i feriti sarebbero stati non meno di 30 feriti. Il principale movimento talebano pachistano, il Tehrek-e-Taliban Pakistan (TTP), ha dichiarato di non essere coinvolto nell’attentato.
In Africa, solo nel primo trimestre del 2014, la popolazione della Nigeria ha subito decine di attentati, anche kamikaze, in cui sono morti centinaia di civili innocenti. Gli attacchi sono stati rivendicati dagli appartenenti alla organizzazione sunnita fondamentalista Boko Haram, nata intorno al 2009, che attualmente vanta una intensa collaborazione con i vertici di Al Qaeda. Il termine Boko Haram deriva dalla parola hausa boko che significa ‘educazione occidentale’ e la parola araba harām, che indica un divieto legale, figuratamente, il peccato. Il nome, liberamente tradotto dalla lingua hausa, significa “l’educazione occidentale è vietata“, un termine che è simbolo dura opposizione all’Occidente, inteso come corruttore dell’Islam.
Due giorni fa, almeno diciassette persone sono morte in un attacco nel nord della Nigeria da parte di sospetti miliziani del gruppo terroristico islamista Boko Haram. L’attacco è accaduto nei pressi di Bama, nello stato di Borno, dove alcuni sconosciuti hanno lanciato una granata in un mercato del pesce. Borno è uno dei tre stati della Nigeria settentrionale dove il governo ha decretato lo stato di emergenza, nel tentativo di arginare gli attacchi di Boko Haram, le cui violenze hanno causato dal 2009 oltre 6mila vittime.
A metà del mese di marzo, ben quattro villaggi dello stato di Katsina in Nigeria sono stati attaccati da gruppi di uomini armati di Boko Haram, che hanno lasciato dietro di loro solo morte e distruzione. Sono stati rinvenuti i cadaveri di almeno 69 persone. Lo ha riferito un deputato locale, Abbas Abdullahi Michika, ma secondo i media nigeriani le vittime sono state più di 100, tra cui donne e bambini. Azioni simili erano state condotte anche in passato, nella stessa regione, sempre dai miliziani islamici di Boko Haram.
I raid violenti organizzati in Nigeria hanno come obiettivo sempre più spesso i cristiani. Uno degli ultimi assalto in ordine di tempo è avvenuto durante la serata del cinque marzoì, quando un gruppo di uomini armati ha attaccato quattro villaggi uccidendo una decina di persone e incendiando case ed edifici. Il commando di uomini armati ha agito nello stato di Plateau, nel distretto di Riyom, nel centro della Nigeria. Gli insediamenti erano abitati per la maggior parte da cristiani. Secondo un parlamentare locale, Felicia Anslem, la maggior parte delle vittime erano donne e bambini. Nelle ultimi attacchi, la violenza di Boko Haram si è scagliata anche verso gruppi di musulmani.
In un precedente attacco ad opera del gruppo Boko Haram, almeno 40 persone sono state uccise in un villaggio nel nord-est del Paese, Mainok, contemporaneamente all’attentato con due autobombe che a Maiduguri ha causato 35-50 morti. Secondo la Croce Rossa nigeriana ci sarebbero stati anche bambini che partecipavano ad una cerimonia nuziale. I sopravvissuti alle esplosioni avrebbero individuato un sospetto, catturato e linciato. L’uomo sarebbe morto in ospedale per le ferite riportate. In base a quanto si è appreso da testimoni, gli abitanti si stavano preparando alla preghiera della sera quando decine di uomini con indosso uniformi dell’esercito hanno attaccato il villaggio di Mainok, 50 km a ovest di Maiduguri, lanciando granate e sparando con fucili mitragliatori sulla folla.
Per reazione, il Consiglio dei musulmani nigeriani ha dichiarato guerra spirituale contro i membri del gruppo islamista Boko Haram condannando gli attacchi nel nord est del Paese della scorsa settimana in cui sono rimaste uccise oltre 100 persone. “Questi omicidi di innocenti devono cessare” ha detto il capo Iman Sheik Danniyalu Shitta in una conferenza stampa a Kaduna. Il Consiglio è preoccupato dei recenti attacchi avvenuti negli stati di Borno, roccaforte dei ribelli, di Adamawa, Benue e Yobe e hanno lanciato una preghiera speciale, una Qunut, affinché vengano puniti i responsabili del crimine.
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