A chi non è mai capitato di sentire, o pronunciare, l’espressione Alea iacta est? Se la traduzione – ‘Il dado è tratto’ – è ormai celeberrima, il significato forse non lo è; o quanto meno quello (autentico) che ci permette di capire il contesto storico in cui la frase fu pronunciata. In ogni caso, è ormai diventata un vero e proprio motto, una sorta di locuzione proverbiale usata quando si prende una decisione da cui non si può più recedere. Ma qual è l’origine di questa frase? E chi fu il primo a pronunciarla?
Alea iacta est, significato e traduzione
Come detto poc’anzi, la traduzione in italiano di Alea iacta est è ‘Il dado è tratto’, un modo di dire che spesso utilizziamo quando ci troviamo di fronte ad un’azione irrevocabile. In altre parole, dato il sussistere di nuove condizioni, ‘traduce’ decisioni che non ammettono ripensamenti.
Chi, per primo, pronunciò questa frase, dunque, dovrà essersi trovato in una situazione assai spinosa: Alea iacta est, infatti, è la celeberrima frase attribuita da Svetonio a Cesare quando, a capo di un esercito, la notte del 10 gennaio del 49 a.C. si apprestava a varcare i confini dell’Italia presso il fiume Rubicone (il fiume, infatti, che si trova tra Cesena e Rimini, segnava, all’epoca, il confine tra l’Italia e la provincia della Gallia Cisalpina). Allo stesso modo, anche il greco Plutarco ci racconta il medesimo avvenimento, quando, in una delle sue biografie di personaggi illustri (Vita di Pompeo), scrive: ‘Egli [Cesare] dichiarò in greco a gran voce a coloro che erano presenti: ‘sia lanciato il dado’ (Ἀνερρίφθω κύβος) e condusse l’esercito‘. In più, sembra che non fosse neppure un’invenzione di Cesare, ma un’espressione presa in prestito da Menandro che l’avrebbe utilizzata nella commedia La flautista.
Alla luce di tutto ciò, ci sarebbero, dunque, delle incongruenze, quanto meno sulla traduzione.
In Italiano, infatti, la traduzione di Alea iacta est è ‘il dado è tratto’, ma stando allo scritto di Plutarco Cesare avrebbe pronunciato la frase, in greco, ‘sia lanciato il dado’: non all’indicativo est ma all’imperativo Ἀνερρίφθω – (anerrìphtho).
E’ probabile, quindi, che in Svetonio ci sia stato un errore di trascrizione, errore che avrebbe causato la perdita di una lettera finale e ‘trasformato’ esto (2° e 3° persona dell’imperativo futuro di sum, tradotto in italiano con sia) in est (3° persona singolare dell’indicativo presente). Da ‘sia lanciato il dato‘, dunque, a ‘il dato è tratto‘.
Alea iacta est – Il dado è tratto: il contesto storico
Incongruenze di traduzione a parte, per capire, di Alea iacta est, il significato preciso è bene chiarire brevemente il contesto storico in cui la frase fu pronunciata.
Cesare, forte di un grande e fedele esercito, e reduce dai successi bellici che, dopo le Guerre Galliche, lo avevano portato ad ampliare il potere di Roma anche sulle regioni transalpine, decide di tornare a casa. Il Senato, intimorito dal suo potere, gli ordina di sciogliere l’esercito prima di varcare il confine italiano, confine segnato dal fiume Rubicone.
Cesare è deciso ad andare contro le regole, e pronunciando la fatidica frase, varca il confine e si ‘autoinveste’ di un nuovo potere. Quello che successe poi è ciò che è passata alla storia come la Seconda Guerra Civile o guerra tra Cesare e Pompeo: il primo, a capo dei cosiddetti populares; il secondo, sostenuto dal Senato, a capo degli optimates. Vinta la guerra e raggiunto il potere, Cesare ottiene la carica più alta concessa dalla repubblica romana, la dittatura, che conserva fino alla morte, nel 44 a.C., quando cade per una congiura del Senato.
Chiarendo la traduzione, e il contensto storico in cui nacque il celebre motto, quindi, il significato di Alea iacta est è presto detto: fermi restando il coraggio e l’atto di forza di chi per primo pronunciò questa frase, esprime una decisione irreversibile, una scelta non necessariamente negativa che potrebbe cambiare per sempre la propria condizione. Lo stesso concetto, infine, lo ritroviamo anche in un’altra frase: ‘passare il Rubicone‘, una locuzione usata soprattutto in giornalismo che deriva dal medesimo contesto storico e significa ‘operare una scelta senza ritorno’.