Ieri l’ex sindaco di Roma è stato ospite di In Onda di Concita De Gregorio. Gianni Alemanno ha spiazzato tutti con una dichiarazione molto forte. Le sue parole hanno lasciato di sasso la conduttrice e tra i due c’è stato un breve ma acceso scambio di opinioni. Il politico ha dichiarato di non essere antifascista, così come non lo è, stando alle sue parole, il 30% degli italiani.
Ospite ieri del programma condotto da Concita De Gregorio In Onda su La7, l’ex sindaco capitolino si è reso conto di dichiarazioni piuttosto forti che hanno scatenato battibecchi sia con la padrona di casa che con l’altro ospite Achille Occhetto. Gianni Alemanno, a domanda diretta della giornalista, ha detto di non essere antifascista così come non lo è il 30% dei suoi connazionali. A far discutere, anche le sue dichiarazioni sull’ormai famoso servizio di Elly Schlein per Vogue.
“Non sono antifascista e il 30% degli italiani la pensa così. Ho amici intimi uccisi dall’antifascismo militante. Non condivido appiattimento verso America di Meloni” ha risposto così l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno, ospite ieri della trasmissione politica condotta da Concita De Gregorio, rispondendo alla domanda della padrona di casa.
Una dichiarazione che ha lasciato basita la giornalista, che ha replicato con un laconico “È rimasto solo lei”. Ma non è finita qui, poiché Alemanno ha avuto anche un botta e risposta con Achille Occhetto sul Mes, finendo poi per polemizzare con De Gregorio sull’ormai celeberrimo servizio di Vogue di Elly Schlein, nuovo segretario del Partito Democratico.
“Mi fa impressione che la prima intervista che va a fare come segretaria del Pd sia su Vogue. Obiettivamente uno si aspettava qualcosa di diverso se voleva portare a sinistra il partito” le parole dell’ex primo cittadino che ha poi aggiunto come “Al contrario, lo sta portando verso una sinistra di elite, molto aristocratica, che credo non interpreti le esigenze di questo momento”.
Parole che hanno irritato non poco la conduttrice, che ha replicato immediatamente: “Non la voglio offendere, ma l’argomento dei radical chic lo conosco molto bene ed è il classico argomento che si mette in azione quando si blocca il pensiero, quando non c’è nient’altro da dire”. Fulminante la risposta di Alemanno, che ha colto la palla al balzo: “Se non volete che se ne parli, allora non offrite il fianco a questa cosa”.
Figlio di un militare di carriera, nato a Bari nel 1958, Gianni Alemanno su avvicina alla politica fin da giovanissimo, entrando nell’MSI e diventando ben presto segretario provinciale per Roma del Fronte della Gioventù.
Durante gli anni di piombo viene arrestato tre volte, venendo prosciolto in tutte le occasioni, perdendo anche degli amici nelle contestazioni antifasciste di quel periodo. Nel 1990 diventa consigliere regionale del Lazio.
Nel 1994, assieme ad altri esponenti missini, fonda Alleanza Nazionale, allontanandosi così dagli estremismi del partito per fondare una destra più liberale benché dallo stampo conservatore. Nello stesso anno entra alla Camera dei Deputati per il collegio 19 del Lazio.
Dal 2001 al 2006 è ministro delle politiche agricole e forestali nel Governo Berlusconi II e III. Dopo le dimissioni di Walter Veltroni nel 2008, Il Popolo delle Libertà lo ricandida al Campidoglio e questa volta riesce ad essere eletto. Rimarrà in carica per i 5 anni di legislazione, fino al 2013.
Nello stesso anno abbandona il PdL, scegliendo di aderire a Fratelli d’Italia, in seguito lo abbandona per fondare con Storace il Movimento Nazionale per la Sovranità, di cui rimarrà Segretario fino al 2019, dopo esser stato condannato in primo grado per Mafia Capitale, rientrando in FdL.
Ci rimarrà fino al settembre 2022 quando, contrario alla guerra in Ucraina, deciderà di andarsene per diventare portavoce del neonato comitato “Fermare la guerra“. In concomitanza con le elezioni regionali del Lazio, esce il suo libro, Fermare la Guerra, l’Italia protagonista per la pace in Europa.
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