Anas al-Basha, il clown di Aleppo, che tra bombe, distruzione e dolore regalava sprazzi di spensieratezza a chi non l’aveva mai provata, è morto a soli 24 anni. Ogni volta con lo stesso entusiasmo si vestiva di coraggio e abiti colorati e si avventurava lungo le vie di quello che l’ONU ha definito un ‘cimitero a cielo aperto’, senza mai dimenticare la sua scorta di buone emozioni da dispensare ai più innocenti dell’inferno siriano: i bambini.
If you are looking for a #hero: Anas al-Basha. #Syria's #Aleppo loses its last #clown This is so undescribable sad. https://t.co/bKrr9O7hiu
— Daniel J. Kroll (@DanielJKroll) 1 dicembre 2016
Come riportato dalla Associated Press, Anas è morto martedì in un bombardamento per mano dei governativi, nel quartiere di Mashhad, nella parte orientale della città, dove le truppe di Assad negli ultimi giorni hanno conquistato molto terreno.
Il giovane clown faceva parte di ‘Space for Hope’ (‘Spazio per la speranza’), un’associazione particolarmente attiva ad Aleppo, dove organizza costantemente iniziative a sostegno dei bambini. Inoltre Space for Hope collabora con 12 scuole della città, offrendo supporto psicologico per più di 300 bambini che hanno perso uno o entrambi i genitori. L’associazione aveva anche iniziato la realizzazione di asili e parchi giochi sotterranei, operazioni temporaneamente sospese, per l’aggravarsi dei conflitti, che sono ogni giorno più devastanti.
Anche Anas, a suo modo, con la parrucca gialla, il naso rosso e i vestiti variopinti, ha collaborato a rendere la vita dei bambini di Aleppo più umana, a restituire loro un po’ di quell’ingenuità che mai dovrebbe essere negata a un infante.
Anas aveva scelto di rimanere nella città della morte, nonostante i suoi genitori si fossero allontanati da qualche tempo, rifugiandosi nelle campagne. Lui aveva scelto di non andarsene, per continuare a fare il pagliaccio in un mondo di criminali dominato dalla morte: voleva che i bambini continuassero a credere nel futuro, che non capissero la morte così presto, perché l’infanzia finisce il giorno in cui si scopre che un giorno si dovrà morire.
E questa consapevolezza non può e non deve arrivare così presto.