Vi ricordate lo streaming tra il M5S e Pierluigi Bersani, allora incaricato di fare il governo dopo le elezioni di febbraio? Di certo se lo ricordano gli eletti pentastellati che lo riportano a galla anche ai ‘tg di regime’, come ha fatto Alessandro Di Battista in un’intervista al TG3 che lo stesso ha messo sul suo canale Youtube nella ‘paura’ che la tagliassero. “Quando mai Bersani ci ha chiesto di fare un governo insieme?”, dice più volte il deputato, rimproverando tra l’altro la giornalista di interromperlo con le ‘solite domande’. Eppure, agli albori del governo delle larghe intese, poi diventate ‘strette’ con la fuga di Forza Italia, le trattative tra PD e M5S ci furono: il primo passo fu proprio il famoso streaming, il primo dei tre a cui abbiamo assistito dal febbraio 2013.
Il primo dunque fu Bersani. Mezz’ora di colloquio con Roberta Lombardi e Vito Crimi, all’epoca ‘portavoce’ di Camera e Senato per il M5S. L’ex segretario e premier in pectore le provò tutte. “Non fermate il cambiamento”; “Chiedo a tutti di prendersi un pezzo della responsabilità”; “Solo un pazzo avrebbe la ‘fregola’ di fare il governo”; “Se il problema sono io me lo si dica chiaramente”.
La risposta della Lombardi fece il giro della rete. “Mi è sembrato di guardare una puntata di Ballarò”, disse la portavoce pentastellata, mentre Crimi ribadiva il no del M5S alla fiducia “data in bianco”.
Da allora è stato un continuo accusarsi a vicenda. “Non ci avete chiesto di fare il governo insieme”; “Avete sempre detto di no”. Oggi, arrivati a questo punto, con due governi cambiati nell’arco di un anno e poco più e due premier uno più inviso dell’altro al movimento di Beppe Grillo, lo stallo continua.
Su una cosa il M5S ha ragione. Bersani non gli chiese di fare il governo insieme. Lo ha spiegato lui stesso qualche mese. “Mica volevo fare un’alleanza con Grillo, avevo una proposta su otto punti per avviare la legislatura al Senato”, dice in un intervento alla Festa dell’Unità di Cremona a luglio. Traduzione dal ‘bersanese’: datemi la fiducia.
C’è un però. Nello stesso intervento, giusto poco prima della frase incriminata, Bersani dice: “Davanti alla novità del M5S il tentativo di vedere se ci fosse un minimo di chiave comune”. Ri-tradotto: “Abbiamo provato ad avviare delle trattative, ma abbiamo ricevuto sempre porte in faccia”.
Questo conferma quanto dichiarato da esponenti del PD che in quelle trattative ci avevano creduto, in primis Marina Sereni che lo spiegò a Porta a Porta. “Avevamo valutato e proposto ai 5 stelle, sapendo che non volevano entrare nella nostra maggioranza, di non opporsi e di consentire tecnicamente la nascita di quel governo, ma non hanno voluto nemmeno quello”. Conferme arrivano anche da Laura Puppato, una tra le più aperte al M5S: “Esistendo un no preventivo del Movimento a qualsiasi forma di governo insieme, non abbiamo mai avuto un dialogo”.
Insomma, da una parte si dice che non sono mai arrivate proposte di governo (ed è vero), dall’altra che non hanno mai voluto allearsi con alcun partito (ed è vero). Difficile dire di chi sia la colpa, un po’ come stabilire se ‘è nato prima l’uovo o la gallina’.
Quello che è certo è che la realtà della politica è sempre più complessa di quanto appare e che non basta estrapolare una frase ‘slogan’ da un video. Non è che non si possa fare: è un metodo di comunicazione politica come tanti altri, lo usano tutti i politici, anche chi dalla politica vuole fuggire perché ‘diverso’. Solo che la politica è dialogo: lo streaming e tutti i tentativi alla fine sono stati più un colloquio tra chi non voleva sentire e chi non parlava la stessa lingua.
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