Una delle vittime del produttore cinematografico dichiara di non poter più svolgere il suo lavoro di modella in seguito agli abusi di violenza sessuale ricevuti, poiché ora è invalida al 40%.
Per la sentenza si dovrà attendere settembre.
Il 27 giugno, Alberto Genovese verrà interrogato in aula dopo essere stato accusato da diverse donne, di violenza sessuale.
La difesa dell’ex imprenditore punta tutto sulla droga, di cui l’uomo abusava e che ne alterava le capacità mentali spingendolo a compiere azioni violente su cui non aveva il pieno controllo.
Il processo all’ex manager è la conseguenza di due accuse per stupro, mosse al produttore cinematografico da parte di una giovane ragazza che, all’età di 18 anni sarebbe rimasta vittima della violenza sessuale da parte dell’uomo.
I fatti risalgono al 2020 ma tutt’oggi la donna riporta gravi conseguenze fisiche e psicologiche, come sottolinea il suo avvocato infatti, ha un’invalidità del 40% che non le permetterà più di fare la modella, ossia il lavoro che svolgeva.
Liguori, il legale della giovane vittima, ha ricordato che i danni subiti sono stati calcolati per una cifra di un milione e mezzo di euro.
Non è l’unica ragazza a muovere l’accusa di violenza sessuale verso Genovese, infatti ad un’altra ragazza, nella scorsa udienza aveva provato a offrire un risarcimento di 25mila euro e alla donna rimasta invalida, di 130mila euro, entrambi rifiutati dalle parti civili.
Liguori ha spiegato nelle diverse interviste, che sono state svolte indagini accurate e complete e la sua assistita aspetta la sentenza, prevista per il mese di settembre, infatti Genovese è stato processato per stupro con rito abbreviato.
L’aggravante è la rinuncia della ragazza ai suoi contratti e lavori già stabiliti, che non potrà svolgere a causa delle sue condizioni psico-fisiche.
Stanno facendo parlare molto anche le argomentazioni portate dalla difesa dell’uomo, la quale afferma come l’assistito abbia effettuato la violenza sessuale verso più ragazze poiché affetto da un grave disturbo.
Parliamo dell’uso cronico di droghe, le quali hanno influito sulle sue azioni, insieme a un deficit psicologico e disturbi narcisistici. Tutti questi elementi hanno offuscato la sua capacità di intendere e di volere, riducendola.
I fatti risalgono a due anni fa, quando ad una festa organizzata nel suo attico nei pressi del Duomo di Milano, Genovese avrebbe violentato due ragazze dopo averle rese incoscienti con un mix di cocaina e chetamina.
Le partecipanti alla festa nella sua casa, ribattezzata Terrazza Sentimento, erano per lo più modelle, il lavoro svolto dalle due vittime che hanno sporto denuncia, le quali all’epoca avevano 18 e 23 anni.
La difesa di Genovese punta sull’abuso di droghe, dal quale l’ex imprenditore non è mai riuscito a disintossicarsi.
In particolare, secondo quanto constatato dai professori Pertini e Sartori nella consulenza sulle condizioni fisiche e psicologiche dell’uomo, Genovese aveva una forte alterazione cognitiva, la quale gli ha impedito di comprendere il confine fra il consenso iniziale delle ragazze e il successivo ripensamento.
In poche parole, non ha compreso che era opportuno fermarsi perché le sue attenzioni non erano ben accette.
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