Ospite di ‘Belve’, Alessandra Mussolini torna a parlare del marito Mauro Floriani e nega qualunque possibilità di perdono nei suoi confronti. L’ex Guardia di Finanza, condannato per il reato di prostituzione minorile nel 2015, è legato alla europarlamentare dal 1989, ma il caso che coinvolse la famiglia della Mussolini scatenò un vero e proprio scandalo.
A distanza di anni dall’accaduto, Alessandra Mussolini continua a non voler perdonare il marito Mauro Floriani e, intervistata da Francesca Fagnani a Belve (l’incontro andrà in onda su Nove mercoledì 21 marzo alle 23,30), ha ribadito con fermezza la decisione di non tornare indietro sui suoi passi e di non voler concedere al compagno alcuna ‘assoluzione’: ‘Perdonare spetta al Papa, ai preti, alle suore, agli uomini no. Ma chi perdona veramente?’.
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Il marito di Alessandra Mussolini venne coinvolto quattro anni fa nel caso delle ‘baby squillo’ del quartiere Parioli di Roma e confessò di aver avuto rapporti sessuali a pagamento con due di loro pensando che fossero maggiorenni.
Contro di lui, ‘elementi incontrovertibili’ che portarono l’esponente della Guardia di Finanza a patteggiare una pena ad un anno di reclusione e a pagare una multa di 1800 euro.
Ai tempi, Alessandra Mussolini cacciò da casa Floriani e si trasferì dalla madre per tutelare i tre figli nati dal matrimonio con il marito, dichiarandosi ‘distrutta’ per l’accaduto.
Ad oggi, la senatrice non ha perdonato Mauro Floriani pur considerandolo una persona fondamentale della sua vita: ‘Vivi, comprendi e stai con una persona che è sempre stata un punto di riferimento. Fondamentale lo è stato, lo è o lo sarà per me, i miei figli e la famiglia’.
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Continuando ad indagare sullo scandalo che coinvolse la famiglia di Alessandra Mussolini, la conduttrice Francesca Fagnani si è chiesta se all’epoca ricevette solidarietà in un momento così brutto e delicato.
‘In quei momenti non ti serve niente, non serve la solidarietà’ – ha concluso la politica – ‘Si va avanti, punto’.
La Mussolini, dunque, ha preferito guardare al futuro e superare una situazione delicata senza, tuttavia, concedere alcun perdono perché, in fin dei conti, ‘si vive, non si perdona’ e, in realtà, ‘chi perdona veramente?’.
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