Alessia Pifferi rischia l’ergastolo per aver fatto morire di stenti sua figlia Diana di appena 18 mesi. La prossima udienza, fissata per il 27 di marzo, si svolgerà dinanzi alla Corte di Assise di Milano.
La donna, 38 anni, è imputata per omicidio volontario, aggravato dalla premeditazione e dai motivi abietti e futili. Nel frattempo, il nuovo legale, l’Avv. Fausto Teti, subentrato di recente, ha fatto sapere che avanzerà richiesta di perizia psichiatrica.
Alessia Pifferi era davvero incapace di intendere e di volere? Sicuramente, con l’addebito della premeditazione, i magistrati hanno già le idee abbastanza chiare.
La consapevolezza di Alessia Pifferi
Alessia Pifferi sapeva perfettamente che cosa stesse facendo. Ha abbandonato sua figlia e ne ha deliberatamente cagionato la morte. Diana è morta perché lasciata da sola per sei giorni, incapace di provvedere ai suoi bisogni primari, come la fame e la sete. Non un minimo ripensamento né un’esitazione. Era il 14 luglio 2022 quando la donna era partita per Leffe. Con sé, solo una valigia piena di vestiti e la voglia di trascorrere del tempo con quello che sperava un giorno potesse diventare il suo fidanzato.
Mai un pensiero per sua figlia. Come può una madre dimenticare che una bambina così piccola, Diana aveva solo 18 mesi, abbia bisogno di lei per nutrirsi ed idratarsi? Umanamente non è comprensibile. Così come non comprensibile è il silenzio emotivo di una donna, che un giorno non troppo lontano ha partorito dal grembo una creatura. Nessun alibi. Era perfettamente cosciente che Diana poteva morire. Priva di assistenza e completamente incapace di badare a sé stessa per la tenerissima età. Il dato agghiacciante, forse il peggiore in tutta questa storia, è che una tale consapevolezza non l’ha fermata nel raggiungimento del suo unico scopo. Quello di trascorrere in maniera spensierata una settimana ludica.
L’autopsia sul corpo della piccola
Secondo quanto ricostruito in sede autoptica, Diana è morta in un lasso temporale racchiuso tra le 24 e le 48 ore prima del rientro della donna a Milano. Nel suo stomaco sono stati rinvenuti pezzi di cuscino. Probabilmente, in preda alla disperazione, la piccola ha tentato di sfamarsi con quest’ultimo.
Alessia Pifferi oggi risponde di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e da motivi futili e abietti. In tale direzione, nonostante sia prerogativa della difesa invocarla, escludo possa esserci il benché minimo spazio per la perizia psichiatrica. In questa drammatica storia, difatti, la malattia mentale non ha alcuna voce in capitolo.