Alessandro Cozzi, ex conduttore tv già condannato a 14 anni per l’omicidio di Ettore Vitiello, titolare di un’agenzia di lavoro nel milanese ucciso nel marzo 2011 per un debito, è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di Alfredo Cappelletti, trovato morto con una coltellata al petto nel suo ufficio nel 1998. Si tratta di quello che viene definito un “cold case”: la morte di Cappelletti era stata ritenuta per anni un suicidio e il caso è stato riaperto nel 2011, dopo che Cozzi aveva confessato l’uccisione di Viello e dopo un lungo iter processuale e investigativo.
Psicologo, cattolico praticante, giornalista e conduttore di ‘Diario di Famiglia’ su Rai Tre e Rai International per sei stagioni, Cozzi era presente accanto alla figlia di Cappelletti quando la giovane trovò il cadavere del padre nell’ufficio, con una pugnalata al petto e un grosso coltello da cucina in mano.
Sei anni fa aveva confessato ai pm di aver ucciso Vitiello, titolare di un’agenzia di lavoro, per un debito di 17mila euro. Già allora sul presunto suicidio dell’imprenditore, suo amico e socio, c’erano state diverse inchieste, chiuse con un nulla di fatto.
Dopo la confessione, il “cold case” di Cappelletti, amministratore della Innova Skills Srl di cui l’ex conduttore tv era socio e collaboratore esterno, viene riaperto per le tante analogie con delitto confessato da Cozzi: nel 2014 vengono eseguite nuove analisi sui reperti ma non vengono trovate tracce di Dna o impronte del conduttore tv e il caso viene archiviato.
Nel 2016 la svolta grazie al gip Franco Cantù Rajnoldi che riscontra “assordanti analogie” tra l’omicidio di Vitiello e la morte di Cappelletti, la “evidente inconsistenza della tesi suicidiaria“, respinge l’archiviazione e dispone l’imputazione coatta di Cozzi, fino alla condanna di oggi.