È atterrato ieri all’aeroporto di Ciampino il volo che trasportava la salma di Alessandro Parini, morto a Tel Aviv.
Il giovane avvocato di 35 anni è rimasto vittima di un attentato venerdì 7 aprile e sono tanti i misteri intorno alla sua morte. Giovedì 15 sono previsti i funerali nella basilica dei Santi Pietro e Paolo a Roma, la città che gli ha dato i natali e quella che si è stretta in un unico grande abbraccio di conforto verso la famiglia. Prima di quel giorno, la Procura di Roma disporrà l’autopsia sulla salma, nel frattempo gli agenti del Ros stanno ascoltando gli amici che erano con lui in quella maledetta sera.
L’attentato di Tel Aviv dove è morto Alessandro Parini
Era un giovane avvocato romano di 35 anni Alessandro Parini e aveva la passione per i viaggi. Non credeva certo che quello a Tel Aviv con alcuni amici sarebbe stato l’ultimo e che avrebbe trovato la morte in maniera atroce, investito da un’auto.
Laureato nel 2011 alla Louiss di Roma, Parini era un ragazzo semplice, modesto e riservato, così lo descrive chi lo conosce. Era arrivato a Tel Aviv per una vacanza ma in serata un’auto lanciata sul lungomare, dove il gruppo stava passeggiando, lo ha travolto in pieno seminando il panico fra la folla, in una zona non lontana dall’ambasciata italiana.
A rimanere coinvolti sono stati diversi turisti italiani e non, tutti hanno riportato ferite di diversa entità ma chi è stato in grado di farlo è stato ascoltato dalle autorità, alle quali ha riferito di aver sentito il rumore dell’auto lanciata a forte velocità e poi alcuni spari prima che le forze dell’ordine intervenissero per uccidere l’attentatore, che è risultato essere un arabo israeliano appartenente alla Jihad islamica, che ha compiuto il gesto per vendicare le persecuzioni verso il suo popolo e i crimini dell’occupazione contro il palestinesi. La stessa Jihad ha rivendicato l’attentato, definendolo come una risposta legittima ed elogiando l’impresa con cui il 44enne Yousef Abu Jaber, di Kfar Kassem, si è sacrificato per vendicare i suoi fratelli. Fino a quel momento l’uomo era sconosciuto alle autorità locali poiché incensurato.
I testimoni hanno ancora molta pura, tangibile nei loro occhi e nei loro gesti quando ricordano la vicenda e poi il corpo di Alessandro a terra in un lago di sangue. Era chiaro a tutti che non c’era nulla da fare e la situazione era grave.
Il rientro della salma
Ieri la salma è rientrata in Italia, con il volo che è atterrato da Israele all’aeroporto militare di Ciampino. Ad accogliere il feretro c’era il presidente Mattarella insieme al ministro degli Esteri Antonio Tajani e sindaco di Roma Roberto Gualtieri.
Naturalmente c’erano anche i familiari, che in attesa dell’autopsia che verrà eseguita al Policlinico Gemelli nelle prossime ore, stanno preparando i funerali.
Sulla morte di Alessandro sta indagando la Procura di Roma, che ha aperto un’indagine per omicidio, attentato terroristico e lesioni, dato che altri due connazionali sono rimasti gravemente feriti e si trovano ancora nell’ospedale del posto per le dovute cure.
Lo scopo dell’autopsia sarà quello di chiarire le cause della morte e accertare in particolare se questa sia sopraggiunta per l’impatto con la vettura oppure per colpi di arma da fuoco. Questo dettaglio ancora non è chiaro ma la tac eseguita a Israele aveva già escluso la presenza di proiettili nel corpo del 35enne.
È arrivato il cordoglio da parte delle più alte istituzioni, come Giorgia Meloni e il premier israeliano Netanyahu che ha telefonato per esprimere le sue condoglianze.